sabato 16 giugno 2012

 


Fabrizio Giulimondi pubblica  la lettera di dimissioni dalla carica di Presidente della Giovane Italia di Giorgia Meloni

Carissimi,
molte volte ho già preso questa decisione e altrettante sono tornata indietro. Non stavolta. Dalla nascita della Giovane Italia in poi mi sono spesa per individuare tempi e modalità perché si potesse celebrare un congresso, che mi consentisse di passare a un’altra generazione il testimone della guida del movimento giovanile. Finora è stato impossibile celebrare questo benedetto congresso della Giovane Italia, e per quanto sia per me doloroso scrivere questa lettera, ritengo che non sia più procrastinabile il mio addio al movimento giovanile ufficiale del Pdl. Per due motivi fondamentali. In primo luogo, perché quando si sostiene una battaglia per il rinnovamento generazionale in Italia, e si è a capo di un’organizzazione da troppi anni, si finisce per non essere in regola con la propria coscienza. Ed è una cosa che non sopporto, perché ritengo che la coerenza debba essere la prima virtù di chiunque pratichi l’impegno civile.
La seconda ragione delle mie dimissioni sta nell’estremo sollecito ai vertici del partito, e a tutti i massimi dirigenti della Giovane Italia, affinché si prodighino per consentire lo svolgimento di un’assemblea congressuale della Giovane Italia, nella quale poter eleggere i propri rappresentanti secondo i principi di merito e democrazia.
Fino a quel momento da tanti atteso, al mio posto ci sarà Marco Perissa. Voi lo conoscete bene, perché in questi anni è stato un punto di riferimento per tutti, e non a caso è stato il nome più condiviso sul quale puntare per questa fase. Sono certa che saprà guidare il movimento con intelligenza e coraggio nei mesi che lo separano da una grande assise che possa legittimare pienamente una nuova grande storia di protagonismo generazionale.
Io, la mia storia, l’ho fatta. Ed è stata incredibile. L’esperienza nel movimento giovanile mi ha formato come donna e come italiana, prima di qualunque altra cosa io possa esser diventata in questi anni. Sono passati vent’anni da quando varcai la soglia di una sezione del Fronte della Gioventù alla Garbatella, sull’onda lunga delle emozioni scatenate dal brutale assassinio di Paolo Borsellino. Da quel giorno, molte cose sono accadute intorno a me e dentro di me. Battaglie, gioie, sconfitte, riscatti, amicizie, amori, lutti, rinascite.
Non cercavo altro che dare un senso alla mia indignazione, e ho trovato molto di più: una comunità. Ragazzi e ragazze, di ieri e di oggi, alcuni ancora giovani, altri diventati uomini e donne, che hanno dedicato tanto, poco o tutto, alla propria passione politica. Senza chiedere in cambio poltrone, stipendi o privilegi. Li ringrazio tutti, uno per uno, perché sono stati la mia forza e il mio entusiasmo. Ringrazio quelli che mi hanno sostenuto quando sono stata eletta a Viterbo e quelli che non lo hanno fatto, ma dal giorno dopo hanno capito che saremmo stati forti solamente se fossimo rimasti uniti.
Su tutti, un grazie lo meritano Giovanni e Carlo, che in questi anni hanno condiviso ogni mia scelta da Presidente nazionale e che come me da tempo sperano di poter passare il testimone. E poi Paolo, che da qualche anno non è più dirigente del movimento ma continua a occuparsi di giovani da un’altra angolazione, e Michele, che non si è risparmiato mai in questi anni e penso che non lo farà neanche adesso.
A queste migliaia di persone, conosciute in ogni angolo di questa stupenda nazione, ho pensato molto durante i miei tre anni da Ministro della Gioventù. Ho provato con ogni mia forza a non deluderle. E se non mi sono lasciata abbattere dagli scarsi mezzi a disposizione è stato proprio perché sapevo di poter cercare nel bagaglio della mia formazione giovanile gli strumenti utili per superare gli ostacoli.
Conclusasi questa esperienza di governo, purtroppo prematuramente, ed essendo ormai giunta a 35 anni, davvero mi sentirei a disagio a proseguire oltre nella guida della Giovane Italia. Continuerò, per storia e per formazione, a lavorare in ogni sede perché la Giovane Italia abbia il battesimo e gli strumenti che merita. E sarò sempre a disposizione di chiunque abbia bisogno del mio aiuto.
Ma lascio il testimone. E so che verrà raccolto prontamente, non da uno, ma da una moltitudine. Gente che si batte, senza paura, come quei mille ribelli che al seguito di un vecchio generale inviso ai politicanti dell’epoca innalzarono una nazione dove prima non c’era. Oggi come allora, il nostro popolo ha bisogno di una generazione a cui affidare le proprie speranze. E io so che quella generazione esiste, e può tantissimo se saprà credere in se stessa, e se sapremo crederci anche noi.
È ancora il tempo della Giovane Italia.
Giorgia Meloni

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