martedì 22 gennaio 2013

RAUL MONTANARI:"IL TEMPO DELL'INNOCENZA"


Il tempo dell'innocenza di Raul Montanari (Delai editore) ha un incipit ad alta tensione, con una spruzzata di autentica paura che si sprigiona nei lettori nelle prime cinquanta pagine, per poi diluirsi in suspance e attesa degli eventi, come quei film dell’orrore che con lunghe carrellate di corridoi fanno stare in trepidazione lo spettatore, spaventato da quello che lo aspetta al voltar dell’angolo.
Montanari è il padre del genere post noir, ossia il giallo a tinte thriller senza detective né  indagini accurate, arricchito in questo romanzo dalla presenza di elementi magici.
La storia si dipana fra Milano, Bergamo e il lago d’Iseo e vede tre ragazzi, Damiano, Ivan e Ermanno, coinvolti da un presagio di Regine, la madre di quest’ultimo, le cui doti divinatorie le mostrano un terribile futuro per il figlio e conseguenze dirompenti per le esistenze degli altri due, oltre delle intriganti figure, soprattutto femminili, che roteano intorno a loro.
La strega adopera le rune (in lingua gotica: cose segrete) per predire gli accadimenti, ossia  ventiquattro segni dell’alfabeto, più uno che non porta alcun  simbolo,  di origine vichinga, teutonica e celtica, indicati con i nomi di antiche divinità nordeuropee.
Avvincente e misterioso “Il tempo dell’innocenza”  prende completamente il lettore, che   si divora in poche ore le pagine fino all’inatteso finale.
Spiace la nota stonata – tra l’altro non consentanea alla natura e al contenuto stesso del lavoro in commento -  causata da vetero pregiudizi politico-laicisti che talora si palesa fra le righe del libro, per colpa della quale compare inspiegabilmente e spregiativamente il nome di Berlusconi in una bella descrizione di stile manzoniano del lago d’Iseo; vengono assegnati nella trama  i ruoli più infamanti  a coloro che l’Autore dipinge con tratti inevitabilmente riconducibili all’area destroide; e, sono inseriti i sacerdoti – tutti o quasi -  fra coloro che solitamente berciano con il potente di turno.
Peccato tanta miopia in un racconto che merita di essere senz’altro letto!

Fabrizio Giulimondi

Nessun commento:

Posta un commento