lunedì 11 febbraio 2013

"IL GIOVANE HOLDEN" DI J.D.SALINGER



“Il giovane Holden” (titolo originale: The Catcher in the Rye) di  Jerome David Salinger (Einaudi) è un  romanzo fra i più autorevoli  della letteratura statunitense (insieme al quello già recensito “Il grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald).
L’Autore adopera uno stile  autobiografico e  colloquiale, talune volte gergale (slang),  utilizzando  la struttura narrativa dell’intreccio.
Il giovane Holden Caulfield, ormai diciassettenne, ci racconta la sua avventura durata tre giorni quando ne aveva sedici. Egli era un ragazzo svogliato nei confronti della scuola, dell'ambito didattico e, come direbbe lui, “di tutto quello che segue”. Tutto questo pur non essendo un ragazzo ignorante ma, anzi, molto interessato alla lettura. Il problema di Holden  è la pigrizia, essendo scarsamente attratto dall’ambiente scolastico, giudicato  eccessivamente “falso”, al pari dei suoi professori.
Al termine di una breve descrizione di se stesso, evitando “prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield”, Holden quasi subito passa a parlare del suo Istituto di Pencey, struttura educativa d'elite, situata in Pennsylvania, ove frequenta l’ultimo anno di  high school - “tutto fumo e niente arrosto” secondo il severo giudizio del  nostro protagonista -  da cui è stato  “buttato fuori” a causa della  sua assente  applicazione  sulle materie.
Il giovane Holden, nel trascorrere  gli ultimi giorni presso l’Istituto, ci presenta i personaggi che hanno roteato introno a lui nella sua “carriera” scolastica:  il suo professore di storia, uno dei pochi ai quali egli è affezionato; Stradlater, con cui condivide la stanza del college e che sopporta abbastanza, anche se da lui ritenuto eccessivamente falso con le ragazze, dalle quali vuole avere  una sola cosa; Ackley, sporco, maleodorante e disgustosamente foruncoloso.  
Stufo di quest'edificio e della vacuità dei ragazzi che lo frequentano, Holden decide di lasciarlo anticipatamente (rispetto alla data della sua  espulsione) e di andare a stabilirsi in un albergo nella “Grande Mela” fino al martedì successivo, giorno in cui sarebbe rincasato, come  gli altri studenti,  per le vacanze natalizie, non palesando, in tale maniera, alla propria  famiglia, la sua prematura e coattiva fuoriuscita da “Pency”.
La famiglia di Holden è bistrattata malamente dal Salinger, ad eccezione della sorellina, la vecchia Phoebe (Holden qualifica chiunque ”vecchio” o “vecchia”, come adopera continuamente intercalari come “eccetera eccetera”, “ e compagnia cantando”,  “o vattelapesca”, “schifo”, “siete scemi se non mi credete”.
 Nei giorni di permanenza a New York vivrà ulteriori vicissitudini.
Incontrerà la sua amata Jane, a cui propone di fuggire per condurre  una vita in piena libertà, magari in una casetta che si affaccia su un lago, al di  fuori della esistenza frenetica dei grandi centri abitati e del conformismo imposto dalle regole della buona borghesia americana, a cui appartengono entrambe le famiglie dei due ragazzi.
Si imbatterà in un professore amico di famiglia, pederasta, che compirà  pesanti avances al povero Holden.
Nel finale lo troveremo fatalmente in un luogo di cura per disturbi psicologici e della personalità, per la sua incapacità di affrontare  la normalità del quotidie.
L'adolescenza, la gioventù, la vita di Holden prospettate da Salinger nel suo scritto sono cosparse delle stesse incertezze, disagi, follia, talora sfiorante la pazzia, di giovani di qualsivoglia epoca.
Al di là del linguaggio e dello stile di Salinger,  il successo del libro è proprio dovuto alla seduzione esercitata sul lettore dal personaggio del giovane ebreo bianco newyorkese Caulfield.
Penso peraltro sia difficile per qualsiasi persona dotata di bastevole intelligenza e normale sensibilità non trovare punti di contatto con le esperienze del protagonista, con la sua percezione dell'insensatezza della scuola e del mondo adulto, il mistero vagamente inquietante rappresentato dal sesso e dall'universo femminile, l'ipocrisia e la falsità dei rapporti sociali. 
L'autenticità di ciascuno di noi è, per lo Scrittore, diversa dalla maschera sociale che indossiamo: le Istituzioni mortificano il nucleo più vitale di noi stessi; la convenzionalità ci uccide. La menzogna infiltra la morale delle classi medie. Patologie fisiche inventate possono risultare, allora, la sola difesa dall'aggressione potata dal mondo esterno, mentre  l'ironia muta in strumento di  ribellione. L’opera di Salinger possiede valenze terapeutiche, rivolgendosi ad anime travagliate, tormentate e particolarmente sensibili, sapendo abilmente scavare in quel turbinoso e periglioso passaggio rappresentato dalla adolescenza.

Fabrizio Giulimondi

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