lunedì 1 aprile 2013

"LA SVOLTA" DI MICHAEL CONNELLY


La svolta
La Svolta di Michael Connelly (Piemme) è un avvincente thriller – giudiziario con un finale un po’ deludente come molti film americani.
Jason Jessup è stato detenuto per ventiquattro anni per essere stato condannato a causa dell’uccisione di una dodicenne “pare” per motivi   sessuali. La Corte Suprema ha revocato la condanna e rinviato ad altra Corte di merito il processo in ragione del sopravvenuto utilizzo della  prova del DNA – tecnica non conosciuta al tempo del crimine – la quale ha dimostrato che le tracce di liquido seminale sull’indumento indossato dalla vittima non sono riconducibili al reo.
Mickey Haller è un principe del foro di Los Angeles ma, richiesto dalla procura, fa “il salto” e passa fra i ranghi della accusa, per la necessità di questa di avere dalla propria  parte un astuto, esperto  e molto competente avvocato, il quale  sappia superare in abilità la iena che ricopre il ruolo di difensore di Jessup.
Credo che la narrazione coinvolga in special modo chi ha approcciato o sta  approcciando studi giuridici, perché il racconto, per la gran parte sviluppato all’interno del procedimento penale avente ad oggetto la conferma della condanna o il proscioglimento del “presunto” colpevole, è zuppo di risvolti processuali. L’Autore, che con questo libro è primo in classifica negli U.S.A., descrive dettagliatamente, anche con dovizia di particolari, la struttura ordinamentale giudiziaria statunitense; la perfetta parità fra accusa e difesa, entrambe rappresentate da avvocati, con stessi diritti, doveri e competenze; la autentica  terzietà del giudice; le regole procedimentali e processuali del rito penale; le sfumature più minute dell’agire del prosecutor  e dei lawyers, anche in ordine alle  pieghe di natura  psicologica, nei loro incontri – scontro nell’aula e nei rapporti fra  questi e il magistrato; le dinamiche interne ed esterne dei giurati, veri arbitri del giudizio, perché il senso della giustizia appartiene a chiunque e non solamente alle toghe, le quali hanno il potere di tradurre le decisioni del Popolo nelle vestigia della giuria popolare in regole tecniche di diritto. Anche i riferimenti al sistema penitenziario e alle strutture di polizia addette alla vigilanza del detenuto non più in vinculis sono  culturalmente apprezzabili.

Fabrizio Giulimondi

Nessun commento:

Posta un commento