giovedì 28 agosto 2014

"STEP UP ALL IN" DI TRISH SIE

Locandina italiana Step Up All In
Ed ecco l’arrivo nelle  sale cinematografiche italiane, ancora immerse nel tiepido sole di una non-estate, di Step up all in di Trish Sie, ossia il sequel di Step Up 4-Revolution,  già commentato in questa Rubrica.
Ambientazioni, arredi e tinte richiamano marcatamente passaggi del ben noto Hunger Games, al pari della conduttrice della gara di ballo - lungo la quale si snoda la pellicola -  che è imbarazzatamente  somigliante ad Effie.
Al tempo de La febbre del sabato sera lo scontro a colpi di danza  era fra wasp e latinos, ora  è fra crew  interraziali.
Los Angeles – patria dell’ hip hop -  e Las Vegas,  vecchie e nuove amicizie, rivalità e rancori,  antichi e moderni sentimenti, ma sulla competizione trionferà la passione, l’amore per il ballo ……
…….e alla fine di crew ne rimarrà soltanto una.
Fabrizio Giulimondi

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phiên bản tiếng Việt (Versione in lingua vietnamita)

Và đây là khi đến rạp chiếu phim Ý, vẫn đắm mình trong ánh nắng mặt trời ấm áp của một mùa hè không, Bước lên trong tất cả các Trish Sie, đó là phần tiếp theo của Step Up 4 Revolution, đã nhận xét trong phần này. 
Môi trường, đồ nội thất và màu sắc gợi nhớ của những đoạn nổi tiếng đáng kể Hunger Games, giống như các máy chủ của cuộc thi nhảy - cùng chảy quanh bộ phim - tương tự như imbarazzatamente Effie. 
Tại thời điểm các bức ảnh khiêu vũ Saturday Night Fever trong cuộc đụng độ giữa là ong bắp cày và Châu Mỹ La Tinh, bây giờ là một trong những phi hành đoàn giữa các chủng tộc. 
Los Angeles - quê hương của "hip hop - và Las Vegas, cả tình bạn cũ và mới, cạnh tranh và thù hận, cảm giác cổ xưa và hiện đại, nhưng sự cạnh tranh sẽ chiến thắng niềm đam mê, tình yêu để nhảy ...... 

.và ...... Vào cuối phi hành đoàn có thể chỉ có một.

Fabrizio Giulimondi


mercoledì 27 agosto 2014

LA MORTE NON E' NIENTE

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Henry Scott Holland

mercoledì 20 agosto 2014

FABRIZIO GIULIMONDI: RIFLESSIONI

"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.".

Antonio Gramsci 11 febbraio 1917

martedì 19 agosto 2014

"MAI COSì VICINI" DI ROB REINER

Locandina Mai così vicini
Nel ciarpame cinematografico estivo emerge un film gradevole e sentimental-brillante come “Mai così vicini” di Rob Reiner (presente nella pellicola anche in veste di attore),  con la coppia di  grandissimi interpreti Michael Douglas e Diane Keaton.
Gli americani le commedie le sanno proprio fare!
La comedy  incarna la voglia di sentimenti puliti  in una cornice di delicata ironia e sereno divertimento, dove impudicizia e volgarità sono bandite, a differenza  del cinema nostrano in cui imperversa -  troppo spesso -  un barbaro e, oramai, indigesto,  cinismo.
Fabrizio Giulimondi



RODERICK DUDDLE DI MICHELE MARI: SECONDO CLASSIFICATO AL PREMIO CAMPIELLO 2014

Il giudice Bonham non ne poteva più di quella storia, che fra adozioni, affidamenti, cavilli araldici, episodi di sangue, diffide, persone scomparse e pretese ereditarie si era avvolta su se stessa fino a formare un groviglio inestricabile. Due cose in particolare lo irritavano: uno era l’incrocio del diritto civile (cioè del suo mondo) con il diritto penale, il diritto canonico e il diritto araldico; l’altra era il sospetto  che tutti gli attori del caso, dal primo all’ultimo, lo avessero preso in giro fin dall’inizio. E non potendone più, decise di chiudere la vicenda nel modo più economico possibile.”.
Questo passaggio dello splendido romanzo “Roderick Duddle” di Michele Mari (Einaudi), ottimamente fa intendere la coinvolgente, incisiva e complessa trama di una storia avvincente, composta da un reticolato di fatti, personaggi e coupe de theatre, che si intersecano geometricamente fra di loro sino a somigliare ad una fine ragnatela tessuta da un astuto e crudele ragno.
Michele Mari infonde nella storia, nella struttura del linguaggio  e nello stile linguistico il proprio amore per la narrativa ottocentesca britannica, di cui Dickens, Stevenson e  Twain sono gli impareggiabili protagonisti.
Mari, studioso attento delle parole e della etimologia di vocaboli italici in disuso o, addirittura, prelevati da dizionari settecenteschi ed ottocenteschi, impreziosisce il tessuto lessicale di espressioni ricche di significato, di cultura  e di storia, unitamente ad  affascinanti francesismi.
La presenza costante del “narratore” -  che similmente ai coreuti della commedia greca, interloquisce con il lettore, vezzeggiandolo, insultandolo, blandendolo, deridendolo e  disprezzandolo a secondo delle circostanze -  rappresenta una  divertente  fictio, plasmata dalle sapienti mani di Mari anche per fornire al pubblico una migliore comprensione della narrazione, punteggiando a macchia di leopardo il testo con  alcune sintesi  “delle puntate precedenti”.
Tutto gira intorno ad una eredità, ad un ragazzo portatore di un medaglione, ad un convento,  un postribolo e un ermafrodito, ed è bravissimo l’Autore nel toccare  temi pruriginosi senza scadere mai nell’osceno, nel volgare o, come taluni avrebbero fatto, nell’erotico e nel pornografico.
“Roderick Duddle” merita(va) senza alcuna ombra di dubbio l’assegnazione del Premio Campiello il prossimo 13 settembre a Venezia.


Fabrizio Giulimondi

lunedì 11 agosto 2014