mercoledì 24 settembre 2014

"IL CAPITALE UMANO" DI PAOLO VIRZI': FILM CHE RAPPRESENTERA' L'ITALIA AGLI OSCAR 2015

Locandina Il capitale umano

Avete scommesso sulla rovina di questo Paese e ci siete riusciti!”. Questa frase pronunziata da Carla Bernaschi, interpretata da  Valeria Bruni Tedeschi, racchiude l’”anima” dell’ultima fatica di Paolo Virzì “Il capitale umano” - liberamente tratto dal libro Human Capital di Stephen Amidon - vincitore del David di Donatello 2014 come Miglior Film e Migliore Attrice Protagonista (Valeria Bruni Tedeschi). 
Film ruvido, ben lontano dalla leggerezza di Passione Sinistra (recensito in questa stessa Rubrica), ambientato nelle località del brianzolo (a differenza del romanzo il cui set è il  Connecticut), “Il capitale umano” ha un montaggio interessante, che struttura la trama in  quattro capitoli.
La storia raccontata è sempre la stessa, ma nei primi tre “episodi” la visuale muta a seconda dalla prospettiva da cui viene osservata. I fatti sono i medesimi, ma interagiscono e si intrecciano diversamente  fra di loro. Non solo: l’approccio interiore e psicologico cambia,  di volta in volta, a seconda di quale sia il  personaggio che assume il ruolo di attore principale.
Il capitolo finale espone ciò che è veramente accaduto.
La  narrazione si snocciola in più avvenimenti che, al termine,  confluiscono nello  stesso finale, ossia in  un incidente automobilistico che cagiona la morte di una persona.
La determinazione pecuniaria del “valore” del deceduto è tecnicamente qualificata dagli agenti assicurativi “capitale umano”,  ed è introno a questo omicidio colposo che ruotano i rivoli illustrativi di ogni singola individualità.
Accanto ai grandi attori come Fabrizio BentivoglioValeria Bruni Tedeschi (Migliore Attrice Protagonista David di Donatello 2014) e Valeria Golino, si affiancano  giovani leve  già particolarmente talentuose, al pari di Serena Ossola, Luca Ambrosini e Guglielmo Pinelli, che incarnano le tre vittime del sistema mentale e comportamentale responsabile dell'attuale sfascio economico, finanziario e sociale. Tutti e tre sono rei di condotte ed atteggiamenti errati, ma almeno puri nel loro sbagliare, privi di malizia, colpevoli per generosità e amore, a dispetto delle loro famiglie, condannabili e condannati tout court, senza scampo, senza appello.

Fabrizio Giulimondi





martedì 23 settembre 2014

IN ATTESA DI "HUNGER GAMES: IL CANTO DELLA RIVOLTA (MOCKINGJAY) - PARTE 1" DI FRANCIS LAWRANCE


Ripropongo la recensione di mia figlia Alessia del film "Hunger games - La ragazza di fuoco (Catching fire)", in attesa dell'uscita il 20 novembre prossimo nelle sale cinematografiche italiane  di "Hunger Games: Il canto della vittoria (Mockingjay) - parte 1",  di cui è postato in basso il  trailer.
Fabrizio Giulimondi


“Welcome, welcome! The time has come to select the one courageous young man and woman for be honor of representing District 12 in the 74° annual Hunger Games!”.
 Non sono mai stata più euforica nell’uscire da una sala cinematografica. Ieri sera sono andata con mio padre a vedere l’attesissimo sequel di "Hunger Games -  Catching fire" ("La ragazza di fuoco"). Il film, come il precedente, è tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice statunitense Suzanne Collins.

Io che ho letto tutti e tre i libri, divorandoli in quattro giorni, posso dire che questo è uno dei rari casi in cui la versione cinematografica è nettamente superiore a quella letteraria. Il regista, Francis Lawrence, questa volta ha superato se stesso. La cura che ripone in ogni dettaglio, il modo in cui è riuscito ad essere fedele al libro, rispettandone testualmente anche i dialoghi,  amplificando enormemente ogni scena dal punto di vista emozionale,  è straordinario. Ha creato una drammaticità che, a mio parere, nel romanzo  è scarsamente presente.

Gli interpreti sono tutti da Oscar. La recitazione di Jennifer Lawrence (vincitrice del premio Oscar nel 2013 come migliore attrice per Il lato positivo – Silver Linings Playbook), nel ruolo della protagonista Katniss Everdeen, non poteva essere fatta meglio.

A dispetto di quello che pensa mio padre, credo che Jennifer Lawrence abbia reso perfettamente la tragicità del personaggio, fondamentalmente freddo e distaccato, una maschera con la quale protegge se stesso dagli sguardi degli altri. Per non parlare dei grandi attori di Hollywood che compaiono nella pellicola,  come Donald Sutherland (uno dei primi vampiri della produzione orrorifica americana), Philip Seymour Hoffman ( come al solito grandissimo) e Stanley Tucci( ve lo ricordate in Il diavolo veste Prada?).

Ma adesso passiamo alla trama, vediamo di capire di cosa stiamo parlando. Ci troviamo in un futuro post-apocalittico dove una sadica e superficiale Capitol City è circondata dalla povertà di dodici distretti che ogni anno, in occasione degli Hunger Games, devono offrire un “tributo” femmina e uno maschio che abbia una età compresa fra i dodici e i diciotto anni.
Questi verranno portati in un’arena per sfidarsi in un combattimento all’ultimo sangue, al termine del  quale  è ammesso solo un vincitore. Questa crudele realtà è vissuta come un normale show televisivo, nel quale  i “tributi”, per sopravvivere, dovranno saper piacere alle persone. La scrittrice si è palesemente ispirata all’antica Roma, dove il Populus Romanus  si divertiva a vedere i gladiatori uccidersi l’un l’altro. La vita eccessivamente lussuosa che conducono gli abitanti di Capitol City, richiama spesso il modo di vivere degli antichi romani,  i quali  vomitavano per ricominciare a mangiare,  e lo scopo della loro esistenza era panem e circenses.

Nel primo capitolo abbiamo visto Katniss offrirsi volontaria al posto della sorella ed entrare in  contatto con   Capitol City, il cui modo di vivere è anni luce distante da quello del Distretto 12, da cui proviene la protagonista. Dopo che nell’arena, con una manciata di bacche velenose, ha sfidato il Presidente Snow  (Donald Sutherland), in questa seconda parte si ritrova nuovamente a dover difendere la vita delle persone che ama: è per questo che lotta Katniss, per la sopravvivenza delle persone a cui tiene più di se stessa.

In questa saga, che si distingue nettamente dalle altre, l’eroina è un personaggio forte, indipendente, che, però,  non si sente tale. Lei vuole solo salvarsi la pelle -  come sostiene  il Presidente Snow - . Lei non vuole alcuna responsabilità sulle spalle, perché è troppo impegnata ad avere paura per la morte degli altri per pensare ad una ribellione. Ma ciò che vuole lei non conta più, perché è stata trasformata in un simbolo, nella Ghiandaia Imitatrice, ossia in  quella scintilla che non  può più essere contenuta e che incendierà   tutta Panem. La Ghiandaia Imitatrice è quella speranza che non può più essere soffocata dai Giochi della Fame.

In questo capitolo c’è molto di più del semplice stay alive, perché se c’è speranza non c’è sopravvivenza, c’è vita. E la vita non è quella degli Hunger Games, dove dei bambini si uccidono a vicenda, mentre le loro madri li guardano morire davanti ad uno schermo, ove l’unica aspirazione è quella di morire in fretta. La vita non è quella di vincere per poi tornare a casa ed essere tormentato dai sensi di colpa, perché la tua vita è stata pagata con altre ventitré. La vita non è non riuscire più a dormire,  perché ogni volta che chiudi gli occhi rivedi le pupille bianche di quel ragazzo o di quella ragazza che sei stato costretto ad eliminare  per puro istinto di sopravvivenza. E’ forse questa l’esistenza umana? Spedire con la forza  adolescenti  in un tritacarne ed aspettare che si ammazzino l’un l’altro, mentre nelle case dei ricchi tutto continua placidamente. No, non è questo vivere. Ora la vera vita, quella fatta di speranza, va conquistata con il sangue e con i denti. Basta ricordare chi è il “vero nemico”.

Se lo consiglio? Assolutamente si! Andate a vederlo, perché non capita spesso di trovare un film in cui, in due ore e venti di azione condita con l’angoscia, non ti addormenti sulla poltrona.

“Happy Hunger Games! And may the odds be ever in your favor!”.

 Alessia Giulimondi



giovedì 18 settembre 2014

"MORTE DI UN UOMO FELICE" DI GIORGIO FONTANA (SELLERIO): VINCITORE DEL PREMIO CAMPIELLO 2014

Morte di un uomo felice del bravo scrittore trentatreenne lombardo Giorgio Fontana (Sellerio editore Palermo), vincitore lo scorso 13 settembre del Premio Campiello 2014, avendo  superato in voti il concorrente “ Roderick Duddle” di Michele Mari (recensito in questa stessa Rubrica), nonostante  quest’ultimo lavoro fosse di ben altra valenza in stile, narrazione, erudizione, morfologia linguistica e fascino.
Immersa  in un linguaggio scorrevole, gradevole e vivace, la storia si alterna fra presente e passato; fra gli anni susseguenti  al rapimento ed uccisione di Aldo Moro (1978) e la guerra partigiana che seguì all’8 settembre 1943; fra la vita di Giacomo Colnaghi, magistrato in prima fila nella lotta contro il terrorismo comunista e le vicissitudini del padre, Ernesto Colnaghi, operaio e partigiano “rosso”.
Audace l’Autore nell’alzare a ruolo di protagonista ed eroe un pubblico ministero, iscritto sì a Magistratura Democratica, ma  vicino alle posizioni democristiane, seppur della corrente progressista, profondamente cattolico, avverso all’aborto, al divorzio e alla ideologia marxista,  in un periodo come quello attuale così laicista e  supino al relativismo etico.
Lascia perplessi, però, la pietas (non pagana ma cristiana) che Colnaghi  mostra nei confronti degli appartenenti alla confusa moltitudine delle frange criminali “di sinistra” che in quegli anni seminavano morte in giro per l’Italia.
Lascia dubbiosi la “compassione” (nel senso etimologico greco, syn-patheia, e latino, cum-patior) che egli palesa nei confronti di chi uccideva senza pietas e senza “compassione” per alcuno.
Lascia una sensazione di fastidiosa acidità in bocca la ricerca delle radici di questo odio e delle sue ragioni (“…Più si addentrava nella caverna che lo portava agli autori dell’omicidio….più scendeva negli abissi e più tutto si faceva sfumato, e benché le sue certezze fossero sempre solide come una muraglia, su questa muraglia cominciava a crescere l’edera del disagio.... ”).
E’ vero che le vittime non sono messe da parte, rimanendo presenti per tutta lo svolgimento del racconto, incarnate sin dall’incipit del romanzo dal figlio adolescente di Vissani (l’ultimo morto ammazzato per mano delle formazioni brigatiste), ma rischiano lo stesso di essere sopravanzate dalla possanza evocativa delle figure dei killer, che si ammantano di idealità sociali e pauperistiche, incompresi combattenti dei diseredati, degli  umili e degli oppressi.
Suggestiva è la tensione morale in virtù della quale il magistrato tenta di comprendere come calare la “Giustizia”, la “Diche”, lo “Ius” (“Noi non dobbiamo essere gli uomini dell’ira”) all’interno della concezione cristiana del giudizio, della sanzione e del perdono, per giungere ad inabissarsi, in ultimo, nell’Assoluto, in un Dio infinitamente amorevole  e illimitatamente misericordioso.
Intense le ultime pagine, nelle quali i sogni e le speranze vengono  demoliti dai colpi di una P38, la vita e la morte si mischiano fino al trionfo di quest’ultima e il futuro viene cancellato da una macchia di sangue, dalla esplosione di un’arma, da un atto di barbara violenza.


Fabrizio Giulimondi

lunedì 15 settembre 2014

"UCCIDI IL PADRE" DI SANDRONE DAZIERI (MONDADORI)


Ha ragione Antonio D’Orrico a definire Uccidi il Padre”(Mondadori), di Sandrone Dazieri, “il più grande thriller della stagione”, perché tale è.
Riprendendo lo stile del compianto Giorgio Faletti e di Donato Carrisi, Dazieri impone al lettore di divorare il suo racconto, minato di colpi di scena, coup de theatre, e suspance, con un finale al cardiopalma.
I richiami a fatti di cronaca attuali e passati sono costanti e più volte la mente corre a Saw ed alle fiction poliziesche come Squadra Antimafia, Intelligence e R.I.S. Roma, di cui  Dazieri è stato sceneggiatore.
Roma e, poi, Cremona.
Chi è il Padre? Chi è Zardoz? chi è il dott. Zedda? e chi è il Tedesco?
Cosa sono i progetti Bluebird, Artichoke e Mkultra?
Colomba è una poliziotta in convalescenza dopo il “Disastro”.
Dante è un ragazzo che è stato rapito e tenuto prigioniero in un silo per tredici lunghi anni. Ora Dante ha abilità piscologiche tali da comprendere una persona anche solo da un impercettibile movimento di un muscolo, di un nervo o di un tendine.
Dante sa che l’incubo non è ancora finito e che il Padre è ancora là fuori da qualche parte.
Dante sa che l’inferno ancora l’attende.
Fabrizio Giulimondi


venerdì 12 settembre 2014

"I NOSTRI RAGAZZI" DI IVANO DE MATTEO

Locandina I nostri ragazzi
Una delle migliori interpretazioni di Alessandro Gassman in “I nostri ragazzi” di Ivano De Matteo, grandioso film drammatico che si inserisce nel filone cinematografico sui rapporti, o meglio, in non-rapporti, fra genitori e figli. Genitori assenti, o troppo comprensivi, o che fanno gli “amici”, o che hanno il prosciutto sugli occhi, mentre i figli, immersi nel vuoto dei social network e dei whatsapp, possono arrivare con noncuranza all’omicidio, che rientra anch’esso in un reality, nelle avventure di un videogioco.
In realtà il regista con durezza e senza infingimenti disvela l’ipocrisia celata in alcune “anime belle” c.d. progressiste, sempre pronte a scandalizzarsi e a puntare il dito contro la “grettezza”, l’ ”egoismo” e la “chiusura mentale” di coloro che incasellano come retrivi “uomini di destra”: il ciak finale dipanerà il loro vero animo.
Una ultima parola va spesa sull’eccellente cast tutto italiano: Alessandro Gassman (avvocato cinico e attaccato alle apparenze e ai soldi, il cattivo insomma, che invece sa fare tesoro dei propri errori, elaborandoli e  meditandoli, per mostrare nelle battute finali il drammatico coraggio di prendere decisioni anche dirompenti), Giovanna Mezzogiorno (madre devastante), Luigi Lo Cascio (pediatra di valore pieno di nobili ideali, che si infrangono però quando a rispettarli deve essere lui), Barbora Bobuvola (barby ma con il cervello), Rosabell Laurenti Sellers e Jacopo Olmo Antinori (promettenti promesse del cinema che rappresentano potentemente  il “Nulla” che una parte della comunità giovanile contemporanea esprime).
Fabrizio Giulimondi




mercoledì 10 settembre 2014

JESUS CHRIST SUPERSTAR....L'INTRAMONTABILE...A 40 ANNI DALLO STORICO FILM... A 20 ANNI DALLA PRIMA EDIZIONE ITALIANA DELLA VERSIONE TEATRALE...CON IL GESU', LA MADDALENA E IL PILATO DEL FILM...........AL TEATRO SISTINA DI ROMA

DAL 19 AL 28 SETTEMBRE

JESUS CHRIST SUPERSTAR

                                  di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice

Ted Neeley Yvonne Elliman e Barry Dennen


               
PER LA PRIMA VOLTA DAI TEMPI DEL FILM I PROTAGONISTI DELLA STORICA OPERA ROCK INSIEME DAL VIVO PER CELEBRARE IL XX ANNIVERSARIO DEL MUSICAL
DIRETTO DA MASSIMO ROMEO PIPARO
TED NEELEY (GESU’), YVONNE ELLIMAN (MADDALENA) E BARRY DENNEN (PILATO) di nuovo insieme in “Jesus Christ Superstar”. A 40 anni dallo storico film di Norman Jewison, i protagonisti originali del grande successo cinematografico saranno sul palco del Teatro Sistina di Roma in Prima Nazionale il 19 settembre, e all’Arena di Verona il 12 ottobre, per celebrare il XX anniversario dell’edizione italiana del musical diretto da MASSIMO ROMEO PIPARO. Un’edizione memorabile, che ha decretato “Jesus Christ Superstar” evento teatrale dell’anno, con 50 mila spettatori in due mesi, interminabili standing ovation e applausi a scena aperta ad ogni replica.
Dopo aver portato in scena per la prima volta in Europa Ted Neeley, il Gesù originale del film, Massimo Romeo Piparo, regista e produttore con la sua Peep Arrow Entertainment dei musical di maggior successo degli ultimi anni, nonché direttore artistico del Teatro Sistina, mette a segno un altro colpo eccezionale e riunisce il cast originale del film: al fianco di Ted Neeley, infatti, gli altri due straordinari protagonisti, Yvonne Elliman, (Maria Maddalena) e Barry Dennen (Pilato).
Un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati della più grande opera rock di tutti i tempi, un evento indimenticabile con il quale Piparo consegna definitivamente alla “Storia del Teatro italiano” la propria edizione dell’Opera, avendo avuto il privilegio di dirigere sui palcoscenici italiani anche un’altra star del film: in occasione del Santo Giubileo dell’Anno 2000, infatti, fu il compianto Carl Anderson – il Giuda nero – a interpretare il ruolo di Giuda per due stagioni di trionfali successi.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Sistina di Roma dal 19 settembre  fino al 28 settembre
PREZZI
Poltronissime € 55,00
Poltrona e I Galleria € 49.50
Seconda Galleria € 44.00
Terza Galleria € 34.00
ORARI
Martedì-Sabato ore 21 - Domenica ore 17

Per informazioni contattare:

INFORMAZIONI GENERALI: frontoffice@ilsistina.it
Tel. 06 4200711
INFOLINE PRENOTAZIONI 392 8567896

"COLPA DELLE STELLE" DI JOSH BOONE

Locandina italiana Colpa delle stelle




"Colpa delle stelle" di Josh Boone, tratto dal romanzo di John Green The fault in our stars, è un film bellissimo, seppur  ne sconsiglio caldamente la visione alle persone particolarmente sensibili.
Fabrizio Giulimondi


giovedì 4 settembre 2014

TERZA EDIZIONE DI INSOLVENZFEST - UNIVERSITA' DI FERRARA - 3/5 OTTOBRE 2014


Prof. Giampiero Di Plinio

Terza edizione di InsolvenzFest - Confronti pubblici interdisciplinari sull’insolvenza


FERRARA, Università degli Studi di Ferrara
3-5 OTTOBRE 2014


Ancora una rivelazione del diritto dell’insolvenza, condotta per la III edizione fuori dai suoi confini giuridici. Questa la sfida culturale che l'OCI ripropone a Ferrara, attraverso una serie di dialoghi tra giuristi, docenti universitari di economia aziendale, filosofia e diritto comparato, giornalisti ed esperti in altre discipline: un incontro trasversale tra mondi - l'impresa, l'etica pubblica, il mercato del lavoro, il credito e la giurisdizione, la letteratura, l'informazione - che raramente si confrontano in modo diretto. Un festival in cui i temi dell'insolvenza sono liberati dal loro tecnicismo ed offerti alla curiosità culturale di tutti, con una particolare apertura verso i giovani e gli studenti delle università, la cittadinanza.
Tra i Relatori di IF 2014 Franco Roberti, Furio Colombo, Marco Revelli, Eligio Resta, Raffaele Cantone, Guido Rossi, Angelo Paletta, Piercamillo Davigo, Lionello Mancini, Fabrizio Aprile, Graziano Lingua, Vito Zincani, PhilippePoirier, Giovanni Tesio, Christoph G. Paulus, Stefano Scansani, Giampiero Di Plinio, Anna Maria Poggi, Alessandro P. Scarso e Raffaella Calandra.
Direzione culturale di InsolvenzFest 2014: Massimo Ferro.
Coordinamento scientifico: per OCI Massimo Ferro e per UniFe Alessandro Somma


INFORMAZIONI
Informazioni turistiche del Comune:
Informazioni anche in ordine a ospitalità e strutture alberghiere:
Segreteria e Logistica di IF
per OCI: Riccardo Roveroni (riccardo.roveroni@osservatorio-oci.org)
per Università di Ferrara: Laura Barbaro (laura.barbaro@unife.it 0532/293248 338/6195333) e Silvia Pilot (silvia.pilot@unife.it  349/6621169)
Per ulteriori informazioni sul Festival:
info@ifinsolvenzfest.it (tel. 392 0119513)

lunedì 1 settembre 2014

"QUATTRO SBERLE BENEDETTE" DI ANDREA VITALI


Dopo il gradevole lavoro letterario  Premiata ditta sorelle Ficcadenti (già recensito in questa Rubrica), il bravo scrittore Andrea Vitali si esercita in un romanzo goldoniano Quattro sberle Benedette (Garzanti): divertente storia sviluppata in ambienti paesani nel settimo anno dell’era fascista (1929), in lingua italiana punteggiata da espressioni dialettali lombarde, e che si districa fra postriboli, canoniche e stazioni dei  carabinieri, dove nulla, ma proprio nulla, mio caro e attento lettore,  è come appare!

Fabrizio Giulimondi