domenica 5 ottobre 2014

"KAFKA SULLA SPIAGGIA" DI HARUKI MURAKAMI

murakami haruki - kafka sulla spiaggia
Il puro presente è il processo impercettibile in cui il passato avanza divorando il futuro.  A dire il vero, ogni percezione è già ricordo………..Qui non c’è niente, salvo le variazioni atmosferiche, a differenziare un giorno dall’altro. Se non ci fossero, si perderebbe ogni distinzione. Il confine tra l’oggi e il domani, il domani e il dopodomani, è labile: il tempo è come una nave senza ancora, trasportata qua e là dalla corrente.”.
Si avvicina la proclamazione della assegnazione del premio Nobel per la letteratura 2014 e il favorito è il prodigioso scrittore nipponico Haruki Murakami, padre, insieme al latino-americano Gabriel Garcìa Màrquez, del “realismo magico”.
Non è facile parlare di letteratura giapponese e, men che meno, dell’opera di un genio globalmente riconosciuto come Murakami, che, con il romanzo  “Kafka sulla spiaggia” (Einaudi Super ET,2002), tocca livelli di intrigata, intrigante e ineffabile bellezza.
Kafka sulla spiaggia” turba e affascina il lettore per il contenuto, lo stile e la stessa strutturazione del linguaggio. Non si può approcciare questo lavoro – al pari delle altre fatiche di Murakami – se non con la stessa metodologia di avvicinamento usata dagli storici dell’arte per godere di una tela cubista, surrealista o astrattista, in cui i punti di fuga, la visione prospettica, il baricentro della rappresentazione figurativa, sono completamente stravolti rispetto alla concezione pittorica classica, e dove la riproduzione dell’immagine dell’essere umano è destrutturata e strappata dalla realtà.
Alla stessa stregua il lettore si deve muovere fra le pagine di  “Kafka sulla spiaggia”.
La magia, il mistero, il soprannaturale, i risvolti onirici e favolistici, l’inverosimile, la stravaganza, sono parte della realtà, sono un tutt’uno con essa. Non v’è una separazione, una cesura, fra il mondo visibile e quello intangibile, fra lo spazio e l’assenza di esso, tra il tempo nel suo fluire, il passato, il presente ed il futuro, e la sua assenza. Un unico universo in cui nulla è chiaro, non sussistono certezze nelle risposte e tutto è niente altro che una ipotesi, avvolta in una coltre di fuliggine, che nasconde e rende  indistinto, incomprensibile, impalpabile  e irraggiungibile ogni particolare, ogni verità.
L’armonia romantica e la delicata poesia di un momento vengono improvvisamente scosse da sprazzi di cannibalica violenza e incestuosa turpitudine erotica, propria della complessa letteratura del Sol Levante, della ricca cinematografia orientale e della fumettistica del “Paese dei fiori di loto”, come le pellicole di animazione  di Hayao Miyazaki ci insegnano.
Alle  descrizioni talora espressioniste, talora impressioniste, della natura,  si sovrappongono dettagliati racconti introspettivi di ciascun personaggio. Ogni rappresentazione della corporeità di un essere umano o di un animale è solo l’occasione per penetrare il suo mondo interiore e la sua essenza. Fisicità e spiritualità, yin e yang l’una dell’altra. Ogni elemento è significante ed insignificante nello stesso tempo, avviluppato in una sacralità panteista e scintoista.
La narrazione è continuamente interpolata da richiami letterari risalenti alla antichità greco-romana o  alla contemporaneità anglo-sassone e russa. Il leitmotiv è l’Edipo re di Sofocle, ma c’è anche la ricerca kafkiana dell’uomo e la presenza di Edgar Allan Poe, perché Kafka in lingua ceca vuole dire Corvo, come “il ragazzo che si chiama Corvo”, alter ego del protagonista Tamura Kafka, invero The Raven.
Kafka sulla spiaggia” è il titolo del capolavoro, ma è anche un brano musicale che funge da colonna sonora del libro, ed è anche un dipinto su cui i personaggi si specchiano e attraverso di esso tentano di capire e capirsi, senza riuscirci.
Sartre diceva che una parola può avere molti significati, richiamare molte immagini, scatenare molte emozioni. “Kafka sulla spiaggia” non è solo un’opera letteraria, ma è musica e pittura e, quindi, una magmatica, vorticosa e incontrollabile moltitudine di sentimenti, di emozioni, di sensazioni.
Tutt’intorno a me ci sono molti validi sostituti: il canto degli uccelli, le voci di infiniti insetti, il mormorio del ruscello, il suono del vento che attraversa il fogliame degli alberi, i passi di qualche animale che cammina sul tetto, il rumore della pioggia.”.

Fabrizio Giulimondi

1 commento:

  1. Resto piacevolmente coinvolto dalla recensione e nonostante l'iniziale premessa sulla difficoltà di presentare "Murakami" con il suo “Kafka sulla spiaggia” le parole lette per descrivere e far inoltrare il lettore nel romanzo sono una premessa degna di ciò che ci "aspettiamo"... Non v’è una separazione, una cesura, fra il mondo visibile e quello intangibile, fra lo spazio e l’assenza di esso, tra il tempo nel suo fluire, il passato, il presente ed il futuro, e la sua assenza. Un unico universo in cui nulla è chiaro, non sussistono certezze nelle risposte... Nella mia continua ricerca di comprensione sono invogliato indubbiamente da questa presentazione alla lettura di un testo dai risvolti filosofici e... Intendo scoprirlo!

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