domenica 30 novembre 2014

"RIPORTANDO TUTTO A CASA" DI NICOLA LAGIOIA

Riportando tutto a casa” (Einaudi) di Nicola Lagioia, da alcuni considerato un campione in pectore del romanzo italiano, è la storia ruvida di uno sgradevole amarcord raccontata con uno stile eccentrico e nervoso, infagottato o impreziosito da aggettivazioni, giochi ed equilibrismi espressivi (“tra il cinguettio delle nostre chiacchierate, l’aculeo di un episodio inconfessabile subito ricoperto dal miele a lunga conservazione di altre banalità”…”avevo ripassato tante volte quella scena nella speranza di logorare l’elastico del tempo, ma il tempo era l’eterna vibrazione di un elastico nascosto”).
Il “vuoto” è la trama della narrazione, ne è il canovaccio e il leitmotiv, ne è il fil rouge. Il “vuoto” di figli consegnati all’ eroina dal cupio dissolvi di genitori bramosi solo di apparire e mostrare ricchezze e lusso, obnubilati da un parossistico, feroce e forsennato lavoro (“il bello diventato insulto, l’eccesso di vitalità che trascolora nel delirio di impotenza, l’arroganza spumeggiante del benessere che imbocca la strada della frustrazione”).
Il set è Bari e sullo sfondo si depositano gli anni ’80 con i suoi Gorbacev, i suoi Reagan, i suoi Wojtyla e i suoi Mandela, con l’arrivo della televisione commerciale e degli onnipresenti quiz e il boom della borsa e le bombe sui treni e il Muro che crolla e la Porta di Brandeburgo che si apre ad una nuova epoca che non porterà ad una nuova Europa, e poi “Mani Pulite”, e poi la fine: “Non si può perdere quello che non si è mai avuto, non si ha quello che non si è mai perso”.
Fabrizio Giulimondi


1 commento:

  1. Una presentazione realistica di uno spaccato anni 80 ove la modernità prende piede facendo intravedere le future macerie...

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