venerdì 29 gennaio 2016

"JOY" DI DAVID O.RUSSELL

Locandina Joy

Splendida interpretazione del premio Oscar Jennifer Lawrence nell’ultimo film di David O.Russell “Joy” sulla vita di Joy Mangano, scopritrice del mocio e di altre decine di utensili per la cura della casa o della persona.
In compagnia degli inseparabili Bradley Cooper e Robert De Niro (con cui ha già recitato in Il lato positivo e American hustle del medesimo regista), Jennifer Lawrence, con il suo particolare volto, quasi orientaleggiante, riesce a fare vivere al pubblico i diversi stati d’animo che attraversano la protagonista, modulando con maestria le molteplici colorazioni delle di lei emozioni e sensazioni: tristezza,  disperazione, sconfitta, fallimento, umiliazione,  rassegnazione e, poi, la gloriosa vittoria.
Vivrete dentro si voi l’eroico grigiore esistenziale della Mangano e con lei parteciperete all’esaltante successo provato in una inalterata umanità, bontà  e nobiltà d’animo.
Fabrizio Giulimondi




martedì 19 gennaio 2016

"IL CORAGGIO DEGLI ITALIANI" DI ANTONIO PARDO PASTORINI


Il coraggio degli italiani

Il coraggio degli italiani” (Palladino Editore - 2012), terzo lavoro dell’ingegnere Antonio Pardo Pastorini, è un intrigante, immaginifico, allucinatorio, onirico e apocalittico romanzo che ripercorre in chiave fanta-politica un futuro - forse -  non troppo lontano e, intraprende percorsi sontuosamente ricchi di suggestioni letterarie e filosofiche latine, inframezzati da miti cavallereschi medievali e ardori crociati, incupiti da pasoliniane e boccaccesche visioni di ingordigia culinaria imposta a umiliati e odiati parlamentari e politici. Si nutrono di dantesco contrappasso le feroci punizioni che vengono inflitte ai rei di viltà e tradimento della Patria.
La narrazione - sviluppata con irremovibile  sguardo su “La città del sole” di Tommaso Campanella -  è un’orgia di riferimenti ad opere ciceroniane e senechiane, di vasti richiami storici di sapore liviano alle pugnae e alle antiche glorie romane, e di appassionate e commosse rimembranze dell"italico coraggio in Libia durante la seconda guerra mondiale.
Lo stile è talora manzoniano, talune volte il periodare è a struttura classica latina, altre ancora ricorda lo stentoreo parlare dei proclami del ventennio fascista o, al contrario, il pacato e saggio  interloquire in “The Prophet” di Gibran.
Vetuste e ricercate e studiate parole,  a cui l’Autore fa ritrovare la sopita lucentezza,   sono riportate agli antichi fasti di un tempo.
Tutto ha inizio nello studio di “Annozero” condotto da Michele Santoro, in presenza dei soliti volti noti della politica italiana.
Un doppio colpo di Stato irrompe nel racconto: i "Legionari", ferrei garanti di valori patriottici, familistici e spirituali (l’Assoluto Fondante l’Umano), con l’aiuto dei Cavalieri Alati, cercano di sovvertire, con il brando e il senso della sacralità della esistenza terrena, il materialismo e il consumismo imperante, la concezione di un uomo ripiegato su se stesso e su le proprie becere e miserrime brame, la supremazia tirannica dell’ “Io” senza D  - come direbbe Marcello Veneziani -  del tutto dimentico  di una Entità superiore; i "Becchini", demoniaci e inumani in ogni loro gesta, ferocemente atei e sprezzanti di ogni difetto fisico e valore umano, sterminano chiunque non rispecchi il loro pagano ideale dell’uomo, privi di ogni forma di misericordia, esaltatori, semmai, del suo esatto contrario.
I cittadini di Roma dovranno riscattare con le armi la loro molle concezione di vita, riguadagnare il senso del proprio passato, riconquistare una dignità persa anche nell’uso della propria lingua, usurpata e mutilata nella sua primigenia bellezza e autenticità da anni di occupazione spagnola, francese, austriaca, tedesca e anglo-americana.
Nel proscenio, ove si svolge l’azione, sosta una Roma magnificente, descritta in tutte le sue fulgide bellezze, gremita di un millenario trascorso.

Fabrizio Giulimondi

venerdì 8 gennaio 2016

"MACBETH" DI JUSTIN KURZEL

Locandina Macbeth

Dopo le celeberrime opere cinematografiche - tratte dal seicentesco dramma shakespeariano Macbeth -  dirette da Orson Welles (1948), Akira Kurosawa (1957) e Roman Polanski (1971), è arrivata nella sale italiane l’ultima traduzione filmica del “Macbeth” realizzata dall’australiano Justin Kurzel.
I linguaggi scenici utilizzati e le tecniche artistiche adoperate si differenziano sensibilmente fra le diverse versioni, anche per “presenzialità” degli attori e loro valenza interpretativa.
Indubbiamente il folle sguardo magnetico e la rigidità mimica di Michael Fassbender nei panni di Macbeth blocca lo spettatore, specie nel calar della tragedia durante un monologo che ferma il tempo per qualche minuto. Il cruento procedere e la bramosia del potere fino alla pazzia sono  palpabili durante tutta l’azione scenica, espressi mirabilmente nei silenzi, nella voce  e nella corporeità di attori di notevole caratura teatrale, fra cui spiccano, oltre una straordinaria Marion Cotillarde (lady Macbeth), David Thewlis (Duncan), Sean Harris (Mucduff) e Paddy Considine (Banquo)
La fotografia (Adam Arkapaw), bella e affascinante, esplode nella  vasta fiamma e diffuso incendio che fanno da scenario alla battaglia finale, e poi  i panorami e  la tranquilla e terribile quiete delle pianure inglesi e la feroce e tersa bellezza delle montagne scozzesi e tutto che si tinge del rosso del fuoco e tutto che si tinge del rosso del sangue……
……e l’astuta angoscia provocata scientemente dal  sottofondo musicale di Jed Kurzel.
Fabrizio Giulimondi


mercoledì 6 gennaio 2016

"ESERCIZI DI STILE" ("EXERCISES DE STYLE") DI RAYMOND QUENEAU

Esercizi di stile

Esercizi di stile” (“Exercises de Style”), geniale opera letteraria del francese Raymond Queneau (Le Havre 1903 – Parigi 1976), pubblicato nel 1947 e 1973 dalla Ėditions Gallimard e nel 1983, 2001 e 2014 dalla Einaudi (introduzione e traduzione di Umberto Eco, a cura di Stefano Bartezzaghi), tradotta nel tempo anche nel linguaggio artistico teatrale e cinematografico.
“Un episodio di vita quotidiana, di sconcertante banalità, e novantanove variazioni sul tema, in cui la storia viene ridetta mettendo alla prova tutte le figure retoriche (dall’epico al drammatico, dal racconto gotico alla lirica giapponese) giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi, permutando l’ordine delle lettere alfabetiche…Un effetto comico travolgente”.
Umberto Eco
Esercizi di stile è un esilarante testo di retorica applicata, un’architettura combinatoria, un avvincente gioco enigmistico. Però è anche un manifesto letterario (antisurrealista), un tracciato di frammenti autobiografici, la trascrizione di una serie di sogni realmente effettuati da Queneau. E’ perfino un testo politico, nonché un’autoparodia”.
Stefano Bartezzaghi
“Un Bolero di Ravel letterario; una trasposizione delle correnti pittoriche dell’astrattismo e del cubismo nel mondo delle parole che vengono plasmate, modellate e rimodellate, strutturate e destrutturate; non un circolo ma un circo culturale con cui il Queneau-giocoliere si diverte a maneggiare i vocaboli, destreggiandosi con la loro sonorità fra figure retoriche, stili e generi letterari, approcci mentali e ideologici e il poliforme atteggiarsi dell’essere umano nella sua quotidiana esistenza”.
Fabrizio Giulimondi


martedì 5 gennaio 2016

"QUO VADO" DI GENNARO NUNZIANTE CON CHECCO ZALONE

Locandina Quo Vado?

Quo vado”, spassoso film del regista  Gennaro Nunziante,  con Checco Zalone in compagnia di un nutrito gruppo di bravi attori italiani (Lino Banfi, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Maurizio Micheli, Ludovica Modugno, Ninni Bruschetta, Paolo Pierobon, Azzurra Martino) e di Luca Medici (che è il vero nome di Checco Zalone), autore del divertente sottofondo musicale.
Fra la Norvegia e l’Africa passando per lo “Scarpone” , Checco Zalone prende in giro l’asfissiante politically correct  - che permea oramai  la cultura europea - e  la c.d. civiltà scandinava. Saltellando  fra copiosi luoghi comuni di italica origine (ma talvolta, purtroppo, veritieri), lo spettatore si diverte parecchio e, talvolta, si sganascia letteralmente dalle risate.
E’ un peccato perderselo!

Fabrizio Giulimondi



"FOLLIA" DI PATRICK MCGRATH

Follia

“Follia” (Adelphi, 1996), romanzo capolavoro dell’inglese Patrick McGrath - la cui pervasiva intelaiatura scientifica di ordine psichiatrico è dovuta alla consulenza di Brian O’Connell - da cui è stato tratto il film Asylum di David Mackenzie del 2005.

Inghilterra, 1959. Dall’interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera – la passione letale fra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra dell’ospedale, e Edgar Stark, un artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato. E’ una vicenda cupa e tormentosa, che fin dalle prime righe esercita su di noi una malia talmente forte da risultare quasi incomprensibile – finché lentamente non ne affiorano le ragioni nascoste.

«Emersi da una lettura che probabilmente avrà avuto poche interruzioni – senza ricorrere a sensazionalismi plateali, McGrath è un maestro nell’arte di non mollare la presa – ci si potrà domandare semmai in che categoria collocare questo libro avvincente….Libro in ogni caso di atmosfere e di inquietudini sotterranee, tali da creare un disagio che a molti non dispiacerà. Ricordate la Gwendolin di Oscar Wilde? “Che tensione intollerabile” osservava quella saggia giovinetta. E continuava: ”Speriamo che duri”»

Masolino D’Amico

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