lunedì 13 giugno 2016

"TRE GIORNI E UNA VITA" DI PIERRE LEMAITRE (MONDADORI)

Tre giorni e una vita
Dopo il vincitore del Premio Goncourt Ci vediamo lassù lo scrittore  parigino Pierre Lemaitre ha partorito un romanzo implacabile e scritto senza alcuna anestesia: “Tre giorni e una vita” (Mondadori).
Cosa prova un bambino di dodici anni che ha ucciso a bastonate sulla nuca un amichetto di sei? Ogni attimo può essere quello in cui lo vengono ad arrestare e a distruggere la sua esistenza e quella della sua famiglia, come lui ha annientato quella del bambino e dei suoi cari. Ogni momento immagina quello che potrebbe avvenire poco dopo e che invece non si realizza.
E’ il contrappasso dantesco, la pena per un ragazzino omicida che somma altre ignominie al proprio senso di colpa che diviene sempre più un macigno.
La scrittura di Lemaitre è visibile, è palpabile, la si tocca, fa divenire corporeo il dramma, il dolore, la sofferenza, la disperazione, l’imponderabile e l’ineludibile. I due terzi del libro trasudano pura tensione che attanaglia lo stomaco e non demorde mai. Ogni figura narrata dall’Autore emana tragicità, è circondata da un’aura di funesta attesa, è carica di un presagio di sventura.
Lo leggerete tutto d’un fiato e arriverete al delitto se qualcuno oserà interrompervi nell’incedere verso un finale faraonico.

Fabrizio Giulimondi

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