lunedì 18 settembre 2017

"DUNKIRK" DI CHRISTOPHER NOLAN


Dunkirk è l’anglicismo di Dunkerque, la località marittima francese teatro fra il 26 maggio e il 3 giugno 1940 del colossale rimpatrio -  su ordine di Churchill -  di 335.000 soldati britannici, sotto i colpi della aeronautica tedesca, a seguito dell’occupazione del territorio transalpino ad opera della Wehrmacht.
All’inizio vi furono le lunghe e sconvolgenti scene iniziali dell’opera di Steven Spielberg “Salvate il soldato Ryan”. Poi, dopo lungo tempo, ecco Dunkirk, del pirotecnico Christopher Nolan, le cui capacità artistiche e creative le abbiamo già ben conosciute con “Memento”.
Dunkirk possiede delle particolarità che lo rendono unico dentro il ricchissimo filone cinematografico bellico: mai si era vista una pellicola che contenesse 106 minuti ininterrotti di guerra. Realismo puro. Voi vivrete 106 minuti di guerra. Il sonoro (Premio Oscar 2018 come Miglior Montaggio Sonoro, come Miglior Sonoro e miglior Montaggio) e la colonna sonora (Hans Zimmer) determinano nell’animo dello spettatore uno stato di permanente tensione che sconfina, talora, nell’angoscia. Autenticità allo stato brado: i colpi delle mitragliatrici e le esplosioni delle bombe sembrano che attingano proprio Voi.
Coralità. Questo film è corale, corale e interpretato da attori che esprimono il dolore, il terrore, l’entusiasmo e l’attesa più con le espressioni mimiche e corporee che con la parola. I volti dei soldati, degli ufficiali e dei civili punteggiano la storia. Forse i veri protagonisti-eroi sono i tanti civili che andarono a soccorrere oltre Manica i loro militi per trasportarli verso le bianche costiere di Dover.
Christopher Nolan fa seguire al suo pubblico l’azione scenica da tre punti prospettici: la terra, il mare e il cielo.
Ad un sonoro da Oscar si aggiunge una fotografia (Hoyte Van Hoytema) da “Statuetta”. Nello scenario maestoso delle spiagge, della volta e dell’oceano di Dunkerque le battaglie aeree e navali si susseguono senza tregua, incollando, suggestionando e terrorizzando lo spettatore.  
Un colossal didattico e didascalico che si inserisce nella migliore tradizione americana dei film “di guerra”.

Fabrizio Giulimondi




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