martedì 17 ottobre 2017

"IL PALAZZO DEL VICERÉ" DI GURINDER CHANDA


Son tornati i colossal nelle sale cinematografiche in salsa hollywood-bollywood, fra seriosità anglosassone, tinte purpuree indiane e immani tragedie che hanno portato a quattordici milioni di profughi.
La regista anglo-indi-kenyota Gurinder Chanda con il suo ambizioso film “Il palazzo del Viceré” evoca i ricordi di sua nonna, il cui personaggio è immerso fra i corali protagonisti della narrazione. Un racconto complesso che ingloba quell’entusiasmante e tragico periodo di interregno, fra la vittoria per l’indipendenza indiana condotta dal Mahatma Gandhi e dal suo Popolo non violento e l’effettivo trasferimento di poteri da Sua Maestà britannica al Governo transitorio dell’India libera.
Tre secoli di dominazione inglese e la necessità che l’ultimo Viceré (e la sua presenzialista consorte), Lord Mountenbatten, adempia quanto prima agli atti necessari per una transizione pacifica. Nulla di pacifico vi sarà, però: la minoranza (un quarto della popolazione) musulmana vorrà un suo Stato. Il 15 agosto 1945, giorno dell’indipendenza, per Gandhi sarà un giorno triste. Il 15 agosto A.D. 1947 sorgeranno due Stati: India e Pakistan, Indù e Sikh da una parte, islamici dall’altra. Una guerra fratricida, esodi biblici, il “dietro le quinte” statunitense di questa “partizione”, il tutto accompagnato dal classico “fumettone” sentimentale fra due morosi, lei musulmana, lui indù, novelli Giulietta e Romeo indo-pakistani.

Fabrizio Giulimondi


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