lunedì 24 settembre 2018

“CI VEDIAMO A CASA. LA FAMIGLIA E ALTRI MERAVIGLIOSI DISASTRI” di GIGI DE PALO e ANNA CHIARA GAMBINI (SPERLING & KUPFER)


Ci vediamo a casa di [De Palo, Gigi, Gambini, Anna Chiara]
Ci vediamo a casa. La famiglia e altri meravigliosi disastri” di Gigi De Palo e Anna Chiara Gambini (Sperling & Kupfer)
L'allegria di un'ammucchiata sul lettone la domenica mattina. L'emozione di ascoltare il respiro di un bimbo che dorme e di annusare il suo odore. Il cuore che batte all'impazzata in attesa del risultato di un altro test di gravidanza. Le risate per una puzzetta. La baraonda intorno al tavolo della colazione e la corsa per non fare tardi a scuola. La quotidianità di una famiglia numerosa è fatta di questi e tanti altri momenti di straordinaria normalità, che Gigi e Anna Chiara sanno raccontare con spontaneità, disincanto, tenerezza e una buona dose di sano umorismo. Dal loro amore sono nati quattro figli (più uno, venuto al mondo proprio mentre questo libro andava in stampa!), e con ciascuno di loro la meraviglia e la sfida di essere genitori si sono rinnovate. Ma anche la stanchezza che mette a dura prova il rapporto di coppia, la fatica di far quadrare i conti alla fine del mese, i dubbi e le ansie per il futuro, le battutine e le frasi fatte della gente che ti incontra per strada con una piccola tribù al seguito. Ci vediamo a casa è sia un romanzo divertentissimo, sia un toccante diario intimo. È il ritratto a due voci della vita di una famiglia, senza filtri rosa e senza la pretesa di fornire ricette, perché ricette non ce ne sono… Se non l'amore e la voglia di mettersi in gioco ogni giorno.”.
(cit. recensione da Amazon)

Dopo che buona parte della letteratura e del cinema impegnano il loro tempo a demolire la famiglia, Gigi De Palo e la moglie Anna Chiara Gambini, per il tramite di “Ci vediamo a casa. La famiglia e altri meravigliosi disastri”, mostrano a noi tutti la sua bellezza, una bellezza fatta di carne e sangue, vita vissuta, quotidianità vera, lacrime che vengono sempre asciugate da sorrisi, una bellezza che accetta con gioia il quinto figlio – oggi di sei mesi – con la sindrome di down, un bambino bellissimo, “la carezza di Dio”.
Fabrizio Giulimondi

venerdì 14 settembre 2018

"NEL TEMPO DELL’INGANNO UNIVERSALE DIRE LA VERITÀ È UN ATTO RIVOLUZIONARIO" (GEORGE ORWELL)


chesterton
Le idee sono pericolose, ma l’uomo per cui sono più pericolose, è l’uomo senza idee… C’è un solo modo di proteggerci veramente contro l’eccessivo pericolo che rappresentano, ed è quello di essere imbevuti di filosofia e saturi di religione” … “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 7 settembre 2018

FABRIZIO GIULIMONDI: "VIGILANZA DINAMICA: COSI' NON VA!"


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La graduale introduzione del sistema di “vigilanza dinamica”, di fatto, prevede che i detenuti siano aperti almeno 8 ore al giorno, si autogestiscano e siano impegnati in attività lavorative e trattamentali.
Nel corso del tempo si è avuto modo di riscontrare che tale sistema, però, non abbia sortito i risultati auspicati.
In circa il 95% degli Istituti penitenziari italiani è stato applicato tale sistema di vigilanza, o meglio, è stato garantita l’apertura delle celle per almeno 8 ore al giorno.
Tale ultima precisazione è necessaria in quanto nella stragrande maggioranza degli Istituti che gestiscono i detenuti a regime penitenziario aperto, gli stessi, non sono impegnati in alcuna attività lavorativa ma stazionano nei corridoi delle Sezioni detentive a far nulla.
Si è avuto modo di constatare, altresì, una graduale diminuzione del livello di vigilanza da parte del Personale di Polizia penitenziaria che, anche in considerazione della vetustà delle strutture penitenziarie e la difficoltà nell’investire per l’adeguamento sia strutturale che tecnologico delle strutture penitenziarie, ha inevitabilmente causato un incremento delle evasioni e un’esponenziale aumento delle aggressioni da parte di detenuti nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria che dal 2015 ad oggi sono aumentate di circa il 15% all’anno.
Sempre per ciò che concerne la gestione del detenuto nell’ambito delle sezioni, un incremento pari al 15/16% si è avuto anche per ciò che concerne gli atti di autolesionismo, tentati suicidi, colluttazioni e ferimenti con, in alcuni casi, la costituzione di vere e proprie bande di ristretti organizzate per assumere mediante atteggiamenti violenti la supremazia ed il controllo sulla restante popolazione detenuta.
Ciò posto si ritiene di dover osservare che il nostro sistema penitenziario non sembra essere pronto al sistema di vigilanza in questione.
Ben vengano le innovazioni ma, le stesse, devono necessariamente garantire sia la sicurezza sociale che le aspettative delle persone detenute.
Quanto sopra denota che vi è un limite nella individuazione dei soggetti che possono essere gestiti con modalità aperte sia in ragione del titolo di reato ascritto sia, e principalmente, per il comportamento serbato in ambiente penitenziario che qualora ritenuto “non corretto”, non possono non essere oggetto di modalità custodiali più rigorose e di una assidua sorveglianza.

CONCLUSIONI
Obiettivo primario dell’Amministrazione Penitenziaria, dovrebbe essere che ogni istituto penitenziario possa avere la possibilità di gestire la popolazione detenuta, a custodia aperta e a custodia chiusa, ferma restando la possibilità, per coloro i quali sono gestiti a “custodia chiusa”, di revisionare nel tempo il giudizio di pericolosità e il conseguente transito dalla custodia chiusa alla “custodia aperta” a mo’ di concessione premiale e viceversa.
Fabrizio Giulimondi
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lunedì 3 settembre 2018

“LE INTERMITTENZE DELLA MORTE” di JOSÉ SARAMAGO

E se la Morte decidesse di deporre la sua falce e smettere di operare nel Mondo? Se l’Umanità per un periodo di tempo, o per sempre, non conoscesse più la cessazione della vita, cosa accadrebbe? Quali sarebbero le conseguenze sociali, umane, economiche, politiche, istituzionali, religiose, spirituali, individuali e collettive, esistenziali e relazionali della imperitura permanenza in vita dei corpi delle donne e degli uomini che dimorano sul pianeta denominato Terra? E cosa succederebbe se anche la Morte dal mantello nero che ricopre un terrificante teschio scoprisse quel sentimento che gli umani chiamano “Amore”?
Solo il Premio Nobel per la letteratura José Saramago poteva dare rispose letterarie adeguatamente geniali con il suo tipico stile senza punti, interruzioni e cesure, che determina un continuum di inenarrabile bellezza estetico-narrativa, ne “Le intermittenze della morte” (Universale Economica Feltrinelli, 2013).
Chi non lo leggerà perderà molto.

Fabrizio Giulimondi