sabato 29 dicembre 2018

"IL GIOCO DEL SUGGERITORE" di DONATO CARRISI


Puoi sfuggire al buio. Ma non puoi impedire al buio di cercarti
Prima era stato “Il suggeritore”.
Poi era sopraggiunto “Il cacciatore del buio”.
È dal buio che vengo”.
E ora Donato Carrisi ci conduce per mano dove la virtualità diventa realtà perché la realtà può essere troppo limitante all’espansione del Male: “Il gioco del suggeritore” (Longanesi).
E al buio che devo tornare
Chi è Enigma? Chi è Pascal?
È dal buio che vengo e al buio devo tornare”.
L’alessitimia è l’analfabetismo affettivo.
Mila ne è affetta.
Mila è un ex poliziotto.
Mila ha una figlia.
Ciò che l’uomo non riesce a fare nel mondo reale per viltà o argini etici nell’Altrove lo può fare. Tutto è possibile nell’Altrove.
E se l’Altrove tracima nel mondo reale?
 Il potere di cambiare le persone, di trasformare innocui individui in sadici assassini”.
Carrisi è il thriller che in modo erudito interiorizza le nostre paure, quelle che ancora non conosciamo, ne anticipa i tempi, le profetizza, le preconizza, ce le fa conoscere prima che esse si disvelino nella loro più cupa virulenza. Il Male non si manifesta con il ruggito feroce di un essere deforme e belluino, ma con il sorriso gentile di un suggeritore: “la faccia di un uomo normale
Puoi sfuggire al buio. Ma non puoi impedire al buio di cercarti
Fabrizio Giulimondi

venerdì 14 dicembre 2018

“BOHEMIAN RHAPSODY” di BRYAN SINGER: PREMIO OSCAR 2019 COME "MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA" - GOLDEN GLOBE 2019 COME "MIGLIOR FILM DRAMMATICO" E COME "MIGLIOR ATTORE IN UN FILM DRAMMATICO"




Bohemian Rhapsody” di Bryan Singer (Golden Globe 2019 come "Migliore film drammatico") è una nota lunga un film. È il genio musicale, l’istrionismo e la potenza vocale di un uomo. È il dramma umano di un omosessuale, irrefrenabile nel sesso compulsivo orgiastico ma in quotidiana e spasmodica ricerca della donna a cui è stato legato per lungo tempo e che non ha smesso mai di amare. È la negazione delle proprie radici etniche per anelarvi verso la fine. È la solitudine e le folle oceaniche nello stadio di Wembley per il concerto mondiale “Live aid”. È la villa sontuosa con lo sguardo rivolto alla casetta della famiglia. È la possanza di una musica che ha stravolto i canoni sonori e ritmici del rock degli anni ’70. È l’aids e Show must go on.
Sono loro, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzello e Rami Malek (Premio Oscar 2019 come "Miglior attore protagonista; Golden Globe 2019 come "Miglior attore in un film drammatico") che mirabilmente incarnano nel corpo e nell’anima Brian May, Roger Taylor, John Deacon…e lui…la star…una voce che si fa melodia e urlo, che la malattia e la morte non hanno certo potuto spegnere: Freddy Mercury.
I Queen.
 Fabrizio Giulimondi



giovedì 6 dicembre 2018

"SE SON ROSE" di e con LEONARDO PIERACCIONI


Leonardo Pieraccioni, ossia l’eterno Peter Pan del cinema italiano, riesce ancora a far sorridere il suo pubblico con un film prenatalizio, “Se son rose”, caratterizzato ancora una volta da una comicità delicata e pulita (similmente a quella di Checco Zalone e Ficarra e Picone), non funestata da indottrinamenti ideologici e politici.
La produzione artistica di Pieraccioni è "buona" e solare, seppur possiede le venature malinconiche che propriamente si addicono all’autentica commedia nostrana. Il comico toscano racconta storie con trame evanescenti ma condite di buoni sentimenti, snocciolate nella maniera ridanciana tipica della tradizione della sua Terra: non vuole impegnare il cervello ma rasserenare famiglie che possono tranquillamente recarsi insieme in una sala cinematografica senza brutte sorprese.
La bellezza dei posti si accompagna a quella delle attrici e al sorriso mesto e giocoso dell’attore-regista. Simpatico l’“auto-plagio” dovuto al richiamo a scene di pellicole precedenti.
Il cast vede volti noti del piccolo e grande schermo (Michela Andreozzi, Elena Cucci, Caterina Murino, Claudia Pandolfi, Gabriella Pession, Antonia Truppo, Nunzia Schiano, Sergio Pierattini), insieme alla presenza della famosa youtuber Mariasole Pollio, già conosciuta agli spettatori televisivi dell’ultima edizione di “Don Matteo”.
Fabrizio Giulimondi



domenica 2 dicembre 2018

“IL SEGRETO DI BENEDETTO XVI. PERCHÉ È ANCORA PAPA” di ANTONIO SOCCI (RIZZOLI): UN OBBLIGO LEGGERLO


Il segreto di Benedetto XVI. Perché è ancora papa
Vi sono libri che vano letti e basta. Vanno letti perché possono indicare un percorso sino ad allora sconosciuto e disvelare verità che si ignorano. La parola può essere profetica e illuminare ciò che si ha dinanzi agli occhi ma che non si riesce a vedere. Parole che penetrano ciò che poco prima si ignorava. Parole che entrano dentro e non abbandonano più la mente, l’anima e il cuore dove si sono depositate.
Antonio Socci è andato oltre verso l’oltre.
Prima “Non è Francesco”.
Poi “La profezia finale”.
E ora un saggio che prego tutti di leggere: “Il segreto di Benedetto XVI. Perché è ancora Papa” (Rizzoli).
L’ 11 febbraio 2013 Papa Benedetto XVI si “dimette” da Pontefice.
Il 28 febbraio 2018, ore 20, entrano in vigore le “dimissioni”.
Il 13 marzo 2018 Jorge Mario Bergoglio viene “eletto” papa, con il nome di Francesco.
Un approfondimento ad ampio respiro del contesto internazionale e della situazione geo-politica globale
Una analisi certosina di documenti privati e pubblici.
Una attenta valutazione di fatti concatenati e comparati fra di loro, per lo più nascosti e puntualmente comprovati.
Uno studio accurato esegetico di scritti a partire dalla famosa Declaratio, con la quale Joseph Ratzinger aprì il Mondo ad una nuova epoca.
Una ricerca profonda ed erudita, giuridica e teologica, del significato di ogni singola parola di epistole e discorsi che mostrano verità ben diverse, radicalmente diverse, da una facile quanto apparente illusione di conoscenza.
Un lavoro quello di Socci condotto con rigore scientifico, in cui anche ogni singola nota deve essere visionata.
Il segreto di Benedetto XVI. Perché è ancora Papa” non l’ho letto, ma studiato, e ora è tempo di meditarlo.
Prego tutti di andare in libreria o di connettervi subito ad internet per acquistarlo.
Fabrizio Giulimondi

sabato 1 dicembre 2018

"EROI-VENTIDUE STORIE DALLA GRANDE GUERRA”, A CURA DI EMANUELE MERLINO, EMANUELE MASTRANGELO ED ENRICO PETRUCCI


Questo è il tempo dell’individualismo, del menefreghismo, del tanto peggio tanto meglio, del mors tua vita mea, del carpe diem, dell’epicureismo sfrenato, del “Che male c’è?”, della negazione della Storia e di un continuum che lega il passato con il presente e il futuro. Questo è il tempo dell’abbandono di qualsiasi visione ultronea, trascendentale, valoriale, epica, eroica, mitologica dell’esistenza umana, l’epoca i cui ogni desiderio diventa un diritto imperativo. Bene, in questo tempo “Eroi-Ventidue storie dalla grande Guerra”, a cura di Emanuele Merlino, Emanuele Mastrangelo ed Enrico Petrucci (Idrovolante edizioni) fa ripercorrere al lettore non un periodo storico ma una lunga emozione attraverso  vicende vere, autentiche, vite vissute, sangue e passione, morte e volontà di vittoria e di redenzione, il coraggio oltre ogni limite di ragazzi e ragazze provenienti da  venti regioni d’Italia, ragazzi e ragazze italiani, giovani, gagliardi, pieni di vita, eguali a tanti, diversi da tanti, che mettono in gioco tutto se stessi per quell’ ”Idea” oggi tanto svillaneggiata e irrisa: Patria.  Racconti partoriti dalla Prima Guerra Mondiale, dalla Grande Guerra, dalla Quarta Guerra d’Indipendenza: 24 maggio 1915 - 4 novembre 1918. L’Italia questo conflitto l’ha vinto. L’Italia lo ha voluto dimenticare. Agli italiani l’hanno fatto dimenticare.
Questo lavoro letterario, venato da una incontrollabile forza emotiva e sentimentale, da un commovente amore patriottico, è un libro-albero, ricamato da venature gonfie della linfa vitale della Memoria, il ricordo di chi ha destinato la propria beve esistenza non al Nulla odierno ma ad un ideale, un ideale che è diventato “Italia”.
Solo in Italia può capitare che la dichiarazione di guerra venga fatta da un poeta. Solo in Italia la poesia si fa arma, il verso si fa gesto, la storia chiama alla Vittoria. Non posso fare altro. Non è facile convincere i miei superiori ma ‘Quando l’Italia è in guerra io devo essere al mio posto’. E parto”.
 Fabrizio Giulimondi