sabato 1 dicembre 2018

"EROI-VENTIDUE STORIE DALLA GRANDE GUERRA”, A CURA DI EMANUELE MERLINO, EMANUELE MASTRANGELO ED ENRICO PETRUCCI


Questo è il tempo dell’individualismo, del menefreghismo, del tanto peggio tanto meglio, del mors tua vita mea, del carpe diem, dell’epicureismo sfrenato, del “Che male c’è?”, della negazione della Storia e di un continuum che lega il passato con il presente e il futuro. Questo è il tempo dell’abbandono di qualsiasi visione ultronea, trascendentale, valoriale, epica, eroica, mitologica dell’esistenza umana, l’epoca i cui ogni desiderio diventa un diritto imperativo. Bene, in questo tempo “Eroi-Ventidue storie dalla grande Guerra”, a cura di Emanuele Merlino, Emanuele Mastrangelo ed Enrico Petrucci (Idrovolante edizioni) fa ripercorrere al lettore non un periodo storico ma una lunga emozione attraverso  vicende vere, autentiche, vite vissute, sangue e passione, morte e volontà di vittoria e di redenzione, il coraggio oltre ogni limite di ragazzi e ragazze provenienti da  venti regioni d’Italia, ragazzi e ragazze italiani, giovani, gagliardi, pieni di vita, eguali a tanti, diversi da tanti, che mettono in gioco tutto se stessi per quell’ ”Idea” oggi tanto svillaneggiata e irrisa: Patria.  Racconti partoriti dalla Prima Guerra Mondiale, dalla Grande Guerra, dalla Quarta Guerra d’Indipendenza: 24 maggio 1915 - 4 novembre 1918. L’Italia questo conflitto l’ha vinto. L’Italia lo ha voluto dimenticare. Agli italiani l’hanno fatto dimenticare.
Questo lavoro letterario, venato da una incontrollabile forza emotiva e sentimentale, da un commovente amore patriottico, è un libro-albero, ricamato da venature gonfie della linfa vitale della Memoria, il ricordo di chi ha destinato la propria beve esistenza non al Nulla odierno ma ad un ideale, un ideale che è diventato “Italia”.
Solo in Italia può capitare che la dichiarazione di guerra venga fatta da un poeta. Solo in Italia la poesia si fa arma, il verso si fa gesto, la storia chiama alla Vittoria. Non posso fare altro. Non è facile convincere i miei superiori ma ‘Quando l’Italia è in guerra io devo essere al mio posto’. E parto”.
 Fabrizio Giulimondi

Nessun commento:

Posta un commento