giovedì 30 maggio 2019

"IL TRADITORE" di MARCO BELLOCCHIO



So di essere controcorrente con l'"Osanna collettivo" ma l'ultima fatica cinematografica di Marco Bellocchio "Il traditore" è deludente.
Dopo una prima parte efficace la narrazione dall'incontro di Tommaso Buscetta con Giovanni Falcone in poi diventa debole, poco incisiva e a tratti surreale: il primo interrogatorio fra don Masino e il grande giudice siciliano è stato reso ben più potente dai tanti film realizzati in passato; il processo è reso una comica; i confronti con gli altri boss lievemente ridicoli e un poco noiosi; il presidente della Corte raffigurato in maniera macchiettistica; il riferimento all'Aids durante il dibattimento del maxiprocesso a Cosa Nostra del 1986 irrealistico, visto che in Italia se ne è iniziato a parlare diffusamente solo negli anni 1988-1989.
Vagamento apologetico, il film è troppo lungo, a macchia di leopardo lento, appesantito dal voler dire troppo.
Artisticamente interessanti le evocazioni simboliche, metaforiche, immaginifiche e oniriche.
Bravissimi gli attori, fra cui spiccano, in una coralità attoriale, Pierfrancesco Favino (Buscetta) e Luigi Lo Cascio (Totuccio Contorno).
Fabrizio Giulimondi

domenica 19 maggio 2019

"STANLIO & OLLIO” di JOHN S. BAIRD


Stanlio & Ollio” di John S. Baird è una pellicola che ci fa tornare indietro nel tempo, alla nostra infanzia e alla nostra adolescenza, un amarcord gonfio di malinconia, bellezza e tenerezza.
Dagli States al Regno Unito, dall’apice del successo nel 1937 al crepuscolo degli anni 1953-1955, sino alla morte nel 1957 di Oliver Hardy e nel 1965 di Stan Laurel, il film racconta la storia umana, amicale e professionale del duo più famoso della storia del cinema comico mondiale.
Steve Coogan e John C. Reilly incarnano i perfetti sosia di Stanlio e Ollio nelle loro fisicità, corporeità, mimica, gestualità, movenze e peculiarità recitative.
Le rispettive mogli (Nina Arianda nelle vesti della moglie di Stan, Shirley Henderson nei panni della consorte di Ollie) proiettano nella vita vissuta le caratteristiche caratteriali e caricaturali delle tante coniugi che hanno accompagnato le “due bombette” nei loro celeberrimi cortometraggi.
Grandiosamente commovente, maestosamente vero, il film fra gag, sketch, coupe de theatre, battute, improvvisazioni, intuizioni geniali cariche di vis comica, emoziona, e tanto, lo spettatore.
Due giganti, due uomini uniti da amicizia infarcita come tutte le amicizie autentiche di scontri, litigi e profonda vicinanza, di gesti delicati e interminabile affetto. Il gioco dei cavalli, il denaro a cascata che viene a finire, il potere della risata che esplode da gestualità semplici e rituali, musichette e ritornelli che rimarranno imperiture nelle nostre orecchie, immagini indelebili fisse nei nostri occhi e nelle nostre menti. Una tournée che non è ancora finita e continua fra i teatri e le sale cinematografiche dei nostri ricordi.
Chi ha fatto ridere l’Umanità non muore mai.
Fabrizio Giulimondi



sabato 18 maggio 2019

CONSIGLIO DI LETTURA PER I GENITORI: “PORNOLESCENZA. PROTEGGERE BAMBINI E ADOLESCENTI DA PORNOGRAFIA, SEXTING E CYBERBULLISMO” di ANTONIO MORRA (PREFAZIONE di EMILIANO LAMBIASE) (ABBiABBè EDIZIONI)


PORNOLESCENZA: Proteggere bambini e adolescenti da pornografia, sexting e cyberbullismo
Pornolescenza. Proteggere bambini e adolescenti da pornografia, sexting e cyberbullismo” di Antonio Morra (prefazione di Emiliano Lambiase) (ABBiABBè edizioni): breve, micidiale e utilissimo saggio che consiglio caldamente a genitori, fratelli (maggiori) e adulti in genere.
Grazie ad un rigoroso taglio scientifico, note puntuali, documentazione incontrovertibile, dovizia di dati, informazioni e rilevazioni statistiche, l’Autore fa entrare il lettore nelle bolge dantesche della pornografia e dei suoi derivati, snocciolando tutta la filiera dell’orrore, dal sexting, al porn revenge, dal cyberbllismo allo slut-shaming, dalla “pseudo pedopornografia infantile” sino a quella vera e propria.
Implacabile dissezione di un mondo orripilante e infernale, dove negli antri nascosti della mercificazione e della disumanizzazione del sesso irrompono suicidi (delle porno-attrici di cui non parla mai nessuno), alcool, droga, depressione, disperazione. Nel web, coperti dall’anonimato e senza ostacoli di sorta, moltitudine di giovani e giovanissimi del globo consumano pornografia on line sino alla ossessione e alla dipendenza. Il lettore scoprirà quanto la violenza, anche nella sua declinazione sessuale e nella dimensione fra adolescenti, sia spesso strettamente legata all’uso e abuso di pornografia. Similmente al meccanismo compulsivo e di assuefazione del tossico e dell’alcolista, il fruitore abituale di porno cerca sempre di alzare l’asticella del proibito e dell’inusuale per incamminarsi inconsapevolmente ma ineluttabilmente verso la visione di immagini di sesso estremo, violento, senza limite né freni, in direzione dell’“Oltre”. La pornografia pedofila costituisce l’ultimo girone e dalla fantasia si passa ai fatti, anche fra minorenni.  Una vera “pornificazione” dell’esistenza e della sessualità umana sin dalla sua più tenera età a cui Morra cerca di porre rimedi fornendo espliciti, preziosi quanto pragmatici consigli, specie ai genitori.
La nuova generazione deve imparare a smettere di preoccuparsi delle opinioni della massa. Deve imparare a combattere la pressione dei propri coetanei. Se vogliamo che i nostri figli siano forti, dobbiamo insegnare loro a pensare con la propria testa e a lottare per i propri valori

sabato 11 maggio 2019

“MA COSA CI DICE IL CERVELLO” di RICCARDO MILANI


Ma cosa ci dice il cervello” di Riccardo Milani è un film bello, corale, intelligente, valoriale, un cocktail di commedia, comicità e azione. La fantasmagorica ed eclettica Paola Cortellesi è in compagnia di un grande cast di attRici e attori tutti all’insegna del miglior cinema italiano: Stefano Fresi, Teco Celio, Remo Girone, Vinicio Marchioni, Lucia Mascino, Ricky Menphis, Paola Minaccioni, Giampaolo Morelli, Claudia Pandoli, Carla Signoris.
In modo ridanciano e carnascialesco i toccano molti e pruriginosi temi attuali sociali e di costume: l’oramai diffusissima assenza di educazione, rispetto per gli altri, per il bene comune e per le regole, che devono riguardare solo gli altri e mai se stessi; l’incultura degli internauti che pretendono di conoscere tutto e di potersi imporre su chi ha studiato e approfondito per anni determinate materie; una classe studentesca violenta e priva di qualunque barlume di senso di autorità. Attraverso le figure professionali dell’insegnante scolastico, del medico della struttura pubblica, dell’hostess e dell’allenatore di calcio si ripropongono in forma aggiornata le figure della commedia dell’arte insieme ai vizi e alle virtù che esse incarnavano e incarnano nell’Italia di oggi.
Giovanna (Paola Cortellesi) è la virtù nascosta di chi, dietro all’anonima facciata di una anonima impiegata di un anonimo Ministero, cela l’attività rocambolesca e avventurosa di un agente dei servizi segreti: tramite lei la virtù dilagherà insufflando doti di coraggio e di rivolta morale nella variopinta cerchia umana che la circonda.
Pellicola molto educativa, che getta lo sguardo oltre l’aspetto fisico delle persone (Stefano Fresi evoca in versione rimpolpata Fabris di “Compagni di scuola” di Carlo Verdone) e, fra una risata, una gag e una battuta, insegna molto e molto fa riflettere. Dovrebbe essere fatta vedere nelle scuole.
Fabrizio Giulimondi


venerdì 10 maggio 2019

"PET SEMATARY" dI KEVIN KÖLSCH (TRATTO DALL'OMONIMO ROMANZO DI STEPHEN KING)


 
Nel 1983 uscì un capolavoro-cult autenticamente horror di Stephen KIng "Pet Sematary". Quando lo lessi mi piacque molto e mi spaventò. Mary Lambert si cimentò nel 1989 nella sua realizzazione cinematografica con "Cimitero vivente".
Ora, nel 2019, Kevin Kölsch ha partorito una ottima pellicola paurosa con l'omonimo titolo del romanzo del genio statunitense.
"Pet Sematary" non è un errore di digitazione o ignoranza della lingua. Sematary e non Cematary perché è in questo modo che i ragazzini del racconto indicano il luogo dove vanno a seppellire i loro amati animali domestici.
La storia è carica di brivido, suspense, attesa, terrore, una storia che si distanzia in alcuni punti dalla trama originaria dettata da King, forse per motivi attoriali (poi capirete). Come è inevitabile, il libro ha sempre una struttura narrante più elevata rispetto al suo sviluppo cineastico. Come dice Ammanniti, ognuno di noi mentre legge si costruisce un proprio film che provoca una fatale delusione quando non lo vede realizzato da altri sul Grande Schermo.  
Una famiglia che se ne va da Boston. Lui è medico e lei casalinga. Due figli: una bambina e un bimbo più piccolo. Il ricordo di una zia con la schiena contorta oscenamente raggomitolata sul letto. Gatto. Villetta. Campagna. Un cimitero di bestioline prevalentemente morte investite dai grossi camion che sfrecciano lungo la vicina statale. Non solo i pet muoiono lì.  Bambini che con maschere inquietanti fanno i funerali ai loro perduti amici. E poi v'è un'area, più in là, oltre il piccolo fanciullesco cimitero, ricoperta da una terra strana, immersa in suoni che sembrano di uccelli, ma non lo sono.
Ritmo elevato, che non demorde, insistente, incupito da sonorità amorfe elettroniche. Il muro non va abbattuto. La morte è più dolce.
Fabrizio Giulimondi

mercoledì 1 maggio 2019

"IL TUNNEL” di ABRAHAM B. YEHOSHUA (EINAUDI)



Il tunnel” di Abraham B. Yehoshua (Einaudi) è un intreccio di metafore ed allegorie che si fondono in un nodo inestricabile. “Il tunnel” è il deserto di Negev che si va ad affacciare nel deserto di un lobo frontale avvolto nelle nebbie, è l’atrofia di un cervello che guarda un tunnel che deve penetrare una collinetta sabbiosa carica di storia nabatea. “Il tunnel” è un viaggio dal settentrione al meridione di Israele e un viaggio lungo la demenza, dalla sua scoperta alla sua esplosione. Il viaggio è l’architrave della narrazione, un viaggio che percorre autostrade e dune, ma, soprattutto, tunnel, tunnel visibili e tunnel invisibili, intangibili, nascosti, tunnel fatti di cemento e mattoni e tunnel eterei come quelli che attraversa l’anima. È un viaggio vissuto da un eccellente ingegnere nella propria perdita di coscienza dove la scenografia è composta dall’amore familiare, filiale, coniugale. È una storia albeggiante e crepuscolare che vede Luria, la sua famiglia, i suoi ex colleghi e i parenti di vetusti collaboratori espandersi proiettati verso l’esterno, per poi essere interiorizzati dall’Autore che consegna al lettore il compito di rielaborarli e rivisitarli.
Yehoshua ha uno stile morbido, caldo, delicato, pacato, dai colori tenui, lievemente chiaroscuri, avvolgente, come un tramonto sulla distesa desertica della Giudea, ove descrizioni ambientali e naturalistiche si sciolgono in quelle intimistiche ed introspettive: “Una sottile falce di luna spuntata a oriente, incalzata da uno sciame di stelle, solca il cielo terso”.
E la parola si fa incanto.
Fabrizio Giulimondi