martedì 2 luglio 2019

FABRIZIO GIULIMONDI: "RIFLESSIONI SULLE ECOMAFIE"


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LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE STA DIVENTANDO TRAIETTORIA dello SVILUPPO ECONOMICO

Stiamo vivendo un MUTAMENTO DI RAPPORTO AMBIENTE/ECONOMIA nell’OTTICA dello SVILUPPO SOSTENIBILE RISPETTO dell’AMBIENTE come NUOVA CONDIZIONE dello SVILUPPO compatibile con la limitatezza delle risorse per le generazioni future.

Per questo motivo la GREEN ECONOMY impone di prendere in considerazione oltre ai BENEFICI anche l’IMPATTO AMBIENTALE di una scelta produttiva à DANNO AMBIENTALE non può essere più concepito come un semplice COSTO ma va affrontato in CHIAVE PREVENTIVA.

La tutela dell’ambiente diventa NUOVA BUSSOLA che orienta le soluzioni sul piano economico, legislativo e tecnologico idonee a promuovere un modello di sviluppo sostenibile.
Ne sono esempi significativi il riciclo dei rifiuti e il ricorso alle energie rinnovabili: sotto tale profilo è molto suggestiva la nuova frontiera dei biocarburanti di seconda generazione che, grazie alla chimica delle biomasse, possono essere ottenuti dai materiali di scarto organico di natura animale e vegetale e dai residui dell'industria agro-alimentare.

LEGALITA’ AMBIENTALE DIVENTA VALORE PER IMPRESA

PENSARE ad un nuovo modo di fare impresa che si pone in una zona intermedia tra il profit e il non profit secondo una nuova logica del profitto responsabile.

Società che oltre allo scopo di lucro perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, attività culturali e sociali.

Generare un nuovo obiettivo: benessere ambientale e sociale (per la comunità, i lavoratori e in ultima analisi per le generazioni future).



QUESTO NUOVO TARGET ha RITORNO per le IMPRESE poiché il tema del rispetto dell’ambiente ha assunto ormai valore primario: evitare costi processuali e stigma di una condanna; guadagno in termini di immagine.


ANCHE il MERCATO PUBBLICO fa da NUOVA LEVA per IMPRESA rivolta all’AMBIENTE e al SOCIALE

·       È l'Italia dell'illegalità legata allo smaltimento illecito dei rifiuti e dei reati contro l'ambiente quella fotografata dal Rapporto Ecomafia di Legambiente del 2018 che indica, nel 2017, in 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati nel nostro Paese. Il fatturato dell'ecomafia è salito a 14,1 miliardi (+9,4 per cento 2018 rispetto al 2017), una crescita dovuta soprattutto alla lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.
·       Il "Daspo ambientale" proposto dal Ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, è una ottima intuizione: "Chi inquina - dice - a mio parere è il caso che lasci il territorio, perché non lo ama. Se vogliamo salvare il pianeta imitazioni anche da queste piccole cose".
·       Presidente della Repubblica. "È cresciuta negli anni la coscienza del limite e del grande valore delle risorse ambientali, che richiedono cura e responsabilità da parte di ogni componente della società - ha detto Sergio Mattarella - lo sfruttamento dei beni comuni, lo squilibrio, l'inquinamento, le azioni fraudolente, il dissesto sono veri e propri delitti compiuti contro le generazioni di domani, e costituiscono nell'oggi una violenza che comprime i diritti della persona". "L'ambiente degradato e saccheggiato - denuncia il capo dello Stato - è, al tempo stesso, uno spazio vittima delle organizzazioni del crimine e brodo di cultura della loro espansione".
L'impennata delle inchieste sui traffici illegali di rifiuti è anche all'origine dell'incremento registrato degli illeciti ambientali (+18,6 2018 rispetto al 2017).
La corruzione rimane il nemico numero uno dell’ambiente e dei cittadini e nello sfruttamento illegale delle risorse ambientali riesce a dare il peggio di sé. Lo smaltimento dei rifiuti è un settore di grande valore economico gestito da funzionari pubblici e singoli amministratori che hanno un ampio margine di discrezionalità. Così, coloro i quali dovrebbero in teoria garantire il rispetto delle regole e la supremazia dell’interesse collettivo su quelli privati, crea l’humus ideale per le pratiche corruttive.
·       L'aumento dei traffici illeciti di rifiuti
Crescono le tonnellate di rifiuti sequestrate dalle forze dell’ordine nell’ultimo anno e mezzo (4,5 milioni di tonnellate dal 1 gennaio 2017 al 31 maggio 2018).
IL RUOLO CRUCIALE LO SVOLGONO LE MAFIE
per quanto i reati ambientali siano commessi anche da faccendieri e imprese varie, le organizzazioni di stampo mafioso hanno un ruolo cruciale.
Nell'agroalimentari riflettori puntati sul mercato ittico: vongole e cozze allevate in ambienti non controllati e inosservanza del fermo biologico sono i reati più comuni nel settore agroalimentare, che toccano i 37mila, in crescita rispetto al 2016. Oltre al settore ittico i comparti più colpiti sono quello della ristorazione, dei vini e alcolici, della sanità e cosmesi e in genere.
·       Economia sommersa ed economia criminale
L’economia sommersa è l’insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al prodotto interno lordo ufficialmente osservato, ma che non sono state registrate e quindi regolarmente tassate, con l’esclusione del giro d’affari delle attività criminali. In pratica, in base a questa definizione, possiamo dire che esistono tre PIL: quello ufficiale, quello sommerso e quello criminale.
Passando ai numeri, le valutazioni di Banca d’Italia, Corte dei Conti, Istat ed Eurispes sul sommerso vanno da un terzo a oltre metà del fatturato in chiaro del settore privato.
Per la Banca d'Italia, che si basa sull’analisi del flusso di denaro contante nel quadriennio tra il 2008-2012, l’economia inosservata rappresenta il 31,1% del PIL. In valore assoluto, l’economia che sfugge alle statistiche ufficiali sfiora i 490 miliardi di euro, 290 dei quali dovuti all’evasione fiscale e contributiva e circa 187 all’economia criminale.
Per la Corte dei Conti l'evasione si situa intorno al 21% del PIL, dato che pone l’Italia al secondo posto della graduatoria internazionale, dopo la Grecia. La Corte, a differenza di Bankitalia, piuttosto che valutare in modo sistematico il fenomeno del sommerso in termini di imponibile, valuta il mancato gettito e in particolare gli effetti perversi e pesanti della corruzione sul funzionamento della pubblica amministrazione.
Secondo l’Istat - rapporto del 2016 in riferimento a dati del 2013 - il sommerso rappresenta il 12,9% del PIL, ossia 210 miliardi di euro circa. Il dettaglio dell’evasione è così ripartito: 31% nel settore agricolo, 13,4% nell'industria e 21,9% nei servizi.
Nel 2016 sommando i tre PIL (ufficiale, sommerso e criminale) il prodotto interno italiano complessivo schizzerebbe a oltre 2.200 miliardi.
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La quantificazione del fatturato e del patrimonio delle mafie è attività, invece, molto più difficoltosa: secondo i diversi studi (Sos Impresa, Banca d'Italia e Transcrime), si passa da 26 a 138 miliardi di euro. Di solito le stime si basano su valutazioni soggettive ritenute attendibili dalle fonti investigative istituzionali (denunce, sequestri e confische), ma si tratta di criteri basati su presunzioni e non su una complessità di dati empirici.
La fonte che di solito viene presa a riferimento per la quantificazione in termini economici delle attività criminali è il rapporto annuale di Sos Impresa, secondo il quale nel 2012 il fatturato delle mafie era stimato in 142 miliardi di euro, la liquidità disponibile in circa 68 miliardi, l’utile in 105 miliardi.
La Banca d'Italia ha effettuato una stima basandosi sulla domanda di contante integrata da informazioni sulle denunce per droga e prostituzione messe in relazione al PIL delle singole province italiane. Nel rapporto pubblicato nel 2015 attribuisce all’economia criminale un valore pari al 10,9% del PIL nel periodo 2005-2008, ma in continua e costante ascesa.
Più contenuti i dati di Transcrime (centro di ricerca sul crimine transnazionale): il giro d’affari della criminalità organizzata ammonterebbe in media “solo” all’1,7% del PIL, con un fatturato che varia in un intervallo compreso tra i 17,7 e i 33,7 miliardi. L’ipotesi di fondo dello studio è che solo una fetta delle attività illegali sia controllata da organizzazioni criminali (ad eccezione delle estorsioni, tipiche del crimine organizzato): il fatturato delle mafie varierebbe tra il 32 e 51% del PIL illegale.
Di certo v’è di certo l’esistenza di una gigantesca distorsione nel nostro tessuto economico istituzionale tale da drenare, ogni anni, una quantità ingente di risorse produttive.
Da ricordare l’approvazione -  all'unanimità e con una staffetta velocissima -  il 18 ottobre 2016 della legge sul caporalato. La nuova normativa ha rafforzato il contrasto a questa realtà, con l’introduzione nel codice penale dell’art. 603 bis, collocato proprio tra i delitti contro la libertà individuale della persona. Il caporalato è un fenomeno inumano che si è inteso fortemente avversare con grande determinazione. La legge sanziona la condotta anche del datore di lavoro e non soltanto dell’intermediario; prevede l’applicazione di un’attenuante in caso di collaborazione con le autorità; l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e, in alcune ipotesi, la confisca dei beni. Il provvedimento stabilisce, inoltre, l’assegnazione al Fondo anti - tratta dei proventi delle confische ordinate a seguito di sentenza di condanna per il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ed estende, altresì, le finalità del Fondo alle vittime del delitto di caporalato, oltre a valorizzare le aziende virtuose.
Il 19 dicembre 2018, le Commissioni parlamentari della Camera riunite XI Lavoro e XIII Agricoltura hanno deliberato un'indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto "caporalato" in agricoltura. A tale proposito il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, nel corso dell'audizione, ha sottolineato che "la situazione è drammatica" e che il caporalato è un problema "di criminalità organizzata, non solo di lavoro irregolare". Per contrastarlo Tridico ha proposto "la creazione di una task force di ispettori Inps che collaborino con forze dell'ordine e magistratura" ma anche "un utilizzo maggiore di strumenti tecnologici come i droni per fare controlli più precisi su appezzamenti e loro redditività".

Tridico ha inoltre sottolineato che tra il 2016-2018 sono stati accertati dall'Inps "93.700 rapporti di lavoro fittizi in agricoltura". Si tratta di "numeri impressionanti che si concentrano al Sud ma non solo" visto che dal 2011 "c'è un aumento del fenomeno molto forte anche al Centro e al Nord, ma soprattutto una forte correlazione tra tasso di criminalità e caporalato". Secondo le stime del IV rapporto dell’Osservatorio “Placido Rizzotto” della FLAI-CGIL (giugno 2018), "le infiltrazioni mafiose nella filiera agroalimentare e nella gestione della domanda-offerta di lavoro attraverso il caporalato muove un’economia illegale e sommersa di oltre cinque miliardi di euro". Sono 400-430 mila i lavoratori non italiani a rischio di ingaggio irregolare. Fra loro, quelli in condizione di grave vulnerabilità sono 130 mila. Secondo l’ISTAT (report L’andamento dell’economia agricola, 2018), «una quota relativamente elevata di occupazione del settore ha carattere non regolare: il tasso di irregolarità è risultato pari al 17,9% nel 2015 (ultimo dato disponibile), superiore a quello registrato per l’intera economia, pari al 15,9%.
È necessario stabilire un lavoro sempre più sinergico fra tutti gli attori istituzionali che agevoli il nostro Paese ad implementare la propria crescita economica, i livelli occupazionali già in costante aumento ed il clima di fiducia (già migliorata), rafforzando contestualmente la cornice di legalità all’interno del sistema economico e sociale.
In un’economia sempre più globalizzata è decisivo attrarre investimenti stranieri e incoraggiare la competitività sul piano internazionale, così come contrastare con rinnovata efficacia le sacche di economia sommersa e criminale che rappresentano un odioso freno allo sviluppo economico e produttivo del Paese.
In conclusione, vogliamo e dobbiamo vincere la sfida della legalità. Una sfida che è prima di tutto culturale, poiché solo contrastando con efficacia gli incancreniti fenomeni mafiosi si può davvero ripristinare il rispetto della legalità nei rapporti sociali ed economici. Abbiamo il dovere di garantire una leale concorrenza sul mercato, improntata a parametri di equità e di equilibrio sociale. 
Inoltre, occorre garantire una maggiore appetibilità delle strutture e delle funzioni statuali, a cominciare dalle regioni maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico. Bisogna aiutare i cittadini a scegliere lo Stato e aiutare lo Stato stesso ad essere appetibile agli occhi dai cittadini. Dobbiamo rompere questo circuito pernicioso che conduce a trovare nelle mille opportunità sommerse dell’economia mafiosa le risposte ai piccoli e grandi drammi occupazionali e sociali esistenti, a maggior ragione in quei imprenditoriali sfibrati dalla crisi.
La lotta agli eco-criminali deve essere una delle priorità inderogabili del Governo, del Parlamento e di ogni Istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente.
La avviata maggiore formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge in tema di eco-reati certamente rende più incisiva ed efficace l'azione di contrasto ai reati ambientali, specie se realizzati ad opera di associazioni criminali.
L'introduzione della etichettatura obbligatoria sul fronte agroalimentare, esteso a tutti i cibi confezionati, consente di individuare e rendere certa la provenienza geografica della materia prima, fornendo informazioni preziose al consumatore.
Basta vedere quello che è successo con l’introduzione dell’obbligo di origine per il grano nella pasta: come è stato recentemente testimoniato i produttori, sulla spinta dei consumatori che chiedevano di non mangiare più grano canadese trattato con il glifosato in pre-raccolto, hanno letteralmente azzerato leimportazione dal Canada e dagli Stati Uniti.
Vi può essere corruzione senza Mafia, ma non esiste Mafia senza corruzione: il contrasto alla corruzione costituisce fatalmente anche un contrasto alla Mafia.

IMPORTANTE PER CONTRASTARE LE ECO-MAFIE: la Mafia si struttura ad impresa, paragonabile ad una grande azienda multinazionale che vive nell’illegalità utilizzando, però, strumenti e percorsi formalmente legittimi. La prevenzione della infiltrazione mafiosa nelle gare d’appalto è uno dei grimaldelli principali per ostacolare l’avanzata del potere economico-mafioso, consentendo solamente alle imprese sane e tecnicamente e finanziariamente attrezzate di poter partecipare a procedure ad evidenza pubblica: se ne avvantaggia lo Stato che riceve lavori, servizi e forniture qualitativamente ottimi ed il mercato, che vede valorizzati i suoi operatori migliori.
L’affidabilità di un operatore economico è di primaria importanza non solo per la stazione appaltante, ma per le stesse imprese in fase di affidamento dei lavori.
Credo che oramai si è preso coscienza che la Mafia, o meglio, le Mafie, rappresentino un problema non solo di ordine interno alla sovranità nazionale, ma anche di sicurezza internazionale.
Il fenomeno sociale ed economico della globalizzazione ha coinvolto anche le Mafie, che oramai interloquiscono fra di loro e stipulano accordi criminali ed affaristici al pari di qualsiasi altro soggetto privato o pubblico. La Mafia è un modello agevolmente esportabile, una sorta di format da prendere a modello e riprodurre negli Territori più disparati.
La dimensione sempre più marcatamente transnazionale dei processi economici, specialmente sul versante finanziario, rischia di mettere fuori gioco gli strumenti giuridici tradizionali a base nazionale. Le più sofisticate forme di criminalità organizzata si muovono in questo spazio astatuale accumulando ingenti capitali, in una vasta rete opaca e sfuggente di alleanze. Per questo immaginare e progettare un’Antimafia a livello europeo può dare vita ad un percorso efficace di effettivo contrasto al fenomeno della globalizzazione criminale di stampo mafioso, a partire proprio dal contrasto ai retai ambientali e di danno all'eco-sistema (spostamento di materiale pericoloso, inquinante e radioattivo da una parte all'altra del Continente europeo).
Parallelamente alla globalizzazione delle Mafie si deve procedere alla globalizzazione del dialogo fra autorità giudiziarie e polizie.
Le Mafie seguono i capitali e la mafia con la scoppola in testa è un antico retaggio che può piacere ai cineasti, ma non corrisponde più alla realtà odierna: i mafiosi sono diventati poliglotti ed esperti di regole della finanza e dell’economia e gestiscono “affari” di ogni tipo. Mafia, infatti, vuole dire commercio di droghe, ma anche tratta di esseri umani in concomitanza all’incremento del fenomeno migratorio di massa, oltre che movimentazione di materiale cancerogeno da fare scomparire.
Come afferma il compianto sociologo Bauman, non si possono dare risposte locali a problemi globali, vista la presenza di Mafie in molti Paesi europei ed extra-europei.  

Fabrizio Giulimondi

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