lunedì 7 settembre 2020

"TERRA ALTA" di JAVIER CERCAS (UGO GUANDA EDITORE), VINCITORE PREMIO PLANETA 2019



La letteratura iberica, insieme a quella nordamericana, da anni attorciglia con tentacoli di vivida bellezza il lettore, avvolto nelle spire di passaggi letterari intensi e incantevoli, ricchi di avventurosi stilemi e giochi artistici che seguono le rotte imperscrutabili degli stormi di uccelli.
"Terra Alta" (Ugo Guanda editore), vincitore del prestigioso "Premio Planeta" 2019 e scritto da uno straordinario autore spagnolo, Javier Cercas, è un thriller letterario altamente consigliabile per la piacevolezza narrativa in cui ci si immerge, nella quale una rete di personaggi si incastra nella tela di Penelope di storie, prima risucchiate in sabbie mobili, poi tirate fuori dalla liana salvifica dallo Scrittore. Il registro è acuto sin dalle prime battute e nulla è scontato e lasciato a caso. Il monolitico protagonista è Melchor, amabile anti-eroe ellenico, verso cui il lettore gravita per cerchi concentrici attratto da una forza irresistibile cui non può opporsi: Melchor è una calamita, anzi, è "la" calamita.
Cercas raccoglie i mondi descritti e i caratteri linguistici presenti nelle grandi opere spagnole, assorbendo e facendo proprio, ma in maniera del tutto peculiare e personale, il genius loci che aleggia in Aramburu, Zafón e Cervantes: un tocco divino che accoglie e interiorizza la tradizione per restituirla con luci diverse, regole ruminate, mutati angoli prospettici.
Sullo sfondo, con garbo, si osservano le vicende legate all'indipendentismo catalano e ai crimini franchisti e repubblicani compiuti durante la guerra civile, una sorta di acufene necessario per non distogliere le discendenze dal ricordo. "Terra Alta" scava nel sentimento di giustizia che ognuno di noi possiede in cuor suo, scevro da forme, apparati e codicilli, indagando minuziosamente su quella tensione morale che "fa prevalere le proprie regole sulle regole comuni, la giustizia intima sulla giustizia pubblica, il diritto naturale sul diritto formale, la legge di Dio sulla legge degli uomini.".
Il libro di Javier Cercas è un lungo, imprevedibile e sommo commentario a "I miserabili" di Victor Hugo, una osmosi fra generi letterari, scambio generoso di energie culturali ed intelligenze che, come correnti sotterranee marine, fondono, confondono e mescolano l'800 francese con il 2020 ispanico.  
Non v'è magia più autentica ed emozionante che incontrare la Parola in un Romanzo con la R maiuscola, dove la spregevolezza di uomini meschini è appannata, forse offuscata o, probabilmente, oscurata, dalla nobiltà d'animo di persone non dimentichi della propria umanità.
Fabrizio Giulimondi

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