So di essere controcorrente con l'"Osanna collettivo" ma l'ultima fatica cinematografica di Marco Bellocchio "Il traditore" è deludente.
Dopo
una prima parte efficace la narrazione dall'incontro di Tommaso Buscetta con
Giovanni Falcone in poi diventa debole, poco incisiva e a tratti surreale: il primo
interrogatorio fra don Masino e il grande giudice siciliano è stato reso ben
più potente dai tanti film realizzati in passato; il processo è reso una comica;
i confronti con gli altri boss lievemente ridicoli e un poco noiosi; il
presidente della Corte raffigurato in maniera macchiettistica; il riferimento
all'Aids durante il dibattimento del maxiprocesso a Cosa Nostra del 1986
irrealistico, visto che in Italia se ne è iniziato a parlare diffusamente solo negli
anni 1988-1989.
Vagamento
apologetico, il film è troppo lungo, a macchia di leopardo lento, appesantito
dal voler dire troppo.
Artisticamente
interessanti le evocazioni simboliche, metaforiche, immaginifiche e oniriche.
Bravissimi
gli attori, fra cui spiccano, in una coralità attoriale, Pierfrancesco Favino (Buscetta) e Luigi Lo Cascio (Totuccio
Contorno).
Fabrizio Giulimondi