sabato 3 giugno 2023

“A CHE DISTANZA È IL CIELO” di BRUNO MANCA

 


Quello che hai costruito può essere distrutto; non importa, tu costruisci….Quello che hai sognato può non realizzarsi; non importa, tu continua a sognare.”.

Una ragazza di nome Amelia di anni 18 è da diciotto anni che attende l’Ossuta perché il suo cuore, sin dai primi giorni di vita, ha mostrato la propria fragilità e quello nuovo di zecca che le stava arrivando si è perso fra le spine degli arbusti.

A che distanza è il cielo” di Bruno Manca (Narrativa TEA) è un inno alla vita ed al suo godimento attimo per attimo.

A che distanza è il cielo” dà voce ad una celebrazione della famiglia, ai padri e alle madri adottivi ed alle mamme ritrovate dopo essersi ritrovate.

A che distanza è il cielo” è il dialogo serrato fra Amelia e il “Comandante”, ossia Dio la cui migliore qualità è l’ascolto.

In un’epoca pagana e materialista questo romanzo ripercorre la ricerca spirituale di una ragazzina adottata che adora il proprio “papi”, mentre ha un rapporto più complesso con sua madre, la quale, dietro il muro di libri che legge di continuo, nasconde il proprio dolore. Non esiste nulla di più personale della sofferenza, nulla di più individuale, diversificandosi in miliardi di rivoli, tutti tragici, tutti imperscrutabili.

Ogni personaggio è marcato, umano, straordinario nella propria ordinarietà, eroe della porta accanto, come don Stefano, gigante in una fede che sente che sta evaporando, o l’entomologo che cura le ali rovinate delle farfalle, perché ogni essere vivente, anche il più piccolo e nascosto, merita di vivere con dignità.

Amelia parla per metafore meteorologiche e tramite il linguaggio tecnico dell’arte di pilotare un aereo. I piloti che hanno fatto la storia della aeronautica mondiale sono i suoi idoli - non le rock star -, idoli come lo statunitense Sully Sullenberger.

Lo stile è morbido, affabile, ironico e il pathos è diluito nelle pagine del racconto per evitare la condensa della drammaticità, pur mantenendo Manca il lettore ben inchiodato ad una costante tensione emotiva.

Potremmo dire che questo romanzo, di indubbio valore narrativo ed etico, ha la sua intelaiatura nella corrispondenza epistolare fra Dio ed una giovane ragazza che si prepara – e prepara i suoi genitori adottivi, sua madre, il suo amico sacerdote e Davide – alla morte.

Difficile non commuoversi nelle battute finali.

Non rimpiango niente. Ho giocato. Ho perduto. Fa parte del mio mestiere. Ma, quantomeno, ho respirato il vento di mare.”.

Fabrizio Giulimondi