sabato 26 marzo 2016
mercoledì 23 marzo 2016
"SUFFRAGETTE" DI SARAH GAVRON
“Suffragette” è un bel e stimolante film
storico-drammatico di Sarah Gavron
con un notevole cast di attori, fra
cui compare la regina delle interpreti, Meryl
Streep.
La
storia, intensa e carica di pathos, racconta
le lotte delle donne inglesi facenti parte del movimento delle Suffragette (diffuso
anche in altri Stati europei, oltre che in Nord America, come narra la
pellicola Angeli d’acciaio di Katja von Garnier) per la conquista del
diritto al voto.
Le
battaglie prima di essere esteriori e politiche sono drammi intimi, familiari e
umani, come ben mette in luce la Regista.
Solo
il sangue e il sacrificio personale, però, rappresenterà l’autentica forza propulsiva per
la vittoria.
Nel 1928,
sotto il Governo del Primo Ministro Stanley Baldwin, il Parlamento di Sua
Maestà Giorgio V riconobbe il suffragio universale a tutte le donne della Gran
Bretagna.
Molti
arresti, molti abusi, molte sofferenze, molta violenza e molte umiliazioni
mille donne britanniche dovettero patire perché l’ovvietà fosse sancita per
legge.
Fabrizio Giulimondi
venerdì 18 marzo 2016
"GLI SDRAIATI" DI MICHELE SERRA
“Gli sdraiati” di Michele Serra (Feltrinelli,
2013), ossia un dialogo (unidirezionale) emozionante, commovente, ironico e
comico, immerso in suggestive figure retoriche, splendidi vocaboli e stile epico, fra un padre e il proprio figlio.
“Tra morire bene e morire male…la sola vera
differenza è essere contenti che gli uccellini ci siano anche quando tu non ci
sei più, oppure dolersene e invidiare ai vivi la vita”.
Fabrizio Giulimondi
domenica 13 marzo 2016
"IL PRINCIPIO DEL MALE" DI STEFANO TURA
Stefano Tura (bravo
ma non paragonabile a Donato Carrisi) nel suo ultimo thriller “Il principio del male” (Edizioni Piemme) con maturità ha
trasfuso nella narrazione (anche se con qualche debolezza in alcuni suoi passaggi
e con un eccesso di approccio ideologico) la propria esperienza giornalistica “di guerra” in Iraq,
Sudan, Afghanistan e nell’ ex Jugoslavia , oltre che personale, come dimostra l’ambientazione
del racconto fra Bologna (sua città natale) e Ipswich, vicino Londra, dove
attualmente vive.
Devo
dire che la storia al cardiopalma rapisce il lettore che non molla la presa del
libro finché non arriva all’ultima riga……….che lascia aperta la porta ad un altro
romanzo e ad altro orrore.
Omicidi
truculenti di prostitute e poi di coppie
di ragazzi e poi la scomparsa di bambini: chi è l’assassino o chi sono i feroci assassini? V’è in giro un
serial killer? E dov’è il pedofilo?
La politica c’entra qualche cosa?
Chi
può dirlo!
Fabrizio Giulimondi
domenica 6 marzo 2016
"ROOM" DI LENNY ABRAHAMSON
“Room” di Lenny Abrahamson si inserisce ampiamente nel genere cinematografico claustrofobico e catacombale, agganciandosi ad una certa letteratura noir o di “cronaca nera”, al pari della drammatica storia autobiografica raccontata da Jaycee Dugard in “Una vita rubata” (Edizioni Piemme).
V’è
una sorta di doppio tempo.
Nel
primo l’angosciante azione scenica si svolge interamente in un pertugio dove vive da sette anni “Ma” (interpretata
dal Premio Oscar come miglior attrice protagonista Brie Larson), di cui gli ultimi cinque in compagnia del figlio Jack
(l’inquietante bambino da volto efebico i cui panni sono ricoperti dal bravo Jacob Tramblay). Il mondo di Jack è “stanza”
e attraverso la televisione scorge una immaginifica realtà, per lui invero
inesistente, perché oltre le mura non v’è nulla.
Il
secondo tempo, dopo una surreale liberazione dal carceriere-stupratore, segue un
superficiale narrazione della vita fuori, tracciata da una improbabile
intervista con una giornalista particolarmente sgradevole, da rarefatti e
algidi rapporti affettivi familiari i cui caratteri non sono per nulla
investigati dall’Autore del film. La reazione del bambino - cresciuto in uno spazio angusto come fosse
una sorta di prosecuzione del ventre
materno - nel suo improvviso accesso in
un mondo immenso e reale, è debole, quasi
a-emozionale, priva degli attacchi di panico agorafobici che ci si aspetterebbe
in queste situazioni. Il giovane fanciullo prova soltanto un poco di disagio e timore.
Interessante
il richiamo mitologico a Sansone quando Jack pensa di possedere forza nei
propri capelli. Il primo piano al romanzo di Lewis Carroll "Alice's
Adventures in Wonderland" evoca simbolismi che non sono riuscito, però, a
decifrare.
Peccato! Una occasione mancata.
Fabrizio Giulimondi
sabato 5 marzo 2016
"GLI ANNI AL CONTRARIO" DI NADIA TERRANOVA
“Gli anni al contrario” di Nadia Terranova (Einaudi) è un romanzo a due tempi.
Nel
primo ci si imbatte in una narrazione grigia, con uno sviluppo scontato e
prevedibile e uno stile anonimo, scarsa nell’ approfondimento dei caratteri dei
personaggi principali (Giovanni, Aurora e Mara), priva di descrizioni
ambientali, nonostante la bellezza dei luoghi (Messina e lo splendido affaccio
sulla costa reggina), gonfia di luoghi comuni incarnati nel “fascistissimo”,
padre di Aurora, senza farsi mancare neppure qualche errore tecnico in ordine
al mondo delle comunità terapeutiche.
Durante
il secondo tempo (da circa metà del libro in poi) il racconto prende vigore, lo stile
si colora, i sentimenti prendono la forma del tenero
rapporto fra Giovanni e la sua bambina Mara o dell’’amore - nascosto, appannato, talora rancoroso, ma
amore - di Aurora per il marito Giovanni.
Sullo
sfondo, a mo’ di rapide pennellate nervose, vi sono gli anni ’70, i gruppi
extraparlamentari di sinistra, la lotta armata, l’arrivo dell’eroina e della
devastazione umana e sociale che essa provoca e la mortifera conseguenza dell’Aids.
Poi gli anni ’80, il crollo del “Muro” e poi………
Fabrizio Giulimondi