mercoledì 23 marzo 2016

"SUFFRAGETTE" DI SARAH GAVRON

Locandina Suffragette

Suffragette” è un bel e stimolante film storico-drammatico di Sarah Gavron con un notevole cast di attori, fra cui compare la regina delle interpreti, Meryl Streep.
La storia, intensa e carica di pathos, racconta le lotte delle donne inglesi facenti parte del movimento delle Suffragette (diffuso anche in altri Stati europei, oltre che in Nord America, come narra la pellicola Angeli d’acciaio di Katja von Garnier) per la conquista del diritto al voto.
Le battaglie prima di essere esteriori e politiche sono drammi intimi, familiari e   umani, come ben mette in luce la Regista.
Solo il sangue e il sacrificio personale, però,  rappresenterà l’autentica forza propulsiva per la vittoria.
Nel 1928, sotto il Governo del Primo Ministro Stanley Baldwin, il Parlamento di Sua Maestà Giorgio V riconobbe il suffragio universale a tutte le donne della Gran Bretagna.
Molti arresti, molti abusi, molte sofferenze, molta violenza e molte umiliazioni mille donne britanniche dovettero patire perché l’ovvietà fosse sancita per legge.

Fabrizio Giulimondi


venerdì 18 marzo 2016

"GLI SDRAIATI" DI MICHELE SERRA

Gli sdraiati” di Michele Serra (Feltrinelli, 2013), ossia un dialogo (unidirezionale) emozionante, commovente, ironico e comico, immerso in suggestive figure retoriche,  splendidi vocaboli e stile epico,  fra un padre e il proprio figlio.  
Tra morire bene e morire male…la sola vera differenza è essere contenti che gli uccellini ci siano anche quando tu non ci sei più, oppure dolersene e invidiare ai vivi la vita”.
Fabrizio Giulimondi

domenica 13 marzo 2016

"IL PRINCIPIO DEL MALE" DI STEFANO TURA


Stefano Tura (bravo ma non paragonabile a Donato Carrisi) nel suo ultimo thriller Il principio del male” (Edizioni Piemme) con maturità ha trasfuso nella narrazione (anche se con qualche debolezza in alcuni suoi passaggi e con un eccesso di approccio ideologico) la propria  esperienza giornalistica “di guerra” in Iraq, Sudan, Afghanistan e nell’ ex Jugoslavia , oltre che personale, come dimostra l’ambientazione del racconto fra Bologna (sua città natale) e Ipswich, vicino Londra, dove attualmente vive.
Devo dire che la storia al cardiopalma rapisce il lettore che non molla la presa del libro finché non arriva all’ultima riga……….che lascia aperta la porta ad un altro romanzo e ad altro orrore.
Omicidi truculenti  di prostitute e poi di coppie di ragazzi e poi la scomparsa di bambini: chi è l’assassino  o chi sono i feroci assassini? V’è in giro un serial killer? E dov’è il pedofilo? La politica c’entra qualche cosa?
Chi può dirlo!

Fabrizio Giulimondi 

domenica 6 marzo 2016

"ROOM" DI LENNY ABRAHAMSON

Locandina Room

Room” di Lenny Abrahamson si inserisce ampiamente nel genere cinematografico claustrofobico e catacombale, agganciandosi ad una certa letteratura noir o di “cronaca nera”, al pari della drammatica storia autobiografica raccontata da Jaycee Dugard in “Una vita rubata” (Edizioni Piemme).
V’è una sorta di doppio tempo.
Nel primo l’angosciante azione scenica si svolge interamente  in un pertugio dove vive da sette anni “Ma” (interpretata dal Premio Oscar come miglior attrice protagonista Brie Larson), di cui gli ultimi cinque in compagnia del figlio Jack (l’inquietante bambino da volto efebico i cui panni sono ricoperti dal bravo Jacob Tramblay). Il mondo di Jack è “stanza” e attraverso la televisione scorge una immaginifica realtà, per lui invero inesistente, perché oltre le mura non v’è nulla.
Il secondo tempo, dopo una surreale liberazione dal carceriere-stupratore, segue un superficiale narrazione della vita fuori, tracciata da una improbabile intervista con una giornalista particolarmente sgradevole, da rarefatti e algidi rapporti affettivi familiari i cui caratteri non sono per nulla investigati dall’Autore del film. La reazione del bambino -  cresciuto in uno spazio angusto come fosse  una sorta di prosecuzione del ventre materno -  nel suo improvviso accesso in un mondo immenso  e reale, è debole, quasi a-emozionale, priva degli attacchi di panico agorafobici che ci si aspetterebbe in queste situazioni. Il giovane fanciullo prova soltanto  un poco di disagio e timore.
Interessante il richiamo mitologico a Sansone quando Jack pensa di possedere forza nei propri capelli. Il primo piano al romanzo di Lewis Carroll "Alice's Adventures in Wonderland" evoca simbolismi che non sono riuscito, però, a decifrare.
Peccato! Una occasione mancata.
Fabrizio Giulimondi


sabato 5 marzo 2016

"GLI ANNI AL CONTRARIO" DI NADIA TERRANOVA


Gli anni al contrario” di Nadia Terranova (Einaudi) è un romanzo a due tempi.
Nel primo ci si imbatte in una narrazione grigia, con uno sviluppo scontato e prevedibile e uno stile anonimo, scarsa nell’ approfondimento dei caratteri dei personaggi principali (Giovanni, Aurora e Mara), priva di descrizioni ambientali, nonostante la bellezza dei luoghi (Messina e lo splendido affaccio sulla costa reggina), gonfia di luoghi comuni incarnati nel “fascistissimo”, padre di Aurora, senza farsi mancare neppure qualche errore tecnico in ordine al mondo delle comunità terapeutiche.
Durante il secondo tempo (da circa metà del libro in poi) il racconto prende vigore, lo stile si colora, i sentimenti prendono la forma del tenero rapporto fra Giovanni e la sua bambina Mara o dell’’amore -  nascosto, appannato, talora rancoroso, ma amore - di Aurora per il marito Giovanni.
Sullo sfondo, a mo’ di rapide pennellate nervose, vi sono gli anni ’70, i gruppi extraparlamentari di sinistra, la lotta armata, l’arrivo dell’eroina e della devastazione umana e sociale che essa provoca e la mortifera conseguenza dell’Aids. Poi gli anni ’80, il crollo del “Muro” e poi………

Fabrizio Giulimondi