Secondo
Aries (1975) “oggi la morte è diventata
un tabù, qualcosa di innominabile, della quale il morente è del tutto
spossessato, come se fosse un minore.”.
La
morte contrasta con l’approccio epicureo, ludico e dionisiaco dell’esistenza dell’occidentale.
La morte
non è in linea con il quotidiano carpe
diem.
La
morte non è consentanea con la visione materialistica imperante nell’uomo,
immerso in un individualismo che tutto assorbe e tutto annienta.
Il
lavoro scrupolosamente scientifico di due medici psichiatri, Antonio Onofri e Cecilia La Rosa,
Il lutto. Psicoterapia cognitivo evoluzionista e EMDR”
(Giovanni Fioriti editore), affronta
il sommo tabù senza riserve e senza censure.
Cosa
accade al coniuge, ai figli, ai genitori, ai parenti più stretti, agli amici, quando
muore loro una persona cara?
Gli
Autori scarnificano, vivisezionano, spolpano ogni segmento reattivo della
persona coinvolta dalla morte di un “vicino”.
La
morte è il momento “zero” e la sua presenza produce intorno a sé effetti di diversa
intensità di ordine comportamentale, psicologico, psichiatrico, clinico,
biologico, ambientale, sociale e sociologico.
Ogni
aspetto viene attentamente scrutato , dal tipo di evento che ha condotto al
decesso, alla tipologia di legame che univa il deceduto al sopravvissuto, all’eventuale
contributo dato da quest’ultimo alla determinazione dell’evento, ai rapporti pregressi
intercorrenti fra i due. E ancora, con chirurgica precisione, viene
dissezionato lo spazio temporale successivo alla morte, i minuti, le ore, i
giorni, le settimane, i mesi, gli anni che seguiranno.
Nulla
è come prima!
Bisogna
riprogrammare le coordinate interiori ed esteriori dell’individuo “lambito”
dalla morte.
Gli
Autori in maniera voluta o subliminale si insinuano nell’animo del lettore, e questi,
anche contro la propria volontà, si trova sdraiato su un lettino, perché quel
dolore nella propria esistenza lo ha già conosciuto.
Onofri e La Rosa tramite il loro scritto
compiono un’ azione maieutica su chi legge, che inevitabilmente nel lontano o
recente passato ha avuto una persona a lui cara che non c’è più.
Chi
vuole essere come il gabbiano Jonathan
Livingston lo legga!
Fabrizio Giulimondi