“VITAACANESTRO”, regia di Stefano
Mormile, è un One Man Show teatrale di Patrizio
Cannata, sul palco per un’ora e quaranta, autore dei testi recitati e
cantati e delle note che giocherellano nell’aria.
Un’ora e quaranta! Non è poco quando,
accompagnati da un basso (Fabio Tortora) e dalle percussioni (Roberto
Capacci), si tiene banco fra prosa, chitarra e canto.
Parlare di mafia e delle sue eroiche
vittime seguendo la metafora di una partita di pallacanestro: stravagante?
Forse geniale!
Cannata menestrello con la
chitarra in mano esprime una dimensione della storia, seduto un altro aspetto
della narrazione, in piedi una ulteriore visuale del racconto: i movimenti, le
tecniche e le regole di una partita di basket si incrociano con le esistenze di
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Paolo Borrometi (giornalista e scrittore
sotto scorta – vera – dal 2014) e Umberto Mormile (il regista ne è il
fratello), educatore penitenziario ucciso l’11 aprile 1990.
Densità storica e leggerezza sonora, in
piedi, seduto, in piedi, seduto, con chitarra o senza: le vicende trattate
cambiano al ritmo del su è giù, mentre il plettro che pizzica le corde
incornicia la contemporaneità resa immortale come solo gli spiriti indomiti
riescono a fare.
Il
sempreverde musical “Aggiungi un posto a
tavola” scritto fra i 1973 e il 1974 da Garinei,Giovannini e Jaja
Fiastri, liberamente tratto da un lavoro di David Forrest “After me the
deluge”, con le splendide (e notissime) musiche di Armando Trovajoli, è tornato a Roma al Teatro Brancaccio dal 12
ottobre al 26 novembre.
Nulla
si può dire tranne che chi non lo avesse ancora visto vada impellentemente a
vederlo e, chi lo avesse già visto, anche più volte, torni a vederlo.
Gianluca Guidi nella
parte di don Silvestro, assomiglia in maniera impressionante a Johnny Dorelli nel timbro di voce,
movenze, mimica facciale e atteggiamento fisico…d’altronde buon sangue non mente!
Il cast
di questa edizione vede attori indubbiamente bravi e non deve essere facile per
loro reggere botta con chi li ha autorevolmente preceduti nella prima e impareggiabile
versione: oggi Marco Simeoni
interpreta il ruolo che fu di Paolo
Panelli, Crispino; Emy Bergamo ricopre
i panni della Consolazione di Bice Valori,
Beatrice Arnera è la simpatica,
fresca e tentatrice Clementina al tempo rivestita da Jenny Tamburi e…..la possente voce di Dio è quella di Enzo Garinei (al tempo di Renato Turi).
Dopo “L’avvocato
del Duce” di Vincenzo Sinopoli e Alessandro Capone, torna al teatro una pièce teatrale sul cavalier Benito
Mussolini, Duce del fascismo e Primo Ministro italiano dal 31 ottobre 1922 al
25 luglio 1943, intitolata “Scacco al
Duce”. Prima di lasciare a Pier
Francesco Pingitore, Autore dell’opera, un ben più pregevole ed autorevole
commento, desidero fornire una spennellata di contestualizzazione storica ai
due tempi di grande impatto emotivo e pregni di grandi capacità attoriali ed
espressive di tutti gli interpreti sul palco, a partire da Luca Biagini, nei panni di Mussolini.
Il
primo tempo si ambienta nell’albergo di Campo Imperatore in Abruzzo che ospitò “Sua
Eccellenza” dal 1 al 12 settembre 1943, giorno in cui fu liberato da un
capitano delle SS (c.d. "Operazione Quercia") dopo 49 giorni dal suo arresto avvenuto il 25 aprile 1943
per volontà del Re Vittorio Emanuele III e a seguito della “sfiducia” da parte
del Gran Consiglio del Fascismo, svoltosi nella drammatica notte precedente.
Estremamente
suggestivo il dialogo fra il Duce e la Morte, che rievoca fortemente lo
straordinario film del 1957 di Ingmar Bergman “Il settimo sigillo”. La
narrazione è inframezzata da balletti accompagnati da musiche verdiane e di
Ravel e con il sonoro dei discorsi originali mussoliniani.
Questi
interstizi artistici, documentali e musicali, si intravedono anche nel secondo
tempo, che si dirige verso l’eliminazione fisica del Dittatore e della sua amata
amante Claretta Petacci. Il racconto si sofferma nella abitazione dei contadini
che, nelle vicinanze di Dongo sul lago di Como, ospitarono la coppia nella loro
ultima notte, fra il 27 e il 28 aprile 1943: ineluttabilità di un destino che
si sta per compiere e amore nella sua conclusione più tragica. Coinvolgente la sequenza
onirica dei ripetuti incontri di Mussolini con i protagonisti della sua
ventennale avventura politica, da Gabriele D’Annunzio, al Re, alla figlia Edda
e, infine, alla Vita che lo tenta offrendogli una nuova “rinascita”, una nuova “esistenza”,
purché egli rinunci al suo passato e al suo ruolo nella storia.
Un
periodo che il Popolo italiano non riesce ancora a consegnare alla “Storia”,
allontanandosi da passioni e faziosità politiche.
Ed ora
lascio la parola ad una personalità che non ha bisogno di presentazioni, Pier Francesco Pingitore:
“Le ragioni per le quali ho scritto e messo
in scena la trilogia dedicata all’arresto, alla liberazione e infine alla morte
di Benito Mussolini, sono da ricercare nel desiderio di spiegare, per primo a
me stesso, i moti dell’animo, o quelli che io ritengo tali, del protagonista
assoluto della tragedia italiana e dei vent’anni che la precedettero. Compito arduo,
certo, e forse arbitrario, quello di indagare nel labirinto psicologico di un
uomo che ella sua vita è stato tutto e il contrario di tutto. Che ha suscitato
passioni, entusiasmi, rancori e odi in più generazioni di italiani, quali forse
nessun altro nella nostra storia. Nel bene e nel male, di Mussolini ho cercato
di non tacere nulla di essenziale. La mia non è certo l’opera di uno storico, né
mai avrei la pretesa, ridicola, di esserlo. Mi basta portare alla luce quella
che io ritengo la condizione umana di uomo che, da bambino, vidi prima quasi
idolatrato e poi, da un giorno all’altro, gettato nella polvere e calpestato.”
Se
fosse stato concepito in lingua inglese avrebbe già girato i teatri di tutto il
mondo e sarebbe stabile a Broadway, in compagnia di Cats,
Tommy, Jesus Christ Superstar, The Phantom of Opera, Mamma mia. Più che un
semplice musical "Notre Dame de Paris" di Riccardo Cocciante è una vera e
propria opera in cui musica, canto, parole, danza, scenografia, lirica, poesia,
coro e coralità si fondono in un unicum
di rara bellezza.
PER LA PRIMA VOLTA DAI TEMPI DEL FILM I PROTAGONISTI DELLA STORICA OPERA ROCK INSIEME DAL VIVO PER CELEBRARE IL XX ANNIVERSARIO DEL MUSICAL
DIRETTO DA MASSIMO ROMEO PIPARO
TED NEELEY (GESU’), YVONNE ELLIMAN (MADDALENA) E BARRY DENNEN (PILATO) di nuovo insieme in “Jesus Christ Superstar”. A 40 anni dallo storico film di Norman Jewison, i protagonisti originali del grande successo cinematografico saranno sul palco del Teatro Sistina di Roma in Prima Nazionale il 19 settembre, e all’Arena di Verona il 12 ottobre, per celebrare il XX anniversario dell’edizione italiana del musical diretto da MASSIMO ROMEO PIPARO. Un’edizione memorabile, che ha decretato “Jesus Christ Superstar” evento teatrale dell’anno, con 50 mila spettatori in due mesi, interminabili standing ovation e applausi a scena aperta ad ogni replica.
Dopo aver portato in scena per la prima volta in Europa Ted Neeley, il Gesù originale del film, Massimo Romeo Piparo, regista e produttore con la sua Peep Arrow Entertainment dei musical di maggior successo degli ultimi anni, nonché direttore artistico del Teatro Sistina, mette a segno un altro colpo eccezionale e riunisce il cast originale del film: al fianco di Ted Neeley, infatti, gli altri due straordinari protagonisti, Yvonne Elliman, (Maria Maddalena) e Barry Dennen (Pilato).
Un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati della più grande opera rock di tutti i tempi, un evento indimenticabile con il quale Piparo consegna definitivamente alla “Storia del Teatro italiano” la propria edizione dell’Opera, avendo avuto il privilegio di dirigere sui palcoscenici italiani anche un’altra star del film: in occasione del Santo Giubileo dell’Anno 2000, infatti, fu il compianto Carl Anderson – il Giuda nero – a interpretare il ruolo di Giuda per due stagioni di trionfali successi.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Sistina di Roma dal 19 settembre fino al 28 settembre
Chi lo ha visto tantissime
volte al cinema e al teatro non perda l’occasione di vederlo di nuovo…..chi lo
ha visto tante volte, lo veda tantissime volte…chi lo ha visto poche volte, lo
veda tante volte…chi non lo ha mai visto né in versione cinematografica né in
versione teatrale, chieda perdono e lo vada a vedere subito.
Max Tortora in un "one man show", dove mostra doti canore, di imitatore, di pianista, di cabarettista, esibendosi in numeri comici e sketch.....anche se il Grande Gaber e Fiorello sono ancora a qualche miglia di distanza. Fabrizio Giulimondi
"L’amore e la follia", one man show diMax Tortora al Teatro Olimpico di Roma dall'11 al 30 marzo, accompagnato dalla music band e con la partecipazione diStefano Sarcinelli e Roberto Andreucci, tra i suoi personaggi Arbore, Califano e Celentano.
Torna Max Tortora sulle tavole del palcoscenico per la gioia di chi ha goduto delle sue performance imitative e comiche nel corso di questi anni. Dagli esordi nel ‘97, dove prestava la sua fisicità a un irresistibile Tarzan disoccupato e demoralizzato nella pubblicità dell’analcolico biondo, alle tante commedie teatrali, concedendosi qualche incursione nel cinema e nella radio. Ma sono le apparizioni televisive che rendono merito alla sua grande capacità imitativa; Alberto Sordi, Luciano Rispoli, Adriano Celentano, Franco Califano, Renzo Arbore e Michele Santoro sono solo alcuni dei personaggi famosi a cui ha dato corpo, voce e anima.
Max Tortora infatti è sempre andato oltre le caricature individuando nei suoi ‘originali’ un’incongruenza o anche una specificità che, grazie ad una rielaborazione ironica, ha trasformato in esilaranti ed indimenticabili parodie. "Il mio maestro è il grande Alighiero Noschese, da cui ho appreso molte cose e al quale mi sono ispirato per rendere più credibili le mie imitazioni". In questo show le imitazioni dei suoi personaggi appaiono qua e là contestualizzate nel periodo in cui sono vissuti e abbinati quindi alla musica di quel momento storico. Essendo infatti un attento osservatore, Tortora porta in scena anche le sue considerazioni della realtà e le relative rielaborazioni artistiche. "Sarà un ricco minestrone senza un filo logico, con dentro attualità, televisione e tanta musica. Il tutto condito con un po’ della mia follia".
Racchiuse nel titolo sono infatti le due cose che per Max contano nella vita: l’amore e la follia, i binari su cui far scorrere tutto il resto. L’amore è il sale della vita, da mettere in tutto ciò che si fa e la follia invece lo ha accompagnato in tutte le sue espressioni. In scena con lui un grande artista, Stefano Sarcinelli"che per me è il Gianni Agus dei nostri tempi; è bravissimo, ha i tempi della Commedia dell’Arte. Insieme sul palco siamo perfettamente accordati".
In nome del fuoco sacro della follia, ogni sera sul palco ci sarà anche qualcosa di nuovo "voglio ospitare tanti amici con le loro incursioni musicali e teatrali". Insomma, sarà un viaggio a zonzo tra racconti, gag, imitazioni e tanta musica.
Scritto e diretto da Max Tortora Scenografia: Francesco Scandale Disegno Luci: Domenico Ragosta Corpo di Ballo: Martina Chiriaco e Roberta Guerrini Music Band: Fabio Tullio, Fabio Di Cocco, Salvatore Leggieri Sergio Vitale, Amedeo Miconi, Maurizio Porto
TEATRO OLIMPICO - Piazza Gentile da Fabriano, 17 (Roma) Dall’11 al 30 marzo 2014
Botteghino aperto tutti i giorni 10-19 orario continuato Info & Biglietti 06.3265991 – biglietti@teatroolimpico.it Biglietti inclusa prevendita € 36,00 – € 31,00 – € 26,00. Ridotto junior (4-14 anni) € 15,50 Biglietteria online: http://biglietteria.teatroolimpico.it
Orari spettacoli: martedì - sabato h. 21.00; domenica h. 18.00 Riposo giovedì 13, lunedì 17 e 24 marzo
con Michele Di
Girolamo, Gigi Palla, Gabriella Praticò,
Armando Sanna e
Gianfranco Teodoro
Scene e Costumi:
Carla MarchiniLuci: Roberto
PietrangeliMusiche: Stefano Conti
Regia di GIGI
PALLA
Età
consigliata: dai 6 anni e per tutti – Durata 60 minuti circa
E’
questo uno spettacolo da noi fortemente voluto perché ci dà la possibilità di
raccontare ai nostri giovani e meno giovani spettatori una delle più belle
favole mai scritte sul Natale, una favola che celebra in modo delicato
sentimenti universali come l’amore per la vita e per il prossimo, la
generosità, lo spirito di sacrificio e di dedizione, sentimenti che, proprio
nel periodo natalizio, comeper incanto, riescono
a fare ancor più breccia nei cuori e sembrano accendere la speranza di un mondo
migliore. Protagonista della pièce è Clarence, un angelo di seconda classe che
proprio non riesce a superare l’esame per ottenere le ali e diventare un angelo
a tutti gli effetti. A titolo di “esame di riparazione”, (oggi si parlerebbe di
debito formativo...) God (come altro potremmo definirlo? Il Principale!) offre
all’angelo ripetente un’inaspettata possibilità: salvare James Stewart, un
giovane idealista che, deluso dalla vita, sull’orlo della disperazione, sta per
compiere una sciocchezza, proprio la notte della vigilia di Natale.
L’intervento
di Clarence permetterà a James di ripercorrere tutte le tappe della sua
esistenza, di conoscere come sarebbe stata la vita a Frankysville se egli non
fosse mai nato, e soprattutto di prendere coscienza di quanto sia realmente
amato e benvoluto e di quanto la vita sia un dono unico, di inestimabile
valore.
Nell’accentuare
gli elementi della favola, già assai rilevanti nell’opera cinematografica, e
nell’ammorbidire quelli più tragici e noir, “Due ali per Natale” si rende adatto
ai bambini delle scuole elementari ed ai ragazzi delle medie, nonché a tutta la
famiglia: un modo per celebrare tutti insieme, attori e spettatori, con
rinnovato ottimismo, la festa che più di tutte sa creare un’atmosfera di gioia
e serenità: il Natale.
Lo spettacolo
sarà replicato:
-3/4/5 dicembre 2013 ore 9-10.30-12
- Teatro ‘A. Cafaro’ (LATINA)
-21 dicembre 2013 ore 17 - Teatro
Ambra alla Garbatella (ROMA)
-22 dicembre 2013 ore 11 - Teatro
Ambra alla Garbatella (ROMA)
Teatro Olimpico, Piazzale Gentile da Fabriano, 17, Roma
"La
danza sprigiona tutta l'energia dei quattro elementi, terra aria acqua e fuoco,
in uno spettacolo intenso e sensuale. Tra istinto e incanto, un vortice di
suggestioni alla ricerca dell'armonia, essenza profonda della vita.
Quando l’occhio è rapito da un’alchimia di suoni, luci, colori, visioni, inizia
a vedere cose che altrimenti sarebbe impossibilitato a vedere"
Novità per Roma
"Quando scenografia, colori, coreografia, musica, danza, luci, giochi pittorici e acrobatici diventano un unicum e, poi, solo bellezza pura"
Ho assistito alla lezione che
Riccardo Muti ha mirabilmente tenuto al Teatro dell’Opera di Roma questa sera 8 luglio sulla vita di Giuseppe Verdi e sul Nabucco, opera scritta dal sommo Maestro nel
1862.
Forse il più grande direttore dì
orchestra al mondo ha spiegato ogni singolo passaggio della sinfonia con
accuratezza ed ironia, aiutato da cinque cantanti operistici, attraverso le cui
voci l’udito dello spettatore ha passato
in rassegna tutti i timbri vocali.
Verdi è il più grande musicista
italiano e le sue melodie hanno accresciuto e arricchito l’Umanità di armonia e
bellezza. Eppure, come ha detto Riccardo Muti, l’esecuzione di un brano di
Mozart, di Beethoven, di Schubert è realizzata da parte del pianista con un atteggiamento corporeo, con una
postura, con una movenza e una gestualità delle mani che imprimono alle note
una solennità e una grazia che non si rinvengono nelle esecuzioni italiche ed estere dei lavori verdiani.
Storpiamo anche la grandezza dei
nostri più grandi compositori! Siamo esterofili anche nella mise en scene delle
opere concertistiche dei giganti della musica classica patria, diminuendo il
sublime che v’è nei nostri Autori e implementando oltre misura le cadenze e le
armonie straniere.
Come ha detto il Maestro Muti,
dobbiamo riconsegnare alla nostra musica quell’aura di sacralità, di
religiosità, di nobiltà e di
aristocrazia che spetta ad ogni stella
del firmamento lirico italiano, dando la possibilità ai tanti giovani talenti italiani di palesarsi
nei palcoscenici dei prestigiosi teatri della Penisola.
Di Michael Frayn
con Viviana Toniolo, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Roberto Della Casa, Carlo Lizzani, Elisa D'Eusanio, Claudia Crisafio, Andrea Lolli, Sebastiano Colla
Regia di Attilio Corsini Dal 26 dicembre 2012 al 13 gennaio 2013
“Non funzionerà mai qui da noi, è humour inglese”. Lo aveva detto Attilio Corsini a proposito di “Rumori fuori scena” di Michael Frayn, nel 1982. Poi, insieme a Viviana Toniolo, si convinse che forse si poteva tentare. “Rumori”, come affettuosamente viene chiamato lo spettacolo da chi ne fa parte, come si fa con un figlio al quale si dà un diminutivo, nel 2013 festeggerà i 30 anni dal suo debutto italiano. La storia, per chi ancora non la conoscesse, è quella di una compagine di attori alle prese con uno spettacolo da mandare in scena, tra equivoci, gag, dietro le quinte. Una commedia perfetta, nel testo originale, nella traduzione, nell’adattamento, nella regia e nell’interpretazione. Alcuni degli attori che facevano parte della prima versione, sono ancora in scena. Orgogliosamente, dopo quasi diecimila repliche. E il pubblico, non solo quello del Vittoria, continua a chiedere: “Ma quando lo rifate?” Rispondiamo: dal 26 dicembre al 13 gennaio.
Più di ogni altra frase, valga un aneddoto spesso raccontato da Stefano Altieri, uno dei pilastri della compagnia Attori & Tecnici: “Durante il secondo atto, l’attore Sandro De Paoli svenne in scena. Alla richiesta da parte dei colleghi di “C’è un medico in sala?” scoppiò una fragorosa risata. Passarono quasi cinque minuti prima che un dottore salisse in palcoscenico a prestare soccorso.