“Gli Stati legittimati dalla religione
tengono chiusi i loro popoli nel cerchio angusto della fede e della paura”.
Era
così che si esprimeva il blogger
saudita Raif Badawi e, per queste parole
e molte altre pronunziate in libertà sul suo sito “I liberali sauditi”, la
Corte Suprema della monarchia assoluta e teocratica dell’Arabia Saudita lo ha
condannato a dieci anni di detenzione, al pagamento di un milione di rial (pari a 240.000 euro) ed a mille
frustate da ricevere pubblicamente, cinquanta alla volta, ogni venerdì innanzi la moschea.
In “1000 frustate per la libertà” (Chiarelettere edizioni) Costantin Schreiber cura la raccolta degli scritti pubblicati da Raif Badawi sul proprio blog, poi censurati dalle autorità del
Regno.
La
lettura di questo saggio fa agevolmente comprendere al lettore, senza ipocrisie
né infingimenti, quanto possa essere considerato ridicolo l'accostamento dell’aggettivo “moderato” al sostantivo “islam” in relazione al regime dell’Arabia Saudita e,
quanto sia altrettanto risibile il coraggio che alcuni occidentali ritengono di
possedere nell’esercizio della propria azione verbale, in comparazione a quello
di un uomo che ha messo nero su bianco le sue idee avverso un barbaro e feroce
sistema repressivo, ove le prescrizioni dell’islam sunnita di matrice salafita-wahhabita
sono, al contempo, norme giuridiche ed etiche penetranti in ogni angolo della
vita personale dei sudditi.
“Tutta questa terribile sofferenza si è
abbattuta su di me e sulla mia famiglia solo perché avevo espresso la mia
opinione. Ecco. E’ questo il prezzo delle parole che state per leggere!”
Mille
frustate, dieci anni di detenzione, un milione di rial, la moglie (Ensaf
Haidar) e i suoi tre figli rifugiati in Canada, ma l’ultimo pensiero di Raif è dedicato alla Patria: “ Nazione è una parola meravigliosa. Ma può
capirne il valore e il significato solo chi è altruista per amore del proprio
Paese; solo chi comprende che esso è il più sacro dei santuari, e lo difende
con tutto ciò che ha: con la sua anima, con i suoi beni, con i suoi figli.”.
Il
libro andrebbe letto da tutti e studiato nelle scuole, per il suo alto valore
morale, per l’excursus storico compiuto
sulla c.d. Primavera Araba ma, soprattutto, perché si possa comprendere quanto
il tiranno tema più la parola di qualsiasi altra cosa.
Fabrizio Giulimondi