“C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi è un’opera prima proiettata
verso il Premio David di Donatello 2024 come "Miglior Film".
Il
bianco e nero, nel potenziare la bellezza visiva del film, fa tornare lo
spettatore indietro al neo realismo di De Sica. La caratura interpretativa
degli attori (Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio
Marchioni) rende la recitazione fluida e penetrante, godibile e incisiva.
La violenza del marito Ivano su Delia (una impareggiabile Cortellesi) è resa artisticamente tramite la danza, puro genio
creativo, danza che funge anche da strumento di falsa pacificazione. La
tensione durante il pranzo di fidanzamento della figlia Marcella (Romana Maggiora Vergano) è avvertita
realmente in sala, con la platea pronta alla esplosione di violenza, che rimane
però celata, nel rispetto dello spirito ellenico.
Il
mistero è dentro una lettera ricevuta da Delia e il tempo si addensa in due
date: il 2 giugno 1946, e al giorno successivo, il 3 giugno 1946.
In
questa pellicola riverbera la più possente e grandiosa tradizione
cinematografica italiana, sia come direzione che come gestualità attoriale.
I momenti comici punteggiano e rafforzano il pathos e la tragicità della narrazione.
Dietro
la macchina da presa scorrono decenni di scene e fermoimmagine cineastici post
bellici nostrani, accompagnati dai brani degli anni ’40, dai ritmi house, rap e breakdance e dalle
sonorità musicali di Dalla.
Silenzio,
è buio in sala.
Fabrizio Giulimondi