“Escobar” è il bel film di Andrea Di Stefano che
consiglio a quasi tutti di vedere (ad esclusione dei più sensibili). La
pellicola ripercorre le ignominie poste in essere dal uno dei più famosi e
potenti trafficanti di cocaina, il colombiano patron dei cartelli di Medellin Pablo Emilio Escobar Gaviria (1949-1993).
Benicio del Toro non solo interpreta magistralmente il ruolo di Escobar, ma accosta la
sua corporeità ed espressività mimica a quella del “capo dei capi” della droga
sudamericana.
Fra
imbarazzante, inspiegabile ed arrogante religiosità, vicinanza sinallagmatica
alla Chiesa Cattolica, alto senso della famiglia e belluina ferocia che non
risparmia donne e infanti, torture e brutali eliminazioni fisiche, la
narrazione filmica procede con ritmica placidità avvinghiando lo spettatore alla sedia.
Abile Di Stefano nel far intuire l’orrore, accennandolo appena senza entrare mai nei
dettagli, evitando pervicacemente di mostrare al pubblico “le frattaglie”. La
bravura di un regista, seguendo gli insegnamenti della tragedia greca, consiste
proprio nel far sentire il disgusto e il raccapriccio senza far vedere nulla o,
al più, lambendo la rappresentazione della truculenza di certe immagini. Non v’è
capacità nello sbattere in faccia l’uccisione di un bimbo di pochi mesi, ma nel
farla capire con l’angosciante sonorità di un pianto frignante non più percepita
attraverso la cornetta di un telefono.
Fabrizio Giulimondi