Il Lobbying mira a ottenere il
perseguimento di un interesse particolare, ossia consiste in un gruppo di pressione (lobby), inteso come gruppo
organizzato di persone o aziende che cerca di influenzare
dall'esterno le Istituzioni al fine di ottenere la tutela dei propri specifici
interessi.
L’Advocacy,
diversamente, è una forma di attivismo volta ad allargare la sfera dei diritti,
delle regole, delle risorse per gruppi e individui, mediante relazioni con le Istituzioni,
sensibilizzazione dell’opinione pubblica, diffusione di messaggi tramite il
sistema dei mass media, manifestazioni e mobilitazioni.
Si può
fare Advocacy, ad esempio, per
richiedere pari opportunità fra donne e uomini nel mondo del lavoro pubblico e
privato, dipendente, professionale e artigianale.
A fare
Advocacy sono spesso movimenti
sociali o organizzazioni non profit.
Si tratta di una forma di attivismo che si fonda sul un ruolo rilevante della
comunicazione, considerata come strumento principale per informare i decisori pubblici
e proporre loro norme e soluzioni, prospettare una visione positiva di un tema ai
mass media e all'opinione pubblica, educare, infine, a nuovi paradigmi e
modelli di comportamento la comunità nazionale La comunicazione è posta in
essere senz'altro tramite i canali "classici", quali giornali e programmi
televisivi, ma, soprattutto, per mezzo del web e dei social, facendosi supportare da uomini dello spettacolo e del
calcio, da Youtuber ed Influencer, ossia da soggetti che hanno
mostrato nel tempo di essere più seguiti ed ascoltati dei politici, degli uomini
delle Istituzioni e del mondo accademico, religioso e culturale.
Ciò
che viene letto su facebook o visto
su instagram o tiktok è ritenuto
più credibile di quanto scritto su un quotidiano o di quanto detto da personalità
che studiano un certo argomento da decenni.
V'è
una indissolubile sinergia fra Advocacy
e comunicazione. Youtuber e Influencer possono condizionare il
pensiero di decine di milioni di persone, potendo formare la coscienza di
adolescenti che vanno ad identificare le proprie idee con quelle del proprio "beniamino
telematico".
L'Advocacy dà quasi vita ad una sorta di
co-decisione, perché è vero che essa svolge il ruolo di propulsore,
stimolatore, proponente, ma è altrettanto vero che più è forte il suo peso e
più l'organo decisore è condizionato e fortemente influenzato nell'adottare la
decisione richiesta, per non perdere consenso o non entrare in contrasto con
una certa porzione della società. Da sottolineare che l'Advocacy è forte se le "voci" che la aiutano sono possenti,
famose e diffuse ovunque: più i "personaggi" sono conosciuti e
"amati" da moltitudini di individui e più l'Advocacy risulta essere capace di incidere sul Potere decidente
ottenendo da quest'ultimo la norma o l'atto sperato.
Mentre
il Lobbying è tradizionalmente una
attività "in presenza" che si svolge per lo più fuori da occhi
indiscreti, dentro i Palazzi della Politica e delle Istituzioni, l'opera di Advocacy è pubblica, visibile, massmediatica
correndo, anche, lungo i mille rivoli di internet, sotto gli occhi di tutti,
proprio perché consiste nello spingere il maggior numero di persone verso la
proposta indicata, aumentando così la probabilità che le Autorità decisionali,
quali, ad esempio, il Parlamento ed il Governo, convergano, accogliendolo e
regolandolo, sul pensiero portato dall'originale
gruppo proponente esercente l'Advocacy.
Forse
è tempo di normare queste materie, partendo, come è accaduto oramai in molti
Paesi europei e non, dal Lobbying, per pervenire - perché no? - all'Advocacy.
Fabrizio Giulimondi