La vera protagonista dell’ultimo
romanzo “Il cercatore di luce” (Mondadori), dello Scrittore calabro-arbëreshë
Carmine Abate, è la luce.
La luce pervade ogni parola ed ogni personaggio
del libro, ogni immagine ed ogni paesaggio.
La luce colora ogni angolazione del
racconto, tutti gli spazi delle case, le montagne della Sila e del Trentino, il
Lago di Garda, i fiumi ed i torrenti dei boschi.
La luce è dentro le donne e gli
uomini di cui Abate narra le vite semplici e grandiose, illuminandone le anime,
i cuori e le menti. La luce nasconde i segreti di ognuno di loro.
Bellissimo, armonioso, morbido,
emozionante, commovente, arioso, splendente.
Dipinti e scrittura si mischiano come
nella straordinaria vita del grande pittore italiano Giovanni Segantini, intorno
alla quale si forma un fitto reticolato di affetti e racconti, in cui il
passato ed il presente diventano un tutt’uno per dirigersi verso il futuro.
È un’opera materna, tenera, delicata,
come l’abbraccio di quella madre, raffigurata da Segantini, che tiene il figlio
dormiente fra le braccia, quel bimbetto che è Giovanni e quella madre da cui
tutti vorrebbero farsi cullare.
Abate è il
Maestro dell’intimità, della famiglia con la F maiuscola e delle radici
intramontabili, della voce di luoghi che parlano di silenzi antichi che attraggono
a sé come calamiti le persone, per sempre.
“Le
storie non scappano….come se le storie,
per essere vitali, avessero bisogno di “maggiore luce, maggiore aria e maggiore
verità.”.
Fabrizio Giulimondi
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