“Non
siamo eredi, non lasciamo eredi. Non ereditiamo niente, non lasceremo alcuna
eredità. È questa, per dirla in breve e in modo diretto e brutale, la
condizione odierna … Viviamo in un’epoca di contemporanei, senza antenati né posteri,
uniti solo nel vago domicilio nello stesso tempo; non consorti, al più
coinquilini … Nessuno continuerà la nostra opera, nessuno salverà quel che
poteva, doveva essere salvato di ogni eredità … E i posteri, di questo passo,
saranno privi di memoria storica e letteraria, e di coscienza critica. È l’epilogo
coerente di una società senza padre, poi diventata società senza figli, società
parricida e infanticida, all’insegna delle orfanità elettive. La società dei
mutanti e dei no-nati, nel senso della denatalità e dell’aborto. Il nichilismo
alla fine mantiene la promessa: di tutto resterà niente, dopo di noi il nulla”.
Viviamo
tempi in cui il vuoto e la sua ricerca sono valori agognati ed esaltati ed il
relativismo decostruisce persino ciò che cade sotto i nostri cinque sensi: un
tavolo può divenire una sedia se così è stabilito da chi decide orwellianamente
ciò che è vero e ciò che è falso; quello che bisogna dire e quello che non
bisogna dire; ciò che è giusto pensare e ciò che è obbrobrioso pensare.
La
necessità di un pensiero denso che punta all’essenza, a ciò che non muta, all’invalicabile,
al senso del limite, è avvertita da chi mantiene una propria razionalità
a-materialista.
Marcello
Veneziani continua a tentare di fornire risposte e porre domande
dentro un percorso che non privi l’uomo della Natura, una Natura vera, non
ecologista o ambientalista; un percorso che non privi l’uomo della sua verità
che in quanto tale spasima verso l’Assoluto.
L’autodeterminazione
umana in ogni campo sta destrutturando l’essere umano come il cubismo confuse e
spostò le parti del corpo umano. L’arte nel suo genio creativo può farlo ma se
lo fa l’essere umano è lo stesso essere umano a rimanerne annientato: la
libertà cancella se stessa.
“Senza
eredi. Ritratti di maestri veri, presunti e controversi in un’epoca che li
cancella” (Marsilio Nodi) tratteggia - similmente a "Imperdonabili" - in modo non didattico,
accademico o didascalico sessantasei pensatori antichi, moderni e
contemporanei, di ogni genere e tipologia e, attraverso questo tratteggio,
maieuticamente e socraticamente fa fuoriuscire altri mondi, altre prospettive,
altri orizzonti, altre visioni.
Come
tutte le opere di Veneziani, il linguaggio è potente, le concezioni
della vita e del mondo del tutto extra ordinem.
Nel
mondo della pochezza globale, questo saggio, lo dico senza infingimenti, è per
chi è in grado ancora di pensare, di analizzare, di voler capire e apprendere.
“Per
capire la vita, il mondo e la condizione umana il pensatore intreccia saperi ed
esperienze, non è irretito da un sistema e da un lessico, o ingessato in un
corso d’insegnamento. Il rapporto tra la realtà e la verità, tra la parola e il
silenzio, si fa in lui intenso, diretto, assoluto, senza interferenze, senza
linguaggi astrusi, puro nell’impurità di
un pensiero vivente che si dispone a trascendere la morte e a non finire con l’opera”.
Fabrizio
Giulimondi