lunedì 13 maggio 2024

“L’AVVERSARIO” di EMMANUEL CARRÈRE (ADELPHI, 2013)



Uscire dalla pelle del dottor Romand significava ritrovarsi senza pelle. Più che nudo: scorticato”.

L’Avversario” di Emmanuel Carrère (Adelphi, 2013) è un libro scioccante basato su una storia vera. Nonostante sia come un lungo racconto che può essere letto in poche ore, “L’Avversario” crea problemi di non poco momento nel lettore, che deve ripetutamente frapporre fra il libro e se stesso più di una interruzione per placare lo stato di disagio che avverte nel suo animo.

Il 9 gennaio 1993 è la data di un crimine mostruoso compiuto in Francia: un uomo uccide a sangue freddo la moglie, i due figli, il padre e la madre.

Quest’uomo per diciotto anni ha costruito una dimensione esistenziale e professionale del tutto inesistente. Famiglia e figli hanno pensato che lui fosse ciò che non è mai stato. Quest’uomo per diciotto anni ha mostrato al mondo quello che sotto l’aspetto umano e lavorativo non è mai esistito. Per diciotto anni la finzione ha sostituito la realtà, la menzogna la verità visibile.

Bastavano semplici e banali controlli per capire che era tutto falso, ma quei semplici e banali controlli nessuno in diciotto anni li ha mai posti in essere.

Il lettore, grazie alla raffinata capacità narrativa di Carrère, è gettato in un reticolato mentale inestricabilmente tessuto con i fili del falso pedissequamente sostituito al vero. La penna dell’Autore intinge nei neuroni allucinatori del protagonista che viene travolto dal proprio incubo, incessantemente fabbricato in diciotto anni di falsità che figliavano falsità e ancora falsità. Il protagonista è solo l’artefice originario delle menzogne per poi divenirne nel lungo termine la vittima.

Pirandello assume le vesti di complice letterario inconsapevole di una agghiacciante strage.

L’inganno non cessa mai, nemmeno durante il processo, neppure dopo la condanna, neanche in carcere e la stessa fede religiosa e la conversione non sono altro che l’ennesimo prodotto dell’”eterno Avversario”.

Psichiatria, ritualità quotidiana e familistica e letteratura partoriscono un lavoro che getta chi lo legge in una perturbante riflessione di non facile soluzione.

Uno scritto profondo per menti profonde e culturalmente attrezzate.

Fabrizio Giulimondi

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