venerdì 17 maggio 2013

"MI RIFACCIO VIVO" DI SERGIO RUBINI


“Mi rifaccio vivo”  che vede Sergio Rubini regista e attore (bravo come al solito in entrambi i ruoli), insieme ad un cast di tutto riguardo del miglior cinema italiano, come Margherita Buy (protagonista del già commentato -  in questa Rubrica -   Viaggio da sola), Lillo Petrolo (che ho più volte ritenuto dare il meglio di sé più sul piccolo schermo che sul grande), Vanessa Incontrada (che dire: bella e brava!), Neri Marcorè (sempre migliore), Emilio Solfrizzi (con la solita mimica e gestualità  che lo caratterizza per la sua peculiarità e straordinarietà, molto simile a quella adoperata nella nota sit com televisiva con Michelle Hunziker) ed  Enzo Iacchetti (che non ha bisogno  di presentazioni).
Classica commedia brillante con finale sentimental-umanitario sulla riscoperta di se stessi e dei valori fondamentali della vita (per dirla con Renato Zero “dietro al portafogli un cuore ancora c’è ”), con accenni un po’ pirandelliani (quello che uno mostra di sé non è il suo vero essere, ossia, filosoficamente parlando, l’apparire sull’essere, cioè l’essenza del mondo occidentale contemporaneo).
La storia è semplice e piena di gag e riproduce l’eterna lotta fra la persona perfetta e conoscitrice di tutto, titolare di  una enorme dose di fortuna (un po’ come il personaggio di Walt Disney Gastone) e il sempiterno  sfigato  a cui la vita è stata rovinata sin da bambino dal primo, che lo sovrasta in tutto.
Alla fine il Paperino della situazione si suicida (e anche in tale occasione in maniera improvvida) e va a finire nell’Aldilà, dove scopre che non v’è un Dio ad attenderlo, ma Karl Marx in persona che, su intercessione di Sergio Rubini, lo rimanda una settimana sulla Terra, a mò di bonus, per dargli un’altra possibilità e rimediare alla sua esistenza da “padrone” (in vita era un imprenditore) e, quindi, sfruttatore degli oppressi e del proletariato. Lo sfortunato non sarà più tale perché prenderà le vesti dell’amico -  altrettanto efficientissimo -  del suo insopportabile antico contendente.
Anche in questo nuovo ruolo, di contro,  non riesce realmente a vendicarsi e a mettere in difficoltà il tutto lui, che tale però non è, nascondendo invero paranoie, difetti e gravi limiti.
Il passaggio in Paradiso e il ritorno in questo mondo  ricorda fortemente il bellissimo film  “Il paradiso può attendere”, oltre ad esservi sicuramente un richiamo alla nota pellicola “Il piccolo diavolo”,  ogni volta che il nostro reincarnato passa davanti ad uno specchio mostrando il precedente aspetto fisico (quello prima del decesso),  al posto di quello “adottato” durante il  ritorno terreno  post mortem.
Esilarante per buona parte della proiezione, con un finale uno zinzinino scontato e stantio.

Fabrizio Giulimondi

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