Romanzo
thriller che tiene il lettore inchiodato alla sedia, “La libreria dei gatti neri” di Piergiorgio
Pulixi (Marsilio Lucciole)
rappresenta la migliore letteratura noir
italiana.
La
Sardegna è sullo sfondo e la trama è chiazzata dalla crudezza di Saw e della
tragicità di ordinari quanto terrifici fatti di cronaca.
Con
uno stile oliato e semplice la scrittura giunge diretta al pubblico che viene
trascinato in un vortice di delitti degni del più lucido e feroce serial killer.
È la
produzione cinematografica horror ad
insegnarci quanto librerie, biblioteche e teatri siano set perfetti per azioni criminali a causa delle atmosfere che li
permeano ed il sottofondo velatamente pauroso che si percepisce entrandovi.
Una
libreria è il proscenio; il proprietario il narratore inconsapevole; il gruppo appassionato
di libri gialli lo spazio umano dove si cerca la verità; Nunzia, grande
intelletto devastato dall’Alzheimer, è la chiave di volta; i poliziotti i simpatici
figuranti; i gatti neri i comprimari.
Ironia
e violenza si susseguono per abbracciarsi nei momenti clou, mentre Edgar Allan Poe con la sua “La lettera rubata” è il coup de théâtre.
È solo
apparentemente tutto così complesso, “in
realtà è tutto estremamente semplice e la risposta è lì, dove meno te l’aspetti,
celata sotto una coltre di banalità”.
I
battiti cardiaci accelerano, il respiro di fa più corto ed ansiogeno, il finale
di sta avvicinando, si avvicina, è arrivato.
Fabrizio Giulimondi
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