“Estranea” (Garzanti), opera prima della scrittrice olandese Yael Van Der Wouden, è un romanzo pieno di sfaccettature introspettive e risvolti psicologici.
Si
possono percepire estranei gli altri ma si può percepire estraneo anche il
proprio essere.
Isabel,
personaggio tragico e di grande fascino, vede gli altri come estranei (Eva,
Neelke e gli stessi fratelli), anche se è Isabel ad essere estranea a se
stessa. Chiusa, cupa e abitudinaria, Isabel si identifica con la propria casa,
che invero non è sua come non sono sue le posate, i vasi e quei piccoli
utensili anonimi che per altri possono possedere un valore affettivo senza
misura. Questo romanzo è un reticolato di particolari, di descrizioni di
oggetti apparentemente minuti e senza significato, di emozioni e sentimenti
silenti e travolgenti allo stesso tempo. La solitudine non è solo una assenza
dell’altro, ma è vissuta in “Estranea”
come uno stato dell’anima in cui si è soli con se stessi, lontani anche da se
stessi, non percependosi più come “persona con cui stare”: Isabel vive una solitudine
totalizzante; Vera, invece, è in compagnia con se stessa ma sola in mezzo ai
suoi amanti, semplici mezzi per giungere ad un fine cui il passato l’ha
costretta.
Isabel
è fuoco sotto la cenere, una città che appare grigia e spenta mentre nei suoi
tunnel e gallerie esplodono orge di colore e musiche e balli.
Dickens
è sotto traccia, corrente elettrica che scuote sommessamente la narrazione,
battito cardiaco che fa scorrere il sangue del racconto.
I
dialoghi costituiscono l’ossatura del romanzo, dialoghi serrati, tesi,
possenti, drammatici. Nulla è cosparso di lievità perché è la tragedia a dipingere
ogni traccia del libro, inclusi i passaggi sensuali e sessuali della implosione
lesbica. Il passato è ancora presente, perché è un passato terrificante che non
può essere certamente dimenticato. La Storia implacabile forgia il presente
mutandone il corso: la vita di Isabel cambierà quando saprà. La conoscenza è
una eruzione vulcanica, un uragano, un terremoto, un’onda gigantesca ed
imlacabile.
Isabel
si prende sulle spalle il peso del passato e del presente di Eva, un fardello
pesante e sconosciuto alla non curanza di Hendrik e alla superficialità di
Louiss.
Si può
essere colpevoli anche senza sapere, complici quando non si poteva non sapere.
Fabrizio
Giulimondi