domenica 6 febbraio 2022

"LA CAPPA. PER UNA CRITICA DEL PRESENTE" di MARCELLO VENEZIANI (MARSILIO NODI)

 


La società coperta baratta la libertà con la sicurezza, la civiltà con la sanità, il lavoro con la salute, la comunità con l’immunità.”.

C’è qualcosa nell’arte, come nella natura, che ci rassicura e qualcosa invece che ci tormenta, ci turba, ci inquieta.

Due sentimenti in costante conflitto: da una parte la ricerca dell’ordine e dall’altra il fascino per il caos.

Dentro questa lotta si colloca la produzione letteraria di Marcello Veneziani.

L’arte vera inquieta, la letteratura autentica turba, la bellezza imponderabile contrasta con la serenità e la quiete, perché pongono domande prive di facili risposte, si interrogano senza indicare immediate soluzioni, galleggiano con fatica sulle violente onde di un mare in tempesta.

Fra una statua di Fidia e la “Tempesta” di Giorgione, tra la ricerca di una armonia irraggiungibile e l’abbandono al caos, si insinua l’ultimo saggio di Marcello Veneziani, “La Cappa. Per una critica del presente” (Marsilio Nodi).

Nel cupo grigiore esistenziale spinto da una paura imposta, “La Cappa” forma una chiazza vermiglia, simile ad un improvviso lampo di luce che rischia di accecare chi da troppo tempo ha gli occhi spenti.

La Cappa” è uno dei saggi di Veneziani fra i più illuminati e coinvolgenti. Non v’è parola, o periodo, o pagina su cui il lettore non si soffermi. I passaggi sulla identità, la civiltà, la preghiera e il Pater Noster tolgono il fiato. Le riflessioni si incidono nell’anima come un coltello nella carne. Nel tempo in cui solo la salute fisica conta, il pensiero si erge maestoso, fra incanto e disincanto, fra Dionisio, Proteo e Narciso. Non vi sono certezze. Di certo v’è solo lo splendore espressivo che rinchiude un bagliore dell’anima. Lo spirito, dopo essere stato accantonato, umiliato, ritrova la sua Itaca, ritrova se stesso. La spiritualità, finalmente e fatalmente, si impone su un permanente presente globale, sprezzante del passato e impaurito dal futuro, troppo gravido di paventate emergenze. La lettura de “La Cappa” ci fa scoprire di nuovo mondi immateriali ed invisibili, non catturabili con i cinque sensi. Con l’Autore penetriamo nella oramai insopportabile, opprimente e densa coltre che tutto copre e intabarra menti, intelletti, esistenze e anime.

Ho avvertito un sussurro dietro ogni tratto di inchiostro: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.".

Fabrizio Giulimondi

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