venerdì 12 giugno 2020

"SE SCORRE IL SANGUE" di STEPHEN KING


Non bisogna farsi ingannare né dal titolo né dall’immagine della copertina dell’ultima fatica letteraria del genio letterario-horror-thriller Stephen King, “Se scorre il sangue” (Sperling & Kupfer). Il sangue non scorre affatto e il libro è una raccolta di racconti come “Notte buia, niente stelle”, da cui riprende alcune tracce narrative (“Ratto” e “Il telefono del signor Harrigan”, ultimo e primo racconto di “Se scorre il sangue”, riprendono il patto faustiano alla base de “La giusta estensione” in “Notte buia, niente stelle”). Le ambientazioni in “Ratto” richiamano le atmosfere del film di Kubrick “Shining”, tratto dall’omonimo romanzo di King. I preludi sono lunghi e affabulanti e, quando il lettore giunge al cuore della storia, il coupe de theatre non è esplosivo perché già se lo aspetta, prefigurato dall’arpeggio narrativo che lo precede. La vera suspense è rappresentata dalla ossessione per le parole di Drew. Non è certamente incasellabile – come d’altronde gli ultimi lavori di Stephen King – come genere horror o thriller. L’immane scrittore statunitense scruta l’animo umano e quanto esso sia disposto, o proteso, ad appagare i propri desideri, o istinti, anche a scapito delle esistenze altrui. Esistono ancora figure provenienti da ulteriori dimensioni ma solo in apparenza: non sono altro che esseri umani che hanno voluto protrarre la propria vita nutrendosi del dolore e della morte altrui, “che hanno un buon sapore”. Non v’è un solo “Outsider”, ma molti, perché molti sono coloro che assolutizzano il proprio desiderio a scapito degli altri. Uomini come iene che si nutrono di carogne: “Una specie di camaleonte esotico…Viveva nutrendosi del dolore e della sofferenza, forse non una bella cosa, ma neppure così diversa dai vermi che si nutrono della carne in putrefazione, o degli avvoltoi che si nutrono di carogne.”.
In realtà, la produzione artistica di Stephen King è più sociologica che giallistica come il mastodontico “It”, nel quale il bullismo, fardello molto presente nelle scuole americane, è il vero fil rouge della narrazione; il bullismo è la molla anche di alcuni racconti di “Se scorre il sangue”.
Charles Dickens è l’archetipo letterario di King e King è suo sviluppo favolistico noir della fine del XX secolo e gli inizi del XXI secolo.
Stephen King è lo Spielberg della letteratura e, soprattutto, è letteratura pura, che evoca Leopardi che invoca l’Infinito: “Dio aveva versato una caraffa di luce nel cielo, e oltre quella luce c’era l’eternità. Il mistero di una realtà tanto estesa rendeva misera qualunque capacità di comprensione. Un soffio di brezza fece sospirare i pini nel loro modo malinconico, e tutto d’un tratto Drew si sentì molto piccolo, e molto solo.”.
Fabrizio Giulimondi