“Ci sono espressioni che portano in sé l’atmosfera
del periodo storico, sono testimonianze degli schemi mentali che sì, proprio
come dici tu, Mirka, dopo un po' scompariranno”.
Quanto
la lingua determina il flusso della storia e porta divisioni, scissioni e nascite
di nuovi stati! I cechi e gli slovacchi, due popoli, due nazioni, due idiomi:
il 1º gennaio 1993 la Cecoslovacchia partorisce la Repubblica ceca e la
Slovacchia. Il linguaggio trasforma un cittadino in straniero: i cechi in
Slovenia e gli slovacchi nella Repubblica ceca.
Le
storie raccontate in “Divorzio di
velluto” (Feltrinelli) dalla
scrittrice di Bratislava Jana Karšaiová
si inseriscono in questo frangente della storia, sono forgiate dal fuoco dello
shock di una separazione voluta dai governi ma probabilmente non da quelle
comunità.
Gli
amori, i sentimenti, le lontananze, le tinte scure che connotano gli animi dei
personaggi, quasi tutti al femminile, sono il sottofondo, lieve o fragoroso, di
quel momento dettato dalla fine dell’impero sovietico.
I
pensieri e gli stati interiori sono sopiti, come piedi poggiati sulla moquette.
Il romanzo non narra presenze, ma solo assenze, distanze fisiche e mentali. Ciò
che non si ha e non si è incarna il vero tessuto del racconto.
“Lei non viveva i dolori in quel modo, li
seppelliva, non sapeva come fare altrimenti”.
Le
stesse città fungono da ambientazione confuse in un veloce movimento di donne e
uomini che si spostano dall’una all’altra senza soluzione di continuità: Praga,
Bratislava, Verona, Bologna….e sullo sfondo una lontana America.
Le persone
sono solo in apparenza in un luogo perché in realtà sono altrove, con i loro
corpi ed i loro pensieri. La Karšaiová
riempie gli spazi ed il tempo di spazi e di tempi che sono in altri luoghi e in
altre epoche. La fisicità non vuole dire esserci: le menti e gli spiriti non
sono lì ma in cerca di qualche cosa che i personaggi non riescono ad afferrare.
La separazione non è stata solo politica ed istituzionale ma dentro le
comunità, le famiglie, le persone.
“I loro figli non avrebbero smesso di
intrecciarsi, di cercarsi, specchi di loro stessi, a volte innamorati, a volte
indifferenti, ma intenzionati a guadagnarsi il proprio posto nel mondo”.
Fabrizio Giulimondi
PS
Nonostante l’autrice non sia italiana, il lavoro ha potuto partecipare (poi
escluso in uno degli stadi della selezione) alla competizione per il Premio
Strega 2022.
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