lunedì 27 giugno 2022

DIVORZIO DI VELLUTO di JANA KARŠAIOVÁ


Ci sono espressioni che portano in sé l’atmosfera del periodo storico, sono testimonianze degli schemi mentali che sì, proprio come dici tu, Mirka, dopo un po' scompariranno”.

Quanto la lingua determina il flusso della storia e porta divisioni, scissioni e nascite di nuovi stati! I cechi e gli slovacchi, due popoli, due nazioni, due idiomi: il 1º gennaio 1993 la Cecoslovacchia partorisce la Repubblica ceca e la Slovacchia. Il linguaggio trasforma un cittadino in straniero: i cechi in Slovenia e gli slovacchi nella Repubblica ceca.

Le storie raccontate in “Divorzio di velluto” (Feltrinelli) dalla scrittrice di Bratislava Jana Karšaiová si inseriscono in questo frangente della storia, sono forgiate dal fuoco dello shock di una separazione voluta dai governi ma probabilmente non da quelle comunità.

Gli amori, i sentimenti, le lontananze, le tinte scure che connotano gli animi dei personaggi, quasi tutti al femminile, sono il sottofondo, lieve o fragoroso, di quel momento dettato dalla fine dell’impero sovietico.

I pensieri e gli stati interiori sono sopiti, come piedi poggiati sulla moquette. Il romanzo non narra presenze, ma solo assenze, distanze fisiche e mentali. Ciò che non si ha e non si è incarna il vero tessuto del racconto.

Lei non viveva i dolori in quel modo, li seppelliva, non sapeva come fare altrimenti”.

Le stesse città fungono da ambientazione confuse in un veloce movimento di donne e uomini che si spostano dall’una all’altra senza soluzione di continuità: Praga, Bratislava, Verona, Bologna….e sullo sfondo una lontana America.

Le persone sono solo in apparenza in un luogo perché in realtà sono altrove, con i loro corpi ed i loro pensieri. La Karšaiová riempie gli spazi ed il tempo di spazi e di tempi che sono in altri luoghi e in altre epoche. La fisicità non vuole dire esserci: le menti e gli spiriti non sono lì ma in cerca di qualche cosa che i personaggi non riescono ad afferrare. La separazione non è stata solo politica ed istituzionale ma dentro le comunità, le famiglie, le persone.

I loro figli non avrebbero smesso di intrecciarsi, di cercarsi, specchi di loro stessi, a volte innamorati, a volte indifferenti, ma intenzionati a guadagnarsi il proprio posto nel mondo”.

Fabrizio Giulimondi

PS Nonostante l’autrice non sia italiana, il lavoro ha potuto partecipare (poi escluso in uno degli stadi della selezione) alla competizione per il Premio Strega 2022.


 

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