sabato 2 novembre 2024

"LA CASA DEI SILENZI" di DONATO CARRISI (LONGANESI)

 


Donato Carrisi è tornato con un romanzo che supera i precedenti per linearità della trama ed incisività narrativa, con un crescendo wagneriano emozionale che gli ultimi lavori avevano talora dimenticato.

La casa dei silenzi” (Longanesi) è frutto di un reticolato di silenzi e inquietudini, memorie cancellate e messaggi che vengono dal futuro.

I sogni sono al centro del racconto. I sogni sono il tessuto connettivo dell’opera. I sogni legano personaggi e ambienti, presente, passato e futuro. Sono i sogni ha creare l’atmosfera, anzi sono l’atmosfera stessa. I sogni sono un mistero e il mistero della psiche è immerso nei sogni.

L’ “addormentatore di bambini” è tornato insieme a vicende che gettano il lettore in uno stato dopaminico.

La pareidolia.

Il signor B. Il signor Z.

La realtà è un simbolo e il simbolo la realtà.

Non riuscirete a smettere di leggere: leggere tutto e subito sarà una necessità compulsiva.

Tutto è reale. Nulla è reale.

La rosa è il nome di un fiore o di una bambina? Sartre e thriller.

Passato, presente e futuro non si distinguono, fusi in un unico magma spazio-temporale.

Magnolia.

Una donna dai capelli neri indossa un abito scuro. Lei vive nei sogni di Matias. Lei lo guarda. Lei esiste o è una proiezione onirica del ragazzino?

Una minuziosa ricostruzione di fatti immaginifici e reali che non fa staccare il lettore dal libro.

Limonata scarpa morte.

Non c’è più tempo.

La vera realtà dimora in ciò che non vediamo perché è ciò che non è visibile ad essere la vera realtà.

Il kafkiano grande scarafaggio.

L’evocazione esorcistica dell’incontro al secondo piano della casa dell’ipnotista con il perseguitato dallo stesso sogno che si è trasformato in un incubo terrifico nonostante la sua placidità.

Un sogno che si ripete per un anno. Un incubo. Nightmare.

Letteratura e cinema. Psicoanalisi, psichiatria e analisi dei sogni. Coscienza, inconscio e subconscio.

Spesso in quelle famiglie trova ad aspettarla lo scarafaggio. Cambia aspetto ma è sempre lui. Ormai a imparato a riconoscerlo”.

Fabrizio Giulimondi

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