“Il buio oltre la siepe” (“To kill a mockingbird”), romanzo del
1960 di Harper Lee, edito per la
prima volta in Italia nel giugno 1962 dalla Feltrinelli,
anno in cui è uscita anche la versione cinematografica di Robert Mulligan.
Inserito
nel corposo filone letterario e filmistico sulla questione razziale negli States, “Il buio oltre la siepe” tratta con lucida vena artistica e senza
infingimenti, con linguaggio semplice e narrazione costellata di episodi di
vita quotidiana e criminale e ingiustificata sopraffazione, la follia razzista
negli Stati del sud degli USA.
Alabama
della metà degli anni ’30, stupro fatalmente inesistente, processo farsa (il
cui sviluppo descrittivo è estremamente efficace e realistico) e inevitabile
condanna del nigger, la cui unica e
vera colpa è essere “nero”.
Il
racconto è particolarmente suggestivo perché posizionato dal versante di una
bambina in fase preadolescenziale, Jean Louise detta Scout, che si pone e pone
ai suoi interlocutori una semplice domanda, a cui però non viene data alcuna
risposta (“il re è nudo!”): ma perché Hitler che perseguita gli ebrei deve
essere odiato e combattuto e invece è giusta la segregazione e la
discriminazione nei confronti dei black
people?
Fabrizio Giulimondi
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