“E mentre ascolta l’intreccio di note fra i due strumenti, il loro inseguirsi improvvisando in libertà, si chiede se la vita riesca a imitare il jazz, se il dialogo sia possibile senza darsi sulla voce ed essere fraintesi, se la spontaneità dell’improvvisazione , invece di risultare caotica, possa condurre a un’imprevista armonia”.
Due
storie che si incastrano come un pezzo jazzistico suonato senza provare prima; Marta
e Michele che si guardano dalle proprie finestre lungo molti anni, mentre trascorrono
una esistenza in solitudine; un incontro voluto, sperato, preparato sin dalle
prima battute.
I
parenti, gli amici e gli amanti occasionali di Marta e Michele sono pulviscolo
rarefatto che non riempie in nulla la densità del vuoto che li circonda e li penetra.
Il
periodo natalizio e domenicale come tempo di solitudine, deprimente e angosciante.
E’
il tempo la chiave di tutto ed è il tempo che fornisce ai protagonisti la
possibilità di imparare a comunicare con l’altro e conoscere l’altro, non più avversario o fastidiosa pustola, ma fratello,
sorella, madre, padre, amico, amica, amore forse per una vita.
Una
scrittura fluida e ricca, abilmente spruzzata di neologismi, costruita intorno ad
una architettura linguistica agile e di immediata comprensione ma mai banale,
anzi sempre attenta alla multiformità dei vocaboli, il cui accorto accostamento
crea una sonorità gradevole all’occhio e
quindi all’ orecchio e all’udito, anche grazie alla sporadica ed occhiuta assenza
di punteggiatura.
Margherita Oggero con
il nuovo romanzo “La ragazza di fronte”
(Mondadori) ha ben meritato il Premio
Bancarella 2016.
Fabrizio Giulimondi
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