Paula Hawkins,
dopo La ragazza del treno (la cui
versione cinematografica è stata realizzata da Tate Taylor), è tornata nelle
librerie con “Dentro l’acqua” (Pickwick), thriller “classico” con poco
mordente. Lo schema della trama e della narrazione ripete modelli già
conosciuti dagli appassionati del settore: un andirivieni nel tempo fra l’epoca
della “caccia alle streghe” (che richiama alla mente l’ultima opera di Camilla
Läckberg) e quella attuale, oltre l’intersecazione di storie ad incastro di una
moltitudine di personaggi che, talora, si fa fatica a collegare fra di loro .
Ambienti
liquidi e misteriosi che si aggirano intono ad un fiume che non smette di
sommergere vicende familistiche pregne di un orrore scontato. Il romanzo cerca
di dare una versione “giallo” alla questione femminile che vede vittime donne
che non accettano la propria condizione
di servaggio, nel 1600 come oggi: “Il
luogo che lei aveva evocato, un posto di donne perseguitate, di emarginate, di
disadattate, che non rispettano gli editti del patriarcato, di cui mio padre
era l’incarnazione.”.
Fabrizio Giulimondi
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