Alla
mole titanica di saggi, monografie e studi sul fascismo e su Mussolini si
aggiunge da qualche settimana “M. Il
figlio del secolo” di Antonio
Scurati (Bompiani), scrittore
molto prolifico, già vincitore e frequentatore di Premi letterari di qualità e
importanza al pari dello Strega e del Campiello.
L’avventura
che Scurati ha intrapreso - e che pari
non termini con questo libro - consiste
nell’indagine sul fascismo e sul suo ideatore, ripercorrendo gli anni dal 23
marzo 1919 (nascita dei Fasci di Combattimento) al 3 gennaio 1925 (inizio della
vera e propria dittatura), con l’uso della forma del romanzo.
“M. Il figlio del secolo” è un romanzo
storico non come è stato avvertito dai più sino ad ora, bensì un romanzo che si
snoda lungo avvenimenti, personaggi e dialoghi, tutti rigorosamente comprovati
e corroborati da documentazione storica, scritta e testimoniale.
Lo
stile è piacevole e scorrevole, il linguaggio asciutto e privo di retorica,
anche se ogni vocabolo trattiene a stento la passione provata dall’Autore. Non
v’è enfasi e alcun sentore epico e lo Scrittore si tiene lontano da vecchi
canoni infarciti della tralatizia retorica dicotomica fascismo-antifascismo
(pur rimanendo egli fermo sulle proprie posizioni apertamente di Sinistra), sforzandosi
di mantenere una equidistanza dai fatti che, da soli, debbono essere in grado
di interloquire con il lettore.
Il romanzo
si snoda lungo una carreggiata fatta di dovizia di particolari perché sono questi
a dare forma compiuta al mosaico della Storia: ogni particolare, anche apparentemente
ininfluente, insipido e anonimo, conforma, staglia, insaporisce, delinea e
configura i contorni e l”‘in sé” di Benito Mussolini e della sua creatura, il
fascismo. L’analisi è chirurgica. Lo studio realizzato con il microscopio. Aneddoti
ed episodi fungono da materiale organico da dissezionare con il bisturi del
metodo storiografico e penetrare con l’occhio del romanziere. A differenza di tanti
altri scritti su analogo argomento, Scurati
con l’onestà intellettuale dello studioso evidenzia più di una volta la
differenza fra la truce, prolungata e tracotante violenza compiuta dalle camice nere, e gli stermini posti in
essere nello stesso periodo nella Russia totalitaria comunista-leninista.
Seppur
il paragone possa risultare ardito – e me ne scuso - mi chiedo se, parimenti al regista Paolo
Sorrentino che con il suo lavoro cinematografico “Loro” ha cercato di sminuire
e ridicolizzare l’immagine di Silvio Berlusconi, invece ingigantendola, Antonio Scurati contra suam voluntatem non irradi quel periodo buio di una luce che
possa affascinare i giustamente molti lettori di questa bell’opera.
La
domanda che il lettore ha l’obbligo di porsi, insieme a coloro che, errando,
non leggeranno “M. Il figlio del secolo”,
è come mai anche Antonio Scurati si
sia mosso a confrontarsi con la presenza di Benito Mussolini, fondatore e Duce
del Fascismo, Presidente del Consiglio della Monarchia italiana per poi divenire
Primo Ministro e Dittatore d’Italia, amato da moltissimi sudditi di Sua Maestà
Vittorio Emanuele III di Savoia – entusiasmo brutalmente cessato dopo l’alleanza
con il nazismo hitleriano -, dalla Chiesa
di Papa Pio XI e da Capi Governo liberali stranieri come Winston Churchill?
Fabrizio Giulimondi
Nessun commento:
Posta un commento