“L'anno dei tre papi. Paolo VI, Giovanni
Paolo I, Giovanni Paolo II” di Orazio
La Rocca, prefazione di mons. Rino
Fisichella (San Paolo), disamina un
anno particolare, il 1978, che vide nell’arco di poche settimane la morte di (san)
Papa Paolo VI (6 agosto), l’elezione a Pontefice di Giovanni Paolo I (26
agosto), la sua prematura morte il 28 settembre e l’elezione del monumentale Karol
Wojtyła al Soglio Pontificio divenendo (San) Papa Giovanni Paolo II (16
ottobre).
Un
anno extra ordinem che viene raccontato
con dovizia di particolari in modo quasi pedante, ossessivamente appesantito da
moltitudini di particolari, rendendo più volte la lettura un poco faticosa,
intabarrata in una forsennata indicazione di date, nomi, cariche, incarichi,
ruoli, nascondendo la vera narrazione sulle opere dei tre Pontefici. Il libro
ha due co - protagonisti, Paolo VI e Giovanni Paolo I, e lascia solo alle ultime
pagine il Papa polacco (ventisette anni di pontificato), scelta che lascia titubanti (l'immagine di copertina può trarre in inganno).
La
lente ideologicamente orientata dell’Autore svilisce i primi due, spostando Papa
Luciani verso dimensioni politiche a lui invero assolutamente aliene, la cui
morte è solo fintamente fatta credere naturale mentre l’Autore nutre (eccome!)
dubbi (in realtà assolutamente infondati vista la fragilità fisica del “Papa
del sorriso” e le enormi preoccupazioni e gravosità degli impegni più volte da
lui stessi denunciati).
Medesimi
concetti, pensieri e idee vengono ripetuti sino a far perdere loro vigore e
depauperandoli della loro iniziale giusta importanza. I trentatré giorni di
papato di Giovanni Paolo I sono andati oltre il sorriso che gli incorniciava il
volto. L’Autore sembra scusarsi ogniqualvolta riporti un aneddoto che mostri il
lato conservatore dei due Successori di Pietro, sentendosi in dovere di
controbilanciare la ferale notizia con altre informazioni che smussino la
precedente. Anche per il notorio e ferreo anticomunismo di Wojtyla lo Scrittore
si affretta a precisare che era stato prima duro avversario del nazionalsocialismo.
Peccato!
Un’ occasione mancata in quanto l’anno 1978 è stato veramente straordinario e bisognevole
di un rigoroso e scientifico approfondimento, vista anche l’immensa caratura
dei tre “Uomini di bianco vestiti”.
Fabrizio Giulimondi
Nessun commento:
Posta un commento