È stata rieditata dalla Mondadori Oscar 451 la terza opera di Carmine Abate "Tra due mari" (2002). Chi conosce la produzione letteraria dello scrittore arbëreshë intravede in questo lavoro gli spunti artistici che saranno sviluppati ampiamente e morbidamente nei romanzi successivi, da "Il bacio del pane" a "La collina del vento", da "La felicità dell'attesa" a "La festa del ritorno" e "Le stagioni di Hora".
La
Terra, le radici, la famiglia, quella autentica, che si riunisce in grandi cucine
e gode della piccantezza di pietanze cucinate da mani antiche e della
robustezza di vino rosso forte e denso, costituiscono il canovaccio dei libri
di Abate. Le trame si alternano fra la Germania, il Trentino e la Calabria e
Roccalba, in "Tra due mari",
è "Hora" con un altro nome, luogo fisico e dell'anima, trasposizione-amarcord
di Carfizzi, paesino calabro nativo dell'Autore: ne sentite gli odori e la
calura e, ad un certo punto, l'afa vi attanaglia il respiro, che viene alleviato
soltanto quando si accinge ad odorare il sambuco e il bergamotto.
Il
Fondaco del Fico è uno spazio che può essere solo sterpaglia e serpi o un'area
dove erigere un albergo e un ristorante: tutto dipende dalla risolutezza di
Giorgio Bellusci; il Fondaco del Fico non è altro che la metafora della
testardaggine e del riscatto, nonostante la cupa ombra incombente della 'ndrangheta.
La
voce narrante è Florian, il ragazzino dietro al quale si cela Carmine Abate- Alexandre Dumas che, da
decenni, ci accarezza l'anima con una letteratura composita, delicata, nella
quale le parole profumano e i profumi tintinnano delle sonorità linguistiche
dell'italiano, del calabrese, dell' arbëreshë
e del tedesco, mentre le sonorità si mischiano a pietanze saporitose,
ad affetti intramontabili che le distanze non riescono a domare e a piante
insradicabili legate da radici robuste e
impavide a zolle innaffiate dal sangue di umanità fiere e mai vinte.
"Tra due mari", fra il sentore
salino dello Ionio e quello pungente delle alghe del Tirreno, è estetica dell'intimità
da cui ognuno di noi non può più fuggire.
È
tempo di incamminarci verso Roccalba.
Fabrizio Giulimondi
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