“La
portalettere” di Francesca Giannone (Nord), vincitore del
Premio Bancarella 2023, è un romanzo morbido ed emozionante che fa viaggiare il
lettore nella metafisica degli affetti. La famiglia, oggetto di puntuale e
premeditata aggressione da parte della odierna letteratura e cinematografia, in
“La portalettere” viene descritta in maniera articolata e amorevole. I personaggi – tutti ampiamenti raffigurati dall’interno
e dall’esterno - non vi abbandoneranno terminata la lettura, ma continueranno a
cercarvi.
L’Umanità
è rappresentata ad ampio spettro ed ogni protagonista, coprotagonista, attore
secondario o comparsa, ne compone la maestosità, fatta di ordinarietà e
straordinarietà, quotidianità ed eccezionalità. La Giannone sembra voler sussurrare che
ogni persona è un mistero a se stessa, amplificandosi il mistero ogniqualvolta una
relazione sbocci.
L’Autrice
sembra la Austen italiana che fa trasmigrare le sue creature letterarie dalle
campagne britanniche a quelle salentine.
La narrazione
è ritmata dalle sonorità che hanno punteggiato il ventennio fascista ed il
primo dopo guerra.
I
fatti storici, dalla “avventura” mussoliniana africana al crollo del Regime,
sino all’arrivo della Repubblica, sono raccontati tramite i titoli delle
pellicole dell’epoca, le canzoni del tempo e gli accadimenti sociali al pari
del matrimonio fra la Regina Elisabetta con il principe Filippo e del sopraggiungere
dell’uso del telefono.
Goethe
e Cechov accompagnano il lettore e rafforzano il legame fra Anna, la
Portalettere, la Forestiera dagli occhi del color delle foglie di ulivo,
ed il cognato Antonio. Ogni membro della famiglia traccia una storia, verga un
sentimento, marca il dualismo eterno dell’animo umano, il suo bianco come il
suo nero, ripercorrendo la ricerca della felicità e la tragica condizione di costante
insoddisfazione umana. Daniele porta con sé un segreto a lui nascosto che
cambia non solo il suo percorso esistenziale, ma anche quello di chi lo
circonda, prima fra tutti la tragico-ellenica Lorenza.
La portalettere
è una Anna Magnani letteraria che incarna il turbinio innovativo e la voglia di
rivalsa delle donne, invera una suffragetta
ligure trapiantata nella Puglia del marito, Carlo, pura energia creativa.
“La
portalettere” è un tappeto persiano ricamato con più fili, di colori smorti
e pungenti, che portano il lettore e non mollare mai la presa.
Sul
tronco del Grande Leccio poggiano la schiena Carlo e Antonio, fratelli legati da
un legno duro come la quercia. Il dopobarba mentolato e l’odore speziato del
sigaro di Carlo impregnano le pagine del libro, mentre il sentore del pesto di
Anna e Giovanna si insinua nel palato del lettore che avverte anche sapore
gustoso delle pietanze di Agata. Non esistono figure sgradevoli perché tutte vivono
di una umanità profonda e radicale.
Ed il
lutto tutto cancella e tutto innova.
Tutto
vede e tutto cela.
“Credo
di aver sentito…di essere a casa. Di poter mostrare il mio lato più fragile,
sapendo che l’altra persona lo capisce, lo accetta, se ne prende cura, e non lo
userà mai contro di te.”.
Fabrizio
Giulimondi
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