“Noi adulti riusciamo a disegnare ciò che
percepiamo con la vista, ma i bambini disegnano l’immagine delle cose che si
creano in testa”.
“Strani disegni” dello scrittore nipponico
che cela il suo volto dietro ad una maschera, Uketsu (Einaudi), è un
romanzo giallo alchemico e criptico, ove l’omicidio è la soluzione.
Disegni,
appunti e schemi supportano la narrazione. I numeri fanno da perno alle
illusioni ottiche, la realtà si invera nei disegni che raccontano l’oscurità
dell’individuo. È il disegno a rappresentare la realtà o è la realtà a
rappresentare il disegno? Cosa nascondono quei cinque disegni? Cinque disegni
come i cinque piani della palazzina?
I
numeri originano dall’esoterismo biblico.
Previsione
di futuro e sovrapposizione di disegni. La verità si pone in tutta la sua
evidenza davanti a noi o è un altro inganno ottico?
Amore
e morte si abbracciano sin dal primo vagito dell’umanità. Omicidio e sentimento
si rincorrono. Efferatezza e passione sono due porzioni di una stessa mente
lesa, angoli di una stessa anima ferita.
Brutalità
e delicatezza: il mistero della molteplice unicità dell’essere umano.
L’esistenza
umana agisce ad incastro e se le esistenze delle persone si incastrano in modo
errato portano all’abisso.
L’omicidio
come modalità relazionale. L’omicidio come primaria risposta alle criticità quotidiane.
Amore,
morte e crimine tragicamente complementari fra di loro.
Da
sempre, per sempre.
Fabrizio Giulimondi
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