sabato 20 aprile 2013

"BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE" DI GIACOMO CAMPIOTTI



 Locandina Bianca come il latte, rossa come il sangue

“Bianca come il latte, rossa come il sangue”, film assolutamente da vedere, altamente consigliato agli  adolescenti, ragazzi, fanciulli, giovani e chi più ne ha più ne metta. Tratto dal romanzo omonimo di Alessandro D’Avenia (Mondadori, 2010) e molto ben diretto da Giacomo Campiotti, parte come uno dei tanti film giovanilisti stile  “Notte prima degli esami”,  per poi trasformarsi all’improvviso  in una pellicola drammatica di alto valore morale e valoriale: riprende, modernizzandolo, il filone  cinematografico tragico - che ha visto il suo apice nei primi anni settanta – in cui la protagonista al termine muore di grave malattia.
Leo è uno dei tanti sedicenni, un po’ sfigato, già disilluso sul  proprio futuro, disinteressato della scuola, innamorato della  compagna, inavvicinabile  nella sua aurea di bellezza. Il triangolo è sempre lo stesso: lui ama la bella sconosciuta e parla sempre di lei alla propria  amica di infanzia, che in realtà stravede per  lui. Lui chiede aiuto a lei perché possa aiutarlo ad avvicinarlo all’amata, tentativo fallimentare  perché l’amica del cuore (per lui) si impegnerà – con l’inganno –ad  impedirlo. Tutto scorre liscio come l’olio, finché la bella dai capelli rossi e la pelle pallida non si ammala di una forma devastante di leucemia.
Tutto cambia: il cazzeggio finisce e il sedicenne con i suoi amici si impattano con  la Malattia, la Morte, la Sofferenza, la Paura, Dio (parola che scritta sul cellulare con il sistema di digitazione T9 è Fin e, quindi, non esiste). Morire  a sedici anni non è accettabile e non lo è a maggior ragione per uno che ama. Il sedicenne innamorato e un po’ sfigato non rientra fra quelli  descritti dalla pulviscolare moltitudine di libri e film progressisti e politicamente corretti sui “giovani d’oggi”, tutti centri sociali, impegno politico (ovviamente di un certo tipo) e scopate. Il protagonista ama davvero e non v’è una sola scena di sesso, ma solo inquadrature che mostrano una commovente  dedizione a lei (di lacrime dai Vostri occhi ne usciranno a  profusione).
Leo è terrorizzato degli aghi ma offrirà se stesso (v’è qualche cosa di più bello che offrirsi  per il proprio Zahir?) per la donazione del midollo osseo, e donerà tutto il tempo a lei e studierà seriamente,  perché così lei gli ha chiesto. Leo scoprirà molte cose  insieme ai suoi amici e, grazie alla  bella dai capelli rosso fuoco e la pelle bianca, troverà un amore tenero e pulito nella  sua  amica di infanzia, brava a scuola e legata alla famiglia.
Vedetelo, perché il regista affronta temi difficili per i quali  vi sono insolute domande e  parla in maniera non banale della malattia e cosa v’è dietro la parola FIN. Il  professore, seppur  giovane, non è  travolto dalla superficialità  del Nulla imperante e  fa  l’ educatore anche  conducendo  sul ring Leo per un incontro di boxe,  così che  possa  sfogarsi  e tirare fuori la propria  disperazione, l’angosciante buio che ha dentro,  perché la vita è come un incontro di pugilato.
In questo lavoro cinematografico non c’è l’asfissiante assenza di valori imposta dalla violenza del relativismo etico:  il dramma è vivisezionato per conto di una determinata ottica  e la visuale dell’Autore propone ai ragazzi una prospettiva, che poi è una speranza! La  morte non porterà alla disperazione ma a una riconciliazione, a un delicato bacio fra sedicenni, ad un abbraccio tra ex bulli, a una festa insieme ad  amici ritrovati al ritmo  dei brani dei Modà e  di Andrea Guerra, le cui musiche sono  perfette  colonne sonore di un’ opera che dovrebbe essere proiettata in tutte le scuole medie superiori d’Italia.
Complimenti a tutti gli attori, protagonisti, coprotagonisti e non, sino alle comparse, tutti bravissimi, da Flavio Insinna, a Luca Argentero (il professore), a Filippo Scicchitano (Leo, già interprete in Scialla),  ai volti meno noti - per ora -  ma egualmente straordinari, del nuovo cinema italiano.
ANDATECI!!!

Fabrizio Giulimondi 

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