“La guerra dei nostri nonni” di Aldo Cazzullo (Mondadori) è un saggio storico con taglio giornalistico sulla “Grande
Guerra” (la prima guerra mondiale: 28 luglio 1914-11 novembre 1918;
dichiarazione di guerra italiana il 23
maggio 1915) la cui narrazione feroce, impietosa, senza infingimenti, finanche
truculenta, invera la realtà di un conflitto che è stato un massacro a causa di
vertici militari incapaci e carogne che hanno utilizzato le loro truppe come
carne da macello, truppe mandate - mal
equipaggiate e in esecuzione di ordini scellerati e farneticanti - incontro a morte certa da una monarchia e un
governo completamente disinteressati della loro sorte, se non addirittura di
essa sprezzanti.
L’impavido,
eroico e patriottico onore e valore di giovani soldati e le centinaia di
migliaia di loro cadaveri e di loro corpi rimasti sì in vita ma irrimediabilmente
devastati, consentirono al Regno d’Italia di sedersi al tavolo dei vincitori:
una Italia vittoriosa ma completamente a brandelli, che nel suo grembo aveva
già i germi che l’avrebbero condotta al 10 giugno 1940 e alla ineluttabile
distruzione finale.
“Trincea! Abominevole carnaio di putredine e
di feci, che la terra si rifiuta di assorbire, che l’aria infuocata non riesce
a dissolvere. La pioggia continua snida dal terreno il puzzo della vecchia
orina. Il tanfo di cadavere lo ingoiamo col caffè, col pane, col brodo.”.
Fabrizio Giulimondi.
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