Il
Duce del Fascismo era persona meticolosa fino alla ossessione nel raccogliere e
conservare documenti che riguardassero lui, gli affari politici e di governo.
L’archivio
personale segreto di Benito Mussolini è diventato quasi una leggenda con toni
favolistici. In realtà in quell’archivio potrebbero esserci risposte a domande
che non vedranno mai una soluzione, perché buona parte di esso è svanito nel
nulla: distrutto? seppellito qua e là in depositi secretati dagli allora
Alleati?
Una particula del carteggio ci viene raccontata da Arrigo Petacco in “L’archivio segreto di Mussolini” (Mondadori, 1997).
Mussolini,
l’uomo, il dittatore, il fondatore del Fascismo, il Capo di Governo, l’ideatore
di una Italia non succube, colui con cui nel bene o nel male gli storici
dovranno fare i conti quando gli amori e gli odi saranno cessati, l’innamorato
come un fanciullo, il nemico-amico di Hitler, l’italiano la cui “italianità” ha
distrutto l’Italia intera.
Verbali
di intercettazioni telefoniche, resoconti riservati della famigerata polizia
politica OVRA, dossier, lettere di fuoco e d’amore, annotazioni, puntigliose
correzioni da maestro delle elementari su relazioni istituzionali e partitiche,
appunti di ogni genere, da Predappio e piazzale Loreto.
Un
saggio storico affascinante e coinvolgente che narra una porzione nascosta
della vita nazionale, le vicende personali - che non sono mai solo tali - dei gerarchi e dell’uomo che il Popolo italiano non riesce proprio a
riporre nel cassetto della Storia.
Fabrizio Giulimondi
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