“Gli anni al contrario” di Nadia Terranova (Einaudi) è un romanzo a due tempi.
Nel
primo ci si imbatte in una narrazione grigia, con uno sviluppo scontato e
prevedibile e uno stile anonimo, scarsa nell’ approfondimento dei caratteri dei
personaggi principali (Giovanni, Aurora e Mara), priva di descrizioni
ambientali, nonostante la bellezza dei luoghi (Messina e lo splendido affaccio
sulla costa reggina), gonfia di luoghi comuni incarnati nel “fascistissimo”,
padre di Aurora, senza farsi mancare neppure qualche errore tecnico in ordine
al mondo delle comunità terapeutiche.
Durante
il secondo tempo (da circa metà del libro in poi) il racconto prende vigore, lo stile
si colora, i sentimenti prendono la forma del tenero
rapporto fra Giovanni e la sua bambina Mara o dell’’amore - nascosto, appannato, talora rancoroso, ma
amore - di Aurora per il marito Giovanni.
Sullo
sfondo, a mo’ di rapide pennellate nervose, vi sono gli anni ’70, i gruppi
extraparlamentari di sinistra, la lotta armata, l’arrivo dell’eroina e della
devastazione umana e sociale che essa provoca e la mortifera conseguenza dell’Aids.
Poi gli anni ’80, il crollo del “Muro” e poi………
Fabrizio Giulimondi
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